Maria Antonietta in chiave pop: gli scatti di Dayana Montesano con la Petzval 85
1 2 Share TweetLa fotografia non è la mera rappresentazione della realtà, ma è anche un potente mezzo espressivo per evaderla, in quanto permette di sperimentare con diversi elementi compositivi fino a raggiungere l'immagine che avevamo in mente. Oggi presentiamo il lavoro di Dayana Montesano, giovane fotografa che ama addentrarsi in territori figurativi inesplorati, concretizzando le sue idee e alimentando la sua immaginazione.
Quale migliore candidata per testare una lente artistica? Vediamo la serie di scatti realizzati con la Petzval 85 Art Lens e conosciamola meglio in questa intervista.
Ciao Dayana! Ti va di presentarti alla nostra community e raccontarci della tua passione per la fotografia?
Ciao a tutti! Fotografo assiduamente da circa quattro anni. I miei primi progetti risalgono al 2011, quando frequentavo l’Accademia di Belle Arti di Roma e seguivo il corso di fotografia digitale, tenuto da Marcello Di Donato, che ha creduto nei miei progetti spronandomi a proseguire. All’epoca ancora non immaginavo che la fotografia avrebbe preso il sopravvento su tutto il resto, portavo avanti infatti diversi progetti legati all’arte, ma in ambiti diversi. Mi dedicavo soprattutto all’illustrazione e al disegno, ma alla fine la fotografia si è presa il suo spazio. Ho trovato in lei la soddisfazione che non hanno mai saputo darmi i fogli di carta ed i colori.
Come ti sei avvicinata a questo mondo? Hai avuto una formazione specifica o autodidatta?
Non ho mai seguito un corso legato alla tecnica fotografica, quello che so lo devo alla sperimentazione, alle ore passate nel tentativo di trascrivere in un’immagine quello che avevo in mente. Con il tempo ho sentito più che altro l’esigenza di confrontarmi con persone che avessero i miei stessi interessi e al tempo stesso di approfondire la parte legata alla progettualità. La scuola Romana Di Fotografia metteva a disposizione delle borse di studio: è grazie a queste che ho frequentato la masterclass di Ricerca Personale e quella di Nudo Artistico, tenute da Augusto Pieroni. Ancora oggi gran parte del mio lavoro si basa sulla sperimentazione e sullo studio della post-produzione, tutto ciò per avere la possibilità di esprimere attraverso la tecnica esattamente quello che ho in mente.
Di quali generi ti occupi?
Principalmente mi occupo di fotografia concettuale, ritratto, nudo artistico e fotografia di moda. A volte mi piace toccare altri generi, soprattutto durante i miei viaggi quando mi dedico alla street e al paesaggio.
Come definiresti il tuo stile fotografico?
Ibrido, contaminato, lontano dalla fotografia tradizionale, tanto che spesso faccio fatica a definirmi davvero una fotografa. Mi capita spessissimo di ricorrere al collage, alla pittura digitale e in generale ad una postproduzione così importante da diventare struttura stessa dell’immagine.
Da dove prendi ispirazione per i tuoi progetti?
Credo che ognuno di noi all’interno di sé abbia un archivio da cui attingere, nel mio ci sono le informazioni accumulate durante gli studi in ambito artistico, l’immaginario legato al mondo dei fumetti e degli anime, soprattutto giapponesi, i film che ho amato, le storie che ho scritto e che ho letto. Tutto questo nel tempo è diventato parte integrante del mio linguaggio. Un progetto solitamente è generato da un trauma, una rottura, dall’esigenza di dire qualcosa che con le parole non si potrebbe esprimere.
Il colore sembra una componente molto importante nelle tue fotografie, ed in particolare la presenza di tonalità pastello. Come mai questa scelta?
Nel tempo dalle mie fotografie a colori sono scomparse le ombre importanti, il nero soprattutto è davvero poco presente.
Come entri in sintonia con i soggetti che immortali?
Spesso tendo a fotografare chi già conosco, persone con cui mi sono trovata a mio agio e che sento vicine per un motivo o per l’altro. Il modo in cui un progetto prende vita per me è fondamentale, soprattutto per l’aspetto emotivo che mi terrà attaccata a quel lavoro, per questo ritengo essenziale che si generi una buona sinergia tra tutte le parti coinvolte. Sul set, come nella vita, mi ritrovo continuamente a scherzare, questo allenta decisamente la tensione e aiuta le persone a sentirsi a casa. Cerco poi di mettere in pratica una piccola regola, imponendomi di non chiedere alle modelle di fare ciò che io non farei, come immergersi in acqua in inverno, o fare cose rischiose per la loro salute. Quando è possibile mi piace ospitare i miei collaboratori e condividere con loro del tempo al di fuori del set per parlare dei rispettivi progetti e ambizioni.
Ci puoi raccontare della serie di scatti realizzati con la Petzval 85? Cosa hai voluto trasmettere tramite queste foto?
È un progetto che racconta il personaggio eccentrico di Maria Antonietta, in chiave moderna. Per queste foto ho subito pensato a Bibi Esposito in qualità di Stylist e ad Ilaria Muccio come modella, con cui avevo già collaborato in passato e con cui si era creata un’atmosfera davvero bella. Del trucco si è occupata Naomi Budassi. Grazie a questa splendida squadra ho potuto raccontare un personaggio così particolare e fuori dagli schemi in un’ottica nuova. La domanda che ci siamo poste è stata: come sarebbe oggi Maria Antonietta? La abbiamo immaginata più simile ad una pop star che ad una regina, poiché di questi tempi le icone di stile provengono prevalentemente dall’ambito musicale che resta comunque legato agli eccessi, così come in passato lo è stata Maria Antonietta.
Quale aspetto hai apprezzato maggiormente di questo obiettivo?
Indubbiamente il suo caratteristico bokeh ad effetto vortice, adoro il modo in cui riesce a direzionare lo sguardo verso il soggetto.
Quale fotocamera e quali aperture hai utilizzato?
Ho utilizzato la mia Canon EOS 6D e ho scattato esclusivamente a tutta apertura, a parte qualche prova iniziale.
Hai qualche progetto per il futuro?
Fotograficamente parlando ne ho molti, uno di questi proprio sulla scia di questo lavoro su Maria Antonietta: vorrei realizzare nel prossimo anno una serie di ritratti che reinterpretino personaggi noti ed idealizzati, in chiave ironica e moderna per riavvicinare “l’idolo” “all’umano”, Maria Antonietta sarà il personaggio “zero” di questo nuovo progetto. Al momento sto lavorando invece alla serie Ultracorpi, un lavoro che racconta la perdita dell’identità delle donne, attraverso la foto-manipolazione, in una corsa verso la bellezza idealizzata e perfetta in cui si perde qualsiasi caratteristica lontana dallo stereotipo. Trasformando ogni donna in una bambola voglio attaccare l’uso massiccio di quella postproduzione, che come la chirurgia plastica, trasforma le donne in un’unica entità, con le medesime caratteristiche.
Grazie a Dayana per aver condiviso con noi le sue foto e le sue riflessioni. Per vedere altri suoi lavori, visitate il suo sito Internet, la sua pagina Facebook e il suo profilo Instagram.
Scritto da lomosmarti il 2016-11-14 in #news #persone #art #portrait #pop #ritratto #art-lens #petzval #obiettivi-artistici
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