I puristi della fotografia: il 'Group f/64'

Il Portland Museum of Art ha presentato una mostra di fotografie che ripercorrono i temi e il lavoro fotografico del leggendario ‘Group f/64’, un imponente gruppo di fotografi che si proponevano di purificare la fotografia – un’idea che, per un strana ironia, non è aliena ai lomografi.

Me ne stavo seduto al mio consueto localino messicano, quando i miei occhi si sono soffermati sulla lavagna piena di avvisi. Il più delle volte, la lavagna non contiene altro che offerte di piccoli alloggi e altre cose, di nessun interesse per un liceale come me. Questa volta invece, un avviso più grosso campeggiava proprio al centro della lavagna. Il titolo era “Discussione sul concetto di Fotografia Moderna: il trionfo del Group f/64”. Mi sono scritto il titolo, per cercare di scoprire qualcosa in più a casa.

Dopo pranzo, sono rientrato a casa e mi sono fiondato su internet per cercare qualche informazione in più. Non troppo, per non togliermi la voglia di vedere la mostra o per rovinarmi la sorpresa; ma abbastanza per non trovarmi spaesato alla mostra, o arrivare là quando la mostra fosse già terminata. Ho scelto una data e ho convinto il mio lomo-amico Geltona a venire con me.

Così un sabato pomeriggio triste e piovoso, ci siamo mossi verso Portland, Maine, per visitare il Portland Museum of Art. All’entrata al museo, fummo accolti da un’ampia stanza scura, alla nostra destra, decorata con “Discussione sul concetto di Fotografia Moderna: il trionfo del Group f/64”. Siamo immediatamente entrati, con la curiosità e l’ansia di saperne di più, e fummo subito circondati da ogni tipo di fotografie. Per quanto difficile, ci prendemmo il nostro tempo, per leggere di ogni foto e non limitarci a muoverci come pazzi e guardare solo le immagini.

Nella metà degli anni Ottanta del 1800, la forma consueta di fotografia era conosciuta come “pittorialismo”. I pittorialisti creavano immagini utilizzando cose tipo il fuoco morbido, filtri particolari per i diversi effetti, lenti con rivestimenti particolari, e una pesante manipolazione dell’immagine in camera oscura. Alcuni artisti si spinsero al punto di dipingere i dettagli fini sulla piastra del negativo, per creare l’immagine che avevano in mente. Il Pittorialismo potrebbe essere un equivalente, in era moderna, di Photoshop o addirittura, oso citare qui un tale orribile abominio della fotografia, gulp Picnik. In un certo senso: l’approccio digitale del giorno d’oggi.

Esempi di foto di Pittorialisti. Foto 1 di Robert Demachy. Foto 2 di George Seeley. Fonte: Wikipedia.

Dopo alcuni decenni in cui il pittorialismo dominò in fotografia, alcuni decisero che la fotografia aveva bisogno di essere riportata alla sua vera forma. I fotografi avevano bisogno di svezzarsi dall’idea di poter affidare tutto alla post-elaborazione. La fotografia doveva tornare ad essere “vera”. La fotografia doveva tornare a nascere all’interno della fotocamera. Vi suona familiare?

Quindi, in risposta a queste necessità, nel sud della California, venne fondato il ‘Group f/64’. Il gruppo era guidato da Ansel Adams e Willard Van Dyke, e riuniva una banda di fotografi che si proponevano di realizzare questi sentimenti anti-pittorialismo. Le foto del gruppo contrastavano fortemente quelle dei pittorialisti in quanto le immagini avevano contorni nitidi e perfettamente a fuoco, con una grande profondità di campo, utilizzavano negativi e stampe di grande dimensioni, per immagini davvero di spessore, senza il ricorso alla post-elaborazione. Il gruppo crebbe, e Ansel Adams e Willard Van Dyke reclutarono altri cinque fotografi: Imogen Cunningham, John Paul Edwards, Sonya Noskowiak, Henry Swift e Edward Weston, che si unirono ufficialmente alla loro causa.

In qualche occasione, anche altri fotografi, come Preston Holder e Alma Lavenson, esposero foto con il ‘Group f/64’.

Esempi di foto scattate da membri del ‘Group f/64’. Foto 1 di Ansel Adams. Foto 2 di Imogen Cunningham. Fonte: Wikipedia.

Nella mostra di Portland, il museo esponeva foto in entrambi gli stili, pittorialista e foto del ‘Group f/64’, in sezioni diverse – ciò che ha reso più facile e gradevole distinguere le due categorie. In alcuni punti, venivano anche spiegate cose tipo, cos’è un negativo piano; come funziona l’apertura. C’era persino una piccola light box, con dei negativi e delle lenti per poter confrontare le foto a distanza ravvicinata. Per quanto le foto fossero straordinarie, penso di aver goduto della mostra più di un comune visitatore di musei.

Con più leggevo riguardo alla mostra, più ho capito che il ‘Group f/64’ condivideva alcuni degli ideali e dei temi della Lomografia. Da lomografi, facciamo di tutto per mantenere le distanze dalla manipolazione digitale che vorrebbe ottenere la perfezione e utilizziamo invece pellicola e fotocamere di plastica [NdT: ‘toy-cameras’]. Niente Photoshop, niente post-elaborazione, niente. Questi erano gli stessi temi e valori che erano cari ai membri del ‘Group f/64’.

Ciò che più mi ha colpito è l’ironia intrinseca della mostra. Tutto ciò che questa mostra mi ha insegnato, riguardo alla purificazione della fotografia, si applica egualmente bene alla fotografia moderna e a quella dei primi del Novecento. Al giorno d’oggi, nomi come Ansel Adams sono diventati lo stereotipo di “buona fotografia”. Un panorama ben inciso, con una messa a fuoco perfetta, può essere un elemento comune su una pagina di Flickr, che attrae sciami di persone che vanno in delirio per un panorama che ispira. D’altra parte, la fotografia è arrivata ad un punto in cui la maggior parte delle persone non è interessata a queste immagini ispirate, ma si limita a ricomporle nella fase di post-elaborazione, attraverso un intenso leveling in Photoshop o pesanti effetti HDR [NdT: High Dynamic Range]. Sembra che lo standard della fotografia moderna sia la tendenza allo scatto puro come quello del ‘Group f/64’ anche se poi si usa l’equivalente moderno dei modi del pittorialismo. E quindi, andando completamente contro i principi del ‘Group f/64’. L’elemento più ironico, a mio avviso, é che i lomografi tendono, ideologicamente, a procedere nella direzione del ‘Group f/64’ ma, stilisticamente, guardano ai pittorialisti. I lomografi preferiscono gli ideali del ’Group f/64’, nessuna post-elaborazione e manipolazione all’interno della fotocamera; e li applicano allo stile dei pittorialisti, utilizzando una messa a fuoco morbida e cose del genere. La messa a fuoco morbida, onirica, di una Diana F+ è un elemento perseguito sia dai lomografi che dai pittorialisti; e d’altra parte, l’uso delle pellicola, senza post-elaborazione, nell’era digitale, è una necessità dei lomografi come dei fotografi del ’Group f/64’.

Lungo tutto il percorso della mostra, c’era una domanda centrale rivolta all’osservatore. Una domanda alla quale la maggior parte della gente può aver risposto senza riflettere, pensando che poteva esserci una sola risposta. Una domanda che vi ripropongo qui.

Voi da che parte state?

Scritto da fivedayforecast il 2011-01-26 in #lifestyle #museo #geltona #imogen-cunningham #portland-museum-of-arts #group-f-64 #pittorialismo #ansel-adams

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