Identity, un progetto fotografico volto a prendere consapevolezza di sé

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Ciao Mara! È un piacere averti qui con noi! Potresti raccontarci qualche cosa di te?

Ciao! Piacere mio, nostro! Negli ultimi anni mi sono trovata ad utilizzare la fotografia e il video come mezzo esplorativo. I miei lavori indagano sempre di più sulla potenzialità del linguaggio fotografico attraverso i temi del ricordo e dell’identità. Come individui siamo influenzati continuamente dalle persone che incontriamo e dai luoghi che viviamo, la chiave del mio lavoro è l’osservazione dei propri processi mentali ed emotivi in continua evoluzione. I miei progetti sono il frutto di un esercizio continuo e metodico di rianalisi del fotografico che sminuisce la veridicità dell’immagine stessa valorizzandone l’unicità. In questo mio percorso ho incontrato Elena e Matilde, curatrici di T14, con le quali ho avuto modo di avviare una collaborazione professionale dal 2016.

Identity, un progetto nato dal desiderio di raccontare una realtà colma di muri, nato nella periferia di Milano. Come è partita l’idea?

Identity nasce proprio dall’idea di abbattere delle barriere: quella digitale di internet, permettendo ai ragazzi di lavorare sui sentimenti attraverso la fotografia analogica e quella fisica che separa i circuiti dell’Arte Contemporanea, da contesti talvolta relegati ai margini, solo per il loro posizionamento all’interno della mappa (psico)geografica della città. Identity è un progetto rivolto alle periferie, ma soprattutto ai giovani ragazzi che le abitano, perché possano percepire l’arte come una possibilità e come un mezzo per elaborare il proprio vissuto, prendere consapevolezza di sé ed emanciparsi.

Laboratorio svolto con il supporto tecnico di Otticinaotto, con il patrocinio del Municipio 6 e in collaborazione con Spazio Aperto Servizi, Milano Sei L'altro negli spazi di Vivi Voltri Lab.

Quale significato ha la parola IDENTITY?

Partendo dal significato, il concetto d’identità, nelle scienze sociali, è la concezione che un individuo ha di se stesso, sia a livello individuale sia all’interno di una società. Con questo progetto vorremmo valorizzare le caratteristiche che rendono l’individuo unico e che lo definiscono per ciò che è.

In che modo la fotografia riesce ad essere uno strumento efficace per emanciparsi?

La scelta della fotografia come mezzo espressivo è volta proprio a sottolineare un importante elemento di riflessione: quelli che vengono comunemente definiti “errori”, nel campo dell’immagine possono trasformarsi in pregi, diventare il valore aggiunto che conferisce unicità ed autorialità al lavoro prodotto. Riteniamo che non ci sia modo migliore per imparare ad accettarsi: un passaggio necessario, senza il quale non ci può essere emancipazione.

Autori (11-16 anni): Abdel, Amina, Anna, Ashlee, Berly, Elisa, Giorgia, Mariam, Omar, Jhoanna, Karim.

Identity è gestito da tre ragazze: quale è la vostra identità come gruppo e quale è il cambiamento che sperate di vedere tramite questo progetto?

Lavorare insieme su questo progetto è stato bellissimo per noi perché ci ha restituito un approccio molto autentico alla fotografia, che la deformazione professionale ci aveva in qualche modo portato via: Matilde ed Elena come curatrici, Mara come fotografa. L’entusiasmo dei ragazzi nel raccontare il loro quartiere, nell’ascoltare con attenzione le nostre indicazioni su come costruire un progetto in modo professionale, ci ha profondamente toccate e dato lo slancio per portare avanti il progetto.

Il 16 di novembre ci sarà una mostra di un progetto di Elena e Matilde. Potete anticiparci qualche cosa? Di che cosa si tratta?

Il progetto inaugurerà la nuova sede di T14 con una mostra curata da Elena e Matilde, che vedrà una collaborazione tra il designer italiano Pietro Russo e l’artista svizzera Maya Rochat. La mostra darà il via ad un palinsesto che ripensa lo spazio espositivo e lavora sull’unicità delle opere proposte. Attraverso il dialogo diretto tra immagine e design, arte per eccellenza creata allo scopo di essere vissuta e consumata, lo spettatore verrà invitato a vivere un’esperienza che va oltre il guardare e non toccare.

A sinistra una performance dell'artista svizzera Maya Rochat al Tate, Londra. L'immagine al centro e quella a destra rappresentano alcuni progetti del designer italiano Pietro Russo.

Quali sono i vostri progetti futuri?

Intanto possiamo dire che per il 2019, insieme a Daniela Usai, coordinatrice e referente nella ricerca e nello sviluppo, di Spazio Aperto Servizi, stiamo lavorando per far sì che Identity possa proseguire il suo itinerario e rispondere a tutti quei ragazzi che desiderano vivere questa esperienza. Matilde ed Elena come duo curatoriale proseguiranno la loro ricerca nel mondo delle arti visive, portando nella loro sede milanese tanti nomi italiani ed internazionali, io come fotografa, sto portando avanti un lavoro sull’introspezione psicologica dal titolo “Oikeiôsis – study of introspection”, che conto di presentare nel 2019.


Se desiderate sapere qualche cosa in più su IDENTITY non mancate di visitare la pagina del progetto. Per informazioni sull'apertura della galleria T14 recatevi sul sito web.

Scritto da chiaracarlucci il 2018-11-07 in

2 Commenti

  1. sirio174
    sirio174 ·

    gran bel progetto. Come insegnante mi interessa approfondirlo

  2. meisatsu
    meisatsu ·

    Ciao Sirio, puoi seguire i prossimi eventi tramite la galleria twenty14contemporary.com, anche sulla pagina di facebook verranno aggiornati gli eventi che seguiranno!!

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