Racconto d'inverno: la fiaba di Michela Riva con la Daguerreotype Achromat

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La fotografia non è solamente un modo per documentare la realtà, ma un potente mezzo narrativo per evaderla in un intrigante gioco di misteri: arte figurativa creativa a tutti gli effetti, capace di costruire nuove situazioni e significati affascinanti.

Michela Riva, da sempre affascinata dalla pittura e dalle arti figurative, ha interpretato in un modo estremamente personale lo spirito sognante e artistico dell'obiettivo Daguerreotype Achromat, realizzando una serie di scatti che dipingono una meravigliosa fiaba.

Fotografa: Michela Riva
Modella: Martina @ Be Nice
Styling: Alessia Alessio-Vernì
Make up: Cecilia Carbonelli
Assistente: Daniele Riva
Abiti e accessori: BOOGALOO Vintage and more
Location: Val Rosandra, Trieste
Fotocamera: Nikon d7000

Ciao Michela! Raccontaci qualcosa di te e della tua passione per la fotografia.

Ciao! Mi chiamo Michela, ho 33 anni e sono una fotografa triestina.
È stato mio nonno paterno, pittore e fotografo per passione, a trasmettermi l’amore per l’arte, accompagnando i miei primi passi nel disegno fin dall'infanzia per poi regalarmi all’età di 8 anni una piccola compatta analogica. Se nel disegno ottenevo buoni risultati, con la fotografia ero un vero e proprio disastro! Bruciavo rullini in foto sfocate, sovraesposte o quasi nere, senza un soggetto preciso e apparentemente buttate a caso. Pensando di essere totalmente negata, ho accantonato la fotografia artistica per
parecchi anni, tirando fuori la mia macchinetta solo durante le gite di famiglia o per le foto ricordo.

A 20 anni, ispirata dalle bellissime immagini viste su DeviantArt (tra i tanti artisti seguiti potrei menzionare una Lara Jade agli esordi) ho deciso di dare una seconda chance alla fotografia iniziando a sperimentare paesaggi e autoritratti (non avendo altri soggetti a disposizione). Nonostante la mia prima compatta digitale mi abbia dato qualche soddisfazione, mi sentivo il più delle volte molto frustrata perché non riuscivo a ottenere i risultati desiderati. Quando nel 2011 ho avuto finalmente tra le mani la mia prima reflex, tutto è cambiato. Ho iniziato a fotografare senza sosta, ovunque andassi, passando le notti su Photoshop a post-produrre le mie immagini e condividerle su alcuni social ascoltando critiche e consigli dai più esperti.
Dopo circa un anno e mezzo sono arrivati i primi servizi su commissione e da quel momento la mia grande passione è diventata anche un lavoro. :)

Come definiresti il tuo stile fotografico e come si è evoluto nel tempo?

Da sempre appassionata di pittura, ho iniziato a catturare paesaggi naturali e urbani durante i miei viaggi trasformandoli, attraverso una complessa e laboriosa post-produzione, in immagini più simili a dipinti dai colori surreali che a fotografie. L’intento non è mai stato rappresentare la realtà tale e quale, ma raccontarla attraverso i miei occhi e le mie emozioni. Sono passata gradualmente ai ritratti, dapprima spontanei nella street photography e poi sempre più studiati nella ritrattistica fine-art fino alla fotografia di moda, diventata negli anni il mio genere principale.

Come continui a mantenere vivo il tuo spirito creativo? Da dove prendi ispirazione per i tuoi scatti?

Sono una grande sognatrice e viaggio spesso con la mente, estraniandomi dalla realtà. Può capitare ovunque: durante un viaggio in treno, ascoltando la mia musica preferita, passeggiando nella natura o in città, davanti a un quadro, durante la proiezione di un film o nel bel mezzo della lettura di un libro. Inizio a sognare ad occhi aperti e a immaginarmi una storia fotografica con la sua protagonista, l’ambientazione, l’atmosfera e tutti i dettagli. Tutti i miei progetti fotografici nascono in seguito a visioni; purtroppo non riesco a realizzare tutto quello che mi passa per la testa, ma quando accade è come se trasformassi un mio sogno in realtà ed è bellissimo!

