DURST GIL (1938) + Kodak 120 Portra 400 ISO VC scaduto: Eccovi Una Splendida Settantenne

Una giornata nuvolosa è stata l’ideale per testare una pellicola Kodak 120 Portra 400 ISO VC (scaduta) su una vecchissima macchina fotografica, la Durst Gil, che ho testato per voi

A casa di un amico, anni fa, notai un cubo nero di metallo e bachelite, un soprammobile impolverato che mi fissava stancamente. Allora non capivo granché di fotografia, tantomeno avrei saputo riconoscere una macchina fotografica in quello che mi sembrava un salvadanaio. Era semplicemente uno dei ricordi del nonno.

Recentemente, con un po’ più di esperienze con varie macchine, m’è venuto in mente che quel dado spoporzionato poteva essere ancora funzionante, anche se in rete le notizie a riguardo sono poche e
superficiali. Immagini scattate con la scatoletta? Manco a parlarne…
Allora la recensione la faccio io! Mi faccio prestare il monolito e ci infilo dentro una pellicola 120 Kodak Portra 400 ISO VC scaduto (donatomi da Kingdjin)

Immaginatevi un parallelepipedo nero delle dimensioni di un cartone del latte da mezzo litro, ripieno di pietre. Ecco, state maneggiando una Gil della Durst, casa produttrice di Bressanone, che dal 1929 ha
sfornato vari modelli sia di macchine fotografiche che di accessori (vedi gli ingranditori).
E’ una box-camera, con una focale di 105 mm e che accetta pellicole 120, facendo 8 fotogrammi 6×9 controllabili dal contapose posteriore. Venne creata per la famiglia che poteva permettersi le prime gite
fuori porta, senza la necessità di grande esperienza in fotografia. Impostazioni? Minimali a dir poco: due diaframmi (f/16 e f/11), due tempi per l’otturatore (1/25’ e P, ossia Bulb). Le levette dei diaframmi e dei tempi hanno le didascalie per agevolare i profani nelle regolazioni: si passa da Soggetti chiarissimi quali neve e mare – f/16 e 1/25’ – a Interni e Ritratti – f/11 e 2-20 secondi -, per arrivare a 4 – 40 secondi suggeriti se si vuole scattare a f/16 in interni!
Messa a fuoco a stima, la ghiera parte da 1,5 – 4 metri e finisce a 4 – infinito. Non è reflex, e per inquadrare occorre guardare in uno dei due specchietti – uno sul lato per formati landscape, uno sopra per i ritratti – … non è stata impresa facile perché non ci si deve avvicinare troppo con l’occhio, basta tenerla all’altezza
dell’ombelico. La si mantiene con una maniglia di cuoio che da un tono quasi chic al tutto (ammetto che mi sembrava di andare in giro con una valigetta). La rotella laterale fa scorrere la pellicola e al secondo-terzo giro si carica l’otturatore, evitando così le doppie esposizioni.
Ho scelto una giornata uggiosa per sfruttare l’alta sensibilità della pellicola, associata ad un modesto tempo di esposizione.

Smontandola ho notato la “banalità” della meccanica, roba da far storcere il naso agli amanti delle DSLR complicatissime ed elettronicissime.
Guardare dentro una macchina così semplice mi ha toccato il cuore! Questo catorcio ha più del doppio della mia età ed è uscito indenne dalla IIa guerra mondiale (mentre alcune digitali odierne non reggono
due gocce di pioggia senza andare in tilt).

Conclusioni finali? Facile da gestire, specie in giornate luminose con pellicole adeguate; la lente sembra ok, i colori molto naturali, tenendo presente che era nuvoloso, mentre il velo giallastro lo attribuisco alla pellicola; occorre prendere la mano nell’inquadrare e capire cosa si sta fotografando (ad es. lo spazio a destra non voluto nella foto della ragazza col pc, e la palma tagliata a dx).
Voto? Mmm…8+!

Fonti:
DURST_GIL
SOSHITO.BLOGSPOT

Scritto da gigisco il 2012-06-02 in #gear #120 #review #portra #vintage #400-iso #vc #kodak #gil #retro #durst

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