Piccoli passi nella fotografia in bianco e nero: la pellicola e lo sviluppo

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Dopo la piccola introduzione storica ai primi materiali per la fotografia, oggi vi parlerò di come è fatta la pellicola fotografica: il supporto fotografico per eccellenza che dopo 150 anni di storia rimane ancora il miglior supporto e metodo per catturare la luce. Ma non può esserci un supporto fotografico senza il suo mondo di prodotti chimici specificamente studiati per lo sviluppo.

Image from siverbased.org

Quando prendiamo in mano la nostra fotocamera preferita e la carichiamo con una pellicola, è una operazione semplice che non richiede nessuno sforzo o conoscenza particolare, al contrario la preparazione della pellicola stessa è complessa e laboriosa.
Ci basti pensare che la maggior parte della produzione mondiale d’argento è destinata al mercato fotografico!
La pellicola è stata inventata nel 1885 da George Eastman, inizialmente non ebbe molto successo ma con l’avvento del cinema portato dai fratelli Lumiere, venne adottata e prodotta in molti altri formati.

Produzione
La produzione dell’emulsione fotografica parte con la dissoluzione dell’argento puro in acido nitrico per poi essere combinato con un alogeno( che può essere bromuro,cloruro o ioduro) da cui prende il nome alogenuro d’argento.
I sottoprodotti di questa reazione sono dei microscopi cristalli che, in una successiva fase vengono mescolati con gelatina animale, viene utilizzata gelatina animale perchè pura è molto trasparente, piuttosto resistente ed inerte.
Una volta prodotta la “gelatina sensibile”, questa viene stesa attraverso un macchinario sul materiale di supporto.
Per quanto riguarda il materiale di supporto bisogna dire che attualmente vengono utilizzati triacetato di cellulosa e poliestere, sono materiali molto resistenti e trasparenti, mentre inizialmente veniva utilizzata celluloide, poi definitivamente abbandonata perchè molto infiammabile. A questo vi rimando ad una famosa scena di Bastardi senza Gloria , giusto per rendere l’idea :)
La produzione della pellicola non è terminata, infatti il supporto viene ricoperto di altri ulteriori strati di protezione, per ridurre i graffi ma anche l’effetto halo.
Qui una immagine per rendere l’idea:

Con il passare degli anni la ricerca in campo fotografico ha portato ad introdurre molti cambiamenti nella produzione delle emulsione, alcune delle più importanti sono stati ad esempio l’introduzione di un nuovo dipo di cristalli d’argento a forma di T (chiamati appunto T-grain, da cui derivano i nomi delle più moderne emulsioni della Kodak come la T-max) ma non sono, con l’avvento delle pellicole colore e chromogeniche, si è deciso di aggiungere all’emulsione sensibile dei particolari copulanti che oltre a rendere più sensibili le pellicole, hanno anche permesso di ridurre la quantità di argento utilizzato per la produzione delle emulsioni.

Sviluppo

A livello chimico quando l’emulsione viene colpita dalla luce, questa forma una immagine che a questo punto viene chiamata latente, una immagine invisibile che può essere portata alla luce solo dopo il processo di sviluppo trattando l’emulsione appunto con un rivelatore.
Lo scopo del rivelatore è quello di interagire a livello atomico con i cristalli di alogenuri d’argento, i grani colpiti dalla luce cedono elettroni che formano atomi d’argento; più gli atomi crescono e più arrivano alla formazione di una immagine in argento nero visibile.
Il passo successivo è quello di trattare la pellicola attraverso un bagno di arresto acido o anche solo con acqua; in questo modo l’azione del rivelatore viene interrotta.
Successivamente l’emulsione viene immersa in un bagno di fissaggio, contenente agenti per trasformare i grani di alogenuro d’argento non esposti ma ancora sensibili alla luce, in sottoprodotti solubili che vengono poi rimossi con l’ultimo lavaggio.
Nella seconda metà del bagno di fissaggio la pellicola può essere esposta alla luce perchè non più sensibile.
L’ultimo lavaggio viene fatto con un prodotto chiamato imbibente, questo serve per sciacquare la pellicola ma anche per permettere successivamente una asciugatura più rapida in quanto nel liquido sono contenuti particolari tensioattivi che permettono all’emulsione di liberare acqua più velocemente per una asciugatura più rapida.

Come è fatto un rivelatore?

