Lomo In-Depth: la bellezza nell'imperfezione

In un'era nella quale le fotocamere digitali permettono di sbagliare e riprovare alla costante ricerca della perfezione, la rinascita delle fotocamere analogiche tra fotografi, artisti e appassionati segna un cambiamento negli standard di bellezza nel mondo dell'arte.


L'imperfezione come standard di bellezza

Credits: jabuka, merder & atria007

Si suppone che le fotocamere analogiche siano difficili da utilizzare e costose. Piccoli difetti di impostazione o un po' di noncuranza possono rovinare le immagini. Si pensa che producano risultati non realistici se paragonate alle foto in alta risoluzione a cui l'età contemporanea ci ha abituato con la fotografia digitale.

Ma ora, quasi tutte le nozioni riguardo al concetto di perfezione sono in discussione nella società. Gli standard estetici variano in base all'epoca, e ora si spera nella celebrazione dei difetti. La fotografia non fa eccezione. Infatti, tanti nativi digitali hanno recentemente sviluppato un interesse per le attrezzature analogiche. Fast Company racconta la storia particolare di Lomography, un'anima del passato in un mondo veloce e digitale. L'immagine estetica dell'azienda e i principi cardine hanno fatto in modo che riuscisse a rimanere a galla. I suoi clienti, molti dei quali sono artisti, seguono la stessa linea di pensiero di Lomography.

Nel mondo della fotografia, oggi più che mai, sembra che ci sia più spazio per infiltrazioni di luce, casi di sovra o sottoesposizione, macchie o colori non programmati e texture granulose.

Wabi-sabi, l'estetica giapponese

Credits: sjmpretty, arurin & duality

In ogni caso, le idee di imperfezione e bellezza naturale esistono fin dai tempi antichi in estremo oriente. Il concetto giapponese di wabi-sabi, o di ‘bellezza imperfetta e transitoria’ è un principio estetico che anche il mondo artistico contemporaneo ha iniziato a seguire. Il The Victoria & Albert Museum descrive wabi-sabi come “un'estetica complessa [e] una combinazione di freschezza e tranquillità (wabi), combinata alla bellezza e serenità del tempo, nel quale un oggetto acquisisce una patina o deve essere sistemato a causa di un utilizzo prolungato (sabi).”

Questo concetto enfatizza anche la spontaneità e la naturalezza. I giapponesi lo utilizzano nelle loro arti artigianali, nella poesia e persino nella musica.

Credits: mot11, inine & gakurou

Sembra naturale applicare il concetto di wabi-sabi alla fotografia che fa uso di fotocamere analogiche. Come detto in precedenza, i rullini ora sono pensati per valori puramente estetici. Che cosa comunica un'immagine sottoesposta? In che modo è diversa da un'immagine perfettamente inquadrata? Il wabi-sabi leggerebbe tra le righe di quelle infiltrazioni di luce e cambi di colore, analizerebbe i difetti per creare una storia che faccia da cornice. L'arte e la bellezza sono sempre stati soggettivi – l'imperfezione e la naturalezza stanno lentamente prendendo il contrato del mondo tecnologico. _*Film is not dead._


Se vuoi leggere più articoli della sezione Lomo In-Depth series, leggi anche documenting milestones e The pull of shock photography.

Scritto da Ciel Hernandez il 2017-04-15 in

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