C’è qualche fotografo che hai particolarmente a cuore?

I miei fotografi preferiti in assoluto sono: Annie Leibovitz, Tim Walker, Peter Lindberg e Paolo Roversi. Mostri sacri che non hanno bisogno di presentazioni, che stimo tantissimo e le cui opere sono riconoscibili ovunque: ogni volta che le guardo mi emoziono! Tra i fotografi emergenti - anche se già affermate professioniste - ho particolarmente a cuore Emily Soto e Lara Jade, che seguo dai rispettivi esordi e sono per me fonte di grande ispirazione e incoraggiamento.

Per chi ha appena iniziato a sperimentare con la fotografia, quale consiglio daresti per riuscire a raccontare una storia ed emozionare attraverso uno scatto?

Sul piano tecnico, il suggerimento che posso dare è di lasciarsi andare, provare mille volte, sbagliare altrettante e imparare dai propri errori, con sana autocritica, per migliorarsi costantemente. Sul piano emotivo, credo che la cosa più importante sia trasmettere quello che si ha dentro e si vuole raccontare, non ciò che si è visto nella foto di qualcun altro, perché difficilmente la copia saprà emozionare quanto l’originale e poi, copiando, cosa mai riusciremmo a raccontare di noi?

Per raccontare una storia autentica, che sappia emozionare, credo sia necessario guardare prima dentro noi stessi per proiettare una parte del nostro mondo interiore all’esterno. Non importa quanti like riceviate, fotografate per voi stessi, per esprimere ciò che di più unico avete dentro. I social network potrebbero anche sparire domani, non permettete mai che questi distruggano la vostra passione e il vostro fuoco creativo! Andate sempre avanti seguendo il vostro cuore.

Come entri in empatia con i soggetti che immortali? Quando conta per te questo fattore per il risultato finale?

Nei miei progetti l’empatia con chi ritraggo è importantissima. Fondamentale direi. In genere cerco sempre prima di conoscere la persona da ritrarre e farmi conoscere da lei, in modo che i nostri mondi entrino in contatto e si crei quella sintonia necessaria per raccontare insieme una storia fotografica.

Raccontaci di questa serie realizzata con l’obiettivo Daguerreotype Achromat.

Non avevo mai provato prima questo obiettivo, quindi sono andata a vedere su Internet qualche foto di esempio, tanto per farmi un’idea di quello che avrei potuto fare. La cosa che mi ha subito colpita, vedendo i test, sono stati gli stupendi effetti di luce dati dai piatti di apertura. Ho pensato a come avrei potuto utilizzare questo punto di forza e allora mi sono venute in mente le candele. Ho iniziato a costruire la mood board, raccogliendo man mano tutte le idee e le ispirazioni finché la storia non ha preso vita nella mia testa. Ho contattato Alessia, mia collaboratrice da diversi anni e proprietaria di un delizioso negozio di abiti vintage a Trieste, che ha accettato con entusiasmo di partecipare al progetto, occupandosi dello styling e creando così i meravigliosi outfits che vedete nelle foto. Il trucco è opera di Cecilia, straordinaria make up artist e amica di lunga data, che collabora con me fin dai primi lavori. La splendida modella Martina si è calata perfettamente nel ruolo, interpretando la protagonista della mia fiaba invernale con estrema eleganza e delicatezza.