Un rivelatore al suo interno può contenere uno o più agenti chimici, generalmente sono divisi in queste categorie:
-agenti di sviluppo
-preservativo, per rallentare l’ossidazione
-accelleratore, per velocizzare l’azione dello sviluppo
-agente antifog

Agenti di sviluppo

Alcuni degli agenti di sviluppo più usati sono:
Idrochinone e Metolo: questi due agenti vengono impiegati molto spesso insieme perchè sono affetti da un particolare fenomeno chimico chiamato superadditività che li rende molto più efficaci insieme che da soli; quando usati insieme nelle formule, quest’ ultime acquisiscono il suffisso MQ. Usati singolarmente producono un discreto fogging.
Fenidone: spesso utilizzato come sostituto del metolo perchè meno tossico e produce meno sensibilità e irritazioni della pelle, rispetto al metolo è molto più attivo come agente di sviluppo e viene quindi inpiegato in percentuale alla quantità di metolo da sostituire. Anche il Fenidone come l’Idrochinone e il Metolo è affetto da superadditività, quando usato insieme all’Idrochinone prende il suffisso di PQ. Soggetto all’effetto di fogging.
Acido Ascorbico: (Vitamina C)Impiegato come agente di sviluppo ma anche per la sua capacità antiossidante, viene largamente impiegato in rivelatori ecologici come nel famoso XTOL in combinazione con Fenidone o Metolo sostituisce infatti l’Idrochinone. E’ un agente di sviluppo che richiede lunghi tempi per attivarsi ma produce un ridotto fogging.
Para-aminofenolo: forse uno dei più vecchi principi attivi scoperti, è infatti impiegato per la preparazione del Rodinal ed ancora oggi è in uso. Usato come comncentrato, viene impiegato in soluzioni caustiche alkaline, ha ottime proprietà di durevolezza, veloce e produce un fogging ridottissimo. Un’altra qualità di questo composto è la sua ridotta sensibilità alle variazioni di temperatura. Nei primi anni ’30 era utilizzato come sviluppo standard in ambito fotografico-scientifico.

Preservativi

Questi chimici hanno l’importante funzione di prevenire la prematura ossidazione dello sviluppo, evitando così che l’agente di sviluppo si ossidi prima che abbia completato il processo di sviluppo.
Sodio Bisolfito: questo composto è il più utilizzato sia in formule uniche che in formule divise in 2 parti,utilizzato in moderate quantità è un ottimo antiossidante per sviluppo, mentre utilizzato in grandi quantità oltre alla capacità di evitare l’ossidazione, agisce anche come solvente per l’argente.
Data la sua capacità di solvente per argento viene spesso impiegato in formule finegranulanti.
Sodio Solfito, Potassio Metabisolfito: possono facilmente sostituire il Sodio Bisolfito.
Acido Ascorbico: oltre che agente di sviluppo viene impiegato anche come sviluppo-preservativo date le sue capacità antiossidanti.

Accelleratori

Gli accelleratori sono semplici composti che insieme a specifici agenti di sviluppo possono accellerare il processo di riduzione dell’argento, riducendo notevolmente i tempi di sviluppo. Vengono impiegati anche per il controllo del contrasto.
Esistono 3 categorie di accelleratori:
Bassa alkalinità: Borace, Sodio metaborato, Sodio Bisolfito
Media alkalinità: Sodio Carbonato, Potassio Carbonato
Caustici: Idrossido di Potassio, Idrossido di Sodio
Aumentando la quantità di accelleratori, si aumentà il ph, facilitando l’attività degli agenti di sviluppo. Come contro si ottiene un alto contrasto ed un fogging alto, per questo vengono utilizzati in combinazione con agenti antifogging.

Agente Antifog

Questi composti o elementi vengono imiegati per ridurre l’effetto di fogging dato da alcuni agenti di sviluppo molto attivi ma, viene spesso impiegato anche per assicurarsi da danni prodotti da formulazioni errate. Solitamente occorrono ridottissime quantità.
Il suo funzionamento è quello di inibire la capacità dell’agente di sviluppo di ridurre l’argento, in questo modo si evità il fogging in aree non esposte e si controlla il contrasto delle aree esposte alla luce.
Bromuro di Potassio: (KBr) l’antifog per eccellenza, utilizzato nella maggior parte delle formule.
L’utilizzo del bromuro ha dei lati negativi se utilizzato in eccessive quantità in quanto porta alla formazione di striature da bromuro(bromide drag) e inoltre può agire come riduttore di sensibilità della pellicola.
Benzotriazolo: molto più potente del Bromuro, viene impiegato in percentuali più ridotte dello stesso, inoltre viene impiegato soprattutto in rivelatori per carte e funge anche da toner blue-nero per le carte da stampa.
Ioduro di potassio: non si hanno molti dati su questo composto ma è un antifog molto più efficiente del bromuro e viene impiegato raramente ma in quantità molto ridotte e a volte anche in combinazione con il Bromuro.
Oltre a questi principali composti, viene utilizzata anche un’altra categoria di composti chiamati Tamponi ( o Buffer), il loro scopo è quello di mantenere costante il ph di un rivelatore, soprattutto quando viene diuito.

Bibliogafia:
The Darkroom Cookbook – Steve Anchell
Trattato di fotografia moderna – Michael Langford
Unblinkingeye.com

Scritto da yayoboy il 2013-08-29 in #gear #tutorials #film #tutorial #tipster #pellicola #italia #contributor #sviluppo #chimici #yayoboy-com #piccoli-passi #teoria #composti

Un Commento

  1. zorzyo
    zorzyo ·

    e bravo :)

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