La visual artist Elisa Seitzinger e la sua La Sardina DIY

La visual artist Elisa Seizinger ha uno stile decisamente unico. L'arte contemporanea la affascina molto, ma mai quanto quella medievale sacra, la pittura dei primitivi fiamminghi e italiani, le icone russe, i mosaici bizantini, i tarocchi, e l’arte visiva degli anni ’20-’30. Abbiamo chiesto ad Elisa di creare un nuovo look a La Sardina DIY e ne siamo rimasti decisamente estasiati!

Ciao Elisa! Facciamo le dovute presentazioni, raccontaci un poco di te e della tua attività. Quanto è importante fare quello che ti piace? E quanto è difficile fare l’illustratrice in Italia?

Per me l’illustrazione è più di una passione, è una predisposizione a un linguaggio. Credo che disegnare sia la maniera in cui mi esprimo meglio, in cui riesco ad essere allo stesso tempo introspettiva ed espansiva. In effetti è una necessità, l’azione per me più congeniale per dare una forma ‘concreta’ ai miei pensieri e rimanere in contatto con la mia identità. Il panorama italiano nel settore dell’illustrazione degli ultimi anni è particolarmente interessante, gli art director, sia nelle agenzie di comunicazione che in campo editoriale sono sempre più attenti alla qualità delle illustrazioni da pubblicare e a scegliere bravi professionisti con cui collaborare, le aziende e i brand stessi sono sempre più sensibili nel riconoscere e valorizzare l’autorialità della nostra categoria. La più grossa difficoltà con l’Italia è che molto spesso i budget sono ridotti. Personalmente io lavoro sia con l’Italia che con l’estero.

Come è nato il tuo stile? Nella tua bio dici di trovare ispirazione dal passato, dalla simbologia iconografica europea. Che cosa ti affascina di questo universo simbolico?

I simboli per me sono il corrispettivo ‘bidimensionale’ di un amuleto magico. Sono ricchi di fascino perché la loro essenza ancestrale perdura nel corso della storia dell’uomo e, nonostante ci possano essere dei mutamenti a seconda delle epoche, questi mantengono un nucleo di significato universale a prescindere dal contesto; per questo sono oggetti formali perfetti e sintetici, plasmabili e immutabili, a volte ambigui, ma sempre attuali o attualizzabili. A parte il lessico di simboli sconfinato che mi piace scoprire quasi ogni giorno, i miei soggetti ricorrenti sono in primis le figure umane, in particolare quelle femminili. Ho una predilezione per disegnare volti ieratici, senza o con troppi occhi. E poi animali, meglio se ibridi, fantastici o mostruosi, ma mi piace anche il mondo botanico. Se posso, evito le prospettive corrette e i mezzi di trasporto. In fondo, sono una creatura originaria delle montagne, anche se vivo in città.

A cosa ti sei ispirata mentre disegnavi su La Sardina? Sapresti dare un nome a La Sardina DIY che hai personalizzato?

Ho pensato più che altro a divertimi. Ero in vacanza e la Sardina è stato un bellissimo regalo di Natale e l’ho usato con la stessa spensieratezza di una bambina alle prese con il suo giocattolo preferito. Per il disegno ho fatto un’associazione di idee molto diretta, forse potremmo dire che l’associazione di idee della manina femminile con l’amo è una metafora di seduzione, sul retro troviamo infatti uno scheletro di sardina tra fiamme dorate… la chiamerei Amor arma ministrat.

I colori primari sono l’altra caratteristica che determina il tuo stile. I colori primari si può dire siano i “simboli del colore”, un po’ come l’alfabeto dal quale poi si sviluppa il linguaggio. Vi è forse un nesso tra le due cose secondo te? Un approccio forse minimalistico nella scelta del tuo stile?

Sinceramente sono molto più fissata con la linea che con il colore. Il colore per me è importantissimo, ma è più un accessorio, imprescindibile alla buona riuscita di un'illustrazione, ma pur sempre accessorio. Io disegno, non dipingo. L'utilizzo dei primari è nato dall'esigenza di limitarmi e allo stesso tempo di ottenere il massimo contrasto possibile usando dei colori senza tempo e giocando a tetris con loro. I tarocchi e il Bauhaus amano la stessa palette e di loro mi fido. Ultimamente però mi sto aprendo molto dal punto di vista cromatico e ho introdotto nuovi ingredienti, mi piace creare delle palette ad hoc che si sposino bene con i progetti e l'identità dei clienti.

Quanto è analogico il tuo approccio al disegno? Utilizzi ancora carta e matita?

Certamente! Io disegno praticamente tutto a mano, prima a matita e poi ripasso a china. Coloro in digitale per praticità e per rispettare le scadenze. Nel mio segno a china mi piace ricercare la pulizia e la precisione del tratto senza mai ottenerli completamente, quel grado d'imperfezione lo differenzia dal segno digitale e per me è più interessante a livello gestuale, è soprattutto il processo manuale che mi affascina. Ma non sono affatto razzista verso chi usa solo il digitale, è un mezzo come un altro e per me non esistono tecniche superiori ad altre.

Cosa ti è piaciuto particolarmente de La Sardina? Avevi già usato fotocamere analogiche?

Della Sardina mi sono piaciuti moltissimo il design, la leggerezza e gli effetti cromatici “vintage”. Sì, da piccola mi divertivo a rubare la macchina fotografica ai miei, al liceo invece scattavo con le usa e getta, poi sono arrivate le digitali, ma io ho sempre avuto dei fidanzati fissati con le macchine analogiche quindi ho usato la mitica SX-70 e per il mio 30esimo compleanno ho ricevuto una Canon A1 – 50mm con cui ho scattato moltissimo in bianco e nero fino a che mia figlia di due anni non l'ha buttata in piscina!

Cosa diresti ai giovani illustratori come te?

Grazie per la giovane! In bocca al lupo a tutti i ragazzi!


Se desideri conoscere più nel dettaglio il lavoro di Elisa, vista il suo sito web e dai un'occhiata al suo profilo Instagram per vedere tutti i suoi ultimi lavori! Che cosa te ne pare di questo nuovo look de La Sardina? Lascia un commento qua sotto e facci sapere quanto ti piace!

Scritto da chiaracarlucci il 2019-01-16 in

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