Incontriamo un Pioniere Petzval: Un'Intervista con Geoffrey Berliner

Geoffrey Berliner è il direttore esecutivo della Penumbra Foundation e del Center for Alternative Photography in New York City. Ha un’incredibile collezione di oltre 2000 lenti Petzval vintage e per noi è stato un onore fargli domande sul motivo per cui questo obiettivo sia così importante per lui. Continua a leggere la nostra intervista con questo vero pioniere Petzval!

Un ritratto di Geoffrey Berliner scattato con il Lomography x Zenit New Petzval Lens – © Coco Alexander

Come hai scoperto la fotografia Petzval all’inizio?

Ho comprato il mio primo obiettivo Petzval, un C.C. Harrison in un mercatino dell’usato verso la fine degli anni ‘90. In quel periodo ero insoddisfatto dalla fotografia digitale e stavo esplorando la fotografia su ampio formato. Ho trovato romantica l’idea di usare quest’ottica antiquata ed ero curioso di come si sarebbe comportata questa vecchia lente su pellicola contemporanea. Sono rimasto abbastanza sorpreso dalle sue qualità ottiche inusuali, specialmente nelle aree fuori fuoco. Le aree fuori fuoco sono conosciute con il termine giapponese “Bokeh”. Tutti gli obiettivi hanno il Bokeh, ma questo Bokeh differisce da lente a lente e varia in base al disegno ottico e a come si usa la lente, specialmente quando è molto aperta. La prima cosa che ho notato del mio Petzval è stata che il “Bokeh” era strano ed aveva un look tondeggiante. Questo mi hai spinto a investigare di più sulle qualità di questa lente. Questi primi esperimenti mi hanno spinto a investigare le caratteristiche dei Petzval e a conoscere altre ottiche fotografiche del XIX secolo e la storia della fotografia.

Circa in quel periodo un amico mi ha fatto conoscere il Center for Alternative Photography a New York City dove ho frequentato il mio primo workshop di lastre di collodio umide dove abbiamo fatto ferrotipi. Nella classe tutte le macchine avevano obiettivi Petzval, cioè stavo usando queste ottiche primitive sul mezzo per cui erano state disegnate. Sono rimasto stupefatto dai risultati e ho continuato i miei studi e l’interesse per la prima fotografia, così tanto che mi ha spinto a condividere questa passione. Non è passato molto tempo prima che cominciassi a studiare altri processi primitivi. Questa passione per questi processi mi ha spinto a condividere i miei interessi, ecco perché sono stato coinvolto nell’amministrazione del Center for Alternative Photography e ne sono diventato direttore.

Foto 1: Una piccola parte delle Lenti Petzval di Geoffrey Berliner. Foto 2: La Lomography x Zenit New Petzval Lens – © Coco Alexander

Perché ti piace così tanto la fotografia Petzval?

Di tutti gli obiettivi con cui ho scattato, sia vintage che moderni, il Petzval rimane uno dei miei preferiti. È una lente versatile e complessa disegnata per due ragioni: per abbreviare i tempi di esposizione e fornire un’immagine più nitida. Josef Petzval ebbe successo e il suo nuovo obiettivo era molto più veloce e nitido dell’obiettivo per macchine fotografiche popolare a quei tempi, il Chevalier Achromat, che era lento e si avvicinava alla nitidezza solo diminuendo le aperture. Il Petzval era veloce ed estremamente nitido, anche per gli standard moderni, ma la formula non era perfetta e le aberrazioni ottiche resero il Petzval meno che perfetto, motivo per cui fu usato solo in un certo modo nel XIX secolo. Man mano che gli ingegneri ottici eliminavano le aberrazioni e gli obiettivi moderni rendevano allo stesso modo, molti fotografi hanno cominciato a cercare obiettivi che offrissero un look diverso, facendoli tornare indietro ad obiettivi più vecchi e meno corretti. Una delle prime lenti provate è stata la Petzval perché ha aberrazioni particolari che sono ideali per la fotografia espressiva e d’arte. Poi i fotografi contemporanei che lavorano con processi fotografici del XIX secolo e alternativi vogliono usare l’equipaggiamento originale ed autentico per questi progetti, specialmente dagherrotipi e ferrotipi.