Amo lavorare in team, in particolare con i miei più fidati collaboratori, perché siamo tutti in sintonia e ci capiamo al volo. La cosa che mi piace di più è vedere come ognuno contribuisca con il proprio talento e creatività al progetto, che a quel punto non è più solo il “mio” ma diventa il nostro progetto e questo è bellissimo.
Mio fratello Daniele si è occupato dell’assistenza sul set (portando borse pesantissime lungo i sentieri e rischiando di finire un paio di volte nel fiume :P), del video backstage e del montaggio dello stesso. È stato molto bello lavorare insieme per la prima volta nel realizzare un video (di solito io scatto e lui riprende) anche se ammetto di essere appena agli inizi con il videomaking e di aver ancora tantissima strada da fare. Però mi appassiona molto, quasi quanto la fotografia.

Cosa hai pensato quando hai visto per la prima volta quest’ottica? Il suo particolare design ha avuto qualche effetto nella realizzazione degli scatti?

Appena ho visto l’obiettivo devo dire di essere rimasta veramente affascinata dalla sua estetica. È semplicemente bellissimo. Non avevo mai visto un obiettivo così bello, lo devo ammettere! Sono un’amante del vintage e, come forse avrete visto sul mio sito, ho fatto diversi shooting ispirati a epoche passate, quindi con questa lente mi sono sentita ancora più ispirata nel realizzare una fiaba dal sapore retrò. Però, più che il design, ciò che ha influenzato i miei scatti è stato l’effetto sognante da foto di altri tempi e i meravigliosi effetti pittorici dati dai piatti d’apertura.

Con quali aperture hai scattato? Hai utilizzato i piatti di apertura a forma speciale?

Ho usato principalmente: il piatto standard f/2.9, il Lumière f/4.5 e l’Aquarelle f/6.3. Non mi sono spinta su diaframmi più chiusi a causa della scarsa luce (eravamo nel bosco nel periodo più buio dell’anno). Ho provato a scattare anche senza piatti per sperimentare un effetto morbido e onirico. Cambiavo frequentemente i piatti a secondo della luce, dello sfondo e dell’effetto che desideravo in quel preciso momento. Non avevo mai scattato con una lente di questo tipo e posso dire di essermi divertita tantissimo. È stato molto stimolante!

Quest’obiettivo fa parte della famiglia di Art Lenses di Lomography. Quali secondo te sono i benefici di utilizzare un obiettivo artistico e per quali lavori lo vedi adatto?

Consiglio questa lente soprattutto a chi ama realizzare foto sognanti e artistiche, a chi vuole sperimentare qualcosa di veramente diverso da quello che si ottiene con le lenti tradizionali e realizzare delle splendide immagini anche senza post-produzione.
In questo servizio, infatti, ho usato solamente delle regolazioni base per esaltare i colori e i contrasti, ma non ho stravolto l’immagine originale né aggiunto effetti speciali. Le ho personalizzate quel tanto che bastava per renderle mie, marchiarle con il mio stile, cercando però di restare fedele alla magia dello scatto grezzo catturato con la Daguerrotype. Una lente ideale soprattutto per i ritratti, ho voluto metterla alla prova anche nella figura intera e devo dire che sono rimasta piacevolmente sorpresa, in particolare con i piatti di apertura Lumière e Aquarelle che donano un suggestivo effetto pittorico alle foto, trasformandole in veri e proprio quadri.

Grazie mille a Michela e a tutto il suo team per aver realizzato e condiviso con noi questa belissima serie di scatti.


Per vedere gli altri lavori di Michela potete dare un’occhiata al suo sito Internet, pagina Facebook e profilo Instagram.

Scritto da lomosmarti il 2017-02-13 in #news #videos #obiettivo #attacco-nikon #daguerreotype-achromat

Daguerreotype Achromat 2.9/64 Art Lens

Daguerreotype Achromat 2.9/64 Art Lens è disponibile con attacco Canon EF, Nikon F oppure Pentax K (sia analogiche che digitali). È inoltre compatibile con molti altri modelli di fotocamera utilizzando gli adattatori!

Un Commento

  1. blusky
    blusky ·

    bravissima! queste foto dall'atmosfera un po sogante sono fantastiche

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