L'ABC della pellicola in bianco e nero

Una persona potrebbe pensare che, gira e rigira, la pellicola in bianco e nero dia sempre gli stessi risultati monocromatici. Ma esiste una moltitudine di tipi di pellicola in bianco e nero che più o meno supera quella delle pellicole a colori.

In una pellicola si devono prendere in considerazione tre variabili, velocità, grana e sensibilità spettrale. Questo è vero per il colore e per il bianco e nero, anche se già da tempo la pellicola a colori si fabbrica solo sensibile alla luce visibile e non si trovano più film a colori ad infrarossi (tipo Kodak AEROCHROME IR). Abbiamo tutti in mente e abbiamo sbavato sulle foto ottenute dai nostri colleghi makny y bccbarbosa con l’Aerochrome:

Credits: makny
Credits: bccbarbosa

VELOCITÀ:
La velocità di una pellicola si riferisce a quanto è sensibile l’emulsione alla luce. Quindi, una pellicola lenta necessita più luce per rimanere ben esposta mentre con una pellicola rapida abbiamo bisogno di meno luce. La quantità di luce non deve essere per forza data dall’ambiente (sole, nuvoloso o interni), ma può anche essere modificata quando noi fissiamo il tempo di esposizione o l’apertura del diaframma. Chiariamo che non è per forza valido sempre il “pellicola veloce solo per situazioni di poca luce” poichè questa continua ad essere perfettamente valida anche con tempi di esposizioni molto corti in piena luce del giorno.

Praticamente la velocità ci viene indicata con un numero ISO, quanto più piccolo sia questo numero, tanto più lenta è la pellicola. In bianco e nero abbiamo pellicole lente come la Berger ISO15 o la Ilford Pan F e altre rapidissime come la Kodak TMax 3200 o la Ilford Delta 3200.

Una pellicola lenta come la ADOX ISO50 è l’ideale per fare doppie esposizioni poichè è difficile che si bruci nelle zone poco illuminate.
Una pellicola veloce come la Fuji Neopan 1600 è perfetto per noi per riprendere i soggetti in movimento senza che vengano mossi.

GRANA:
La grana è data dal cristallo di alogenuro d’argento che precipita dopo essere sviluppato. Questo cristallo può variare per forma e dimensioni a seconda sia dalla emulsione che dal processo di sviluppo. Quindi una stessa pellicola può produrre risultati molto diversi a seconda dei rivelatori che usiamo. Per esempio ci sono dei rivelatori specifici per ridurre la dimensione dei grani, altri che diminuiscono i bordi inferiori dei cristalli con conseguenti negativi meno contrastati , mentre alcuni rivelatori aumentano il contrasto a spese di una grana più evidente. Ma questo è qualcosa di cui potremmo parlare in un altro articolo.

Concentrandoci sull’emulsione, ne esistono di due tipi: la grana “tradizionale” e quella “di nuova generazione”. Comincerò con le pellicole di nuova generazione, queste hanno una grana di forma definita e una distribuzione più omogenea ottenendo così immagini più nitide e con grana meno evidente delle pellicole tradizionali a pari velocità. Ma sono più esigenti per quanto riguarda le condizioni di esposizioni e lo sviluppo. Qui troviamo tre emulsioni: Kodak con i suoi Tmax e cristalli a forma di T; Ilford con le Delta e cristalli a delta; e infine Fuji con la Acros con cristalli Epsilon. Il resto delle pellicole hanno grana tradizionale, di forma irregolare come lo è anche la sua distribuzione all’interno dell’emulsione, anche se sono più versatili. Tra queste abbiamo le TriX della Kodak, le Neopan di Fuji, APX di AGFA, HP5 e FP4 di Ilford etc.

La grana della pellicola può venirci in aiuta per i ritratti, poichè rende più dolci i volti. In questo caso è stato usato un Fuji neopan 1600.

SENSIBILITÀ SPETTRALE:
Di tutte le caratteristiche della pellicola in bianco e nero questa è forse la meno conosciuta. È definito dalla gamma di lunghezze d’onda alle quali è sensibile l’emulsione. In generale, tutte le pellicole fotografiche sono sensibili alle lunghezze che vanno dai raggi X, luce ultravioletta e blu (dello spettro visibile). Dobbiamo quindi proteggere le pellicole dagli scanner negli aeroporti o utilizzare filtri UV davanti ai nostri obiettivi se si vuole catturare quello che viene percepito dai nostri occhi (luce visibile).

A partire di qui, abbiamo pellicole sensibili al blu e ortocromatiche che si usano principalmente per fare copie di originali in bianco e nero (testi, microfilm, documenti, etc). Attualmente conosco solo la Rollei ORTHO con queste caratteristiche, sebbene anche la carta fotografica sarebbe da includersi tra queste emulsioni perché questo rende più facile lavorare in camera oscura con una luce di sicurezza rossa. La mancanza di sensibilità al rosso rende oggetti di questo colore più scure del previsto in modo che questa pellicola può essere utilizzata per scopi creativi.

Se parliamo di pellicola a infrarossi dobbiamo parlarne al passato poichè non viene più prodotta. Questo film era molto sensibile al rosso e all’infrarosso (non visibile), ma al blu per cui era necessario utilizzare dei filtri per bloccare questa luce. In questo modo si catturavano “le radiazioni” invisibili all’occhio umano. Dobbiamo tener presente che ciò che il film coglie è sia la luce incidente (fonte diretta di luce naturale o artificiale) ma anche la luce riflessa dagli oggetti. Così il colore di un oggetto viene determinato dallo spettro della luce riflessa e non assorbita. Sappiamo tutti che le piante assorbono la luce UV per fare la fotosintesi, ma riflettono il resto del lunghezze (verde, giallo e rosso> da lì i colori delle foglie) ma anche l’infrarosso. È per questo motivo che con una pellicola IR e filtri adeguati, le piante sembrano così “illuminate” nella fotografia di questo tipo. Ma non tutto è oro quel che luccica perché non abbiamo l’aiuto di un esposimetro per una corretta esposizione e la messa a fuoco risulta difficile (vedi il punto rosso delle lenti reflex reflex usato per correggere la messa a fuoco con il film ad infrarossi) per cui sono necessari molti tentativi ed errori.

Il resto delle pellicole di oggi sono pancromatiche e comprendono l’intero spettro della luce visibile. Se leggiamo “pan” si riferisce a questa caratteristica (Agfapan, Fuji Neopan, Ilford Pan F plus, Fomapan). Tuttavia, siamo in grado di simulare alcuni degli effetti ottenuti con altre emulsioni utilizzando filtri di contrasto, per esempio con un filtro rosso otteniamo i cieli scuri e le nuvole bianche che si ottengono con la pellicola a infrarossi.

In questo caso utilizzando un filtro giallo abbiamo ottenuto un cielo scuro e nuvole contrastate.

Alcuni si chiederanno perché non si devono includere le pellicole Efke IR tra i film a infrarossi, poichè non lo sono. Si tratta di pellicole pancromatiche con sensibilità estesa all’infrarosso nel caso dell’ Efke fino a 820nm. Quindi, non coprono l’intero spettro IR è necessario utilizzare dei filtri per bloccare il resto dello spettro visibile per ottenere risultati ’"simil infrarossi".

Beh spero di aver spiegato qualcosa di nuovo e di avervi spinto a sperimentare con il bianco e nero.

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