L’obiettivo Petzval è estremamente versatile e ha complessità che permettono di usarlo in diversi modi. La caratteristica più notevole dell’obiettivo Petzval è il campo curvato. Questo significa che l’immagine non è composta piatta sulla pellicola (chiamata rettilinea). Il centro è la sezione più piatta e nitida dell’obiettivo. Man mano che si estende il campo si esce dalla messa a fuoco. Questo campo curvato produce un Bokeh tondeggiante quando si scatta in certo modo contro uno sfondo variegato come alberi con raggi di luce che passano attraverso le foglie. Nel XIX secolo si sarebbe preferito il punto nitido al centro e una Petzval che poteva coprire molto di più era usata su un formato più piccolo, ad esempio una Petzval che avrebbe tranquillamente coperto un 8×10 era usata per un’intera lastra 6 ½ x 8 ½ or 5×7. La Petzval è anche una lente molto veloce (avendo un’apertura massima di f/3.8). Questa velocità offre una profondità di campo molto bassa, specialmente quando usata per ritratti da vicino. Questa bassa profondità di campo offre ciò che si chiama fall off. Questo si può vedere nei ritratti dove gli occhi sono nitidi, ma il naso e le orecchie sono fuori fuoco e sembrano morbidi. Bisogna notare che anche con il fall off e il campo curvato la Petzval è molto nitida al centro ed anche nello stretto range di profondità di campo quando usata alla massima apertura. Questa lente diventa più nitida riducendo l’apertura e aprendo il campo. Si può anche sperimentare con la Petzval invertendo la configurazione dei due elementi air spaced sul gruppo posteriore. Si possono ottenere molti effetti strani così. Un’altra applicazione è quella di usare solo il gruppo ottico frontale chiamato Achromat. Questo è un cemented pair e nel disegno è simile all’obiettivo originale Chevalier Achromat. Questo gruppo frontale quando viene usato molto aperto è molto morbido e diventa progressivamente più nitido diminuendo l’apertura. Questa lente è la base delle lenti a messa a fuoco morbida del movimento Pictorial del tardo XIX- primo XX secolo. Questo obiettivo ha influenzato lo sviluppo di lenti importanti come le Pinkham & Smith Semi-Achromat and Synthetic, usate da Alfred Stieglitz e le Spencer Port-Land, usate da Edward Weston. Come si può vedere la lente Petzval è molto versatile ed ha applicazioni che Joseph Petzval non immaginò mai, o forse lo fece?

La formula Petzval tornò in auge quando furono inventate i filmati. Alcuni dei primi obiettivi usati per questa nuova industria furono Petzval riformulati. Erano usati sia nelle cineprese che nei proiettori. Più tardi, questi cine-Petzval vennero montati sulle macchine digitali moderne, soprattutto sulle micro 4/3. Il nuovo Lomography Petzval è un’aggiunta benvenuta al leggendario design Petzval visto che copre i sensori full frame e le macchine analogiche a pellicola.

Un ritratto di Geoffrey Berliner scattato con il Lomography x Zenit New Petzval Lens – © Coco Alexander

Cosa c’è di speciale in generale nel fare foto con vecchi obiettivi fotografici?

Fotografare con obiettivi vintage è davvero gratificante. Richiede che il fotografo pensi fuori dalle norme accettate di nitidezza, contrasto e saturazione che offrono le lenti moderne. Le lenti vintage hanno imperfezioni che possono essere applicate in modi stupendi e gratificanti per coloro che vogliono prendere questo sentiero. Il Petzval è uno dei più unici ed interessanti disegni ottici mai prodotti.

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Geoffrey Berliner è il direttore esecutivo della Penumbra Foundation e del Center for Alternative Photography in New York City. La Penumbra Foundation, www.penumbrafoundation.org, è una fondazione non-profit dedicata alle arti fotografiche e all’educazione. Uno degli scopi dell’organizzazione è di mantenere viva l’importanza dei processi basati su emulsioni tipici della prima fotografia in un mondo digitale in rapido cambiamento. Il Center for Alternative Photography è l’ala educativa della fondazione.

Scritto da tomas_bates il 2013-12-06 in #news #intervista #petzval #geoffrey-berliner

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