Erresullaluna e Chuli Paquin: Sofisticata Decadenza Moderna

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Erresullaluna e Chuli Paquin sono una coppia creativa e nella vita, che si contraddistingue per una fotografica ricca di significati, rimandi extratestuali e elementi stilistici. Per i loro lavori utilizzano sia la fotografia digitale che analogica, alternandosi tra progetti commerciali e personali. Conosciamo meglio la storia dietro le loro foto in questa intervista.

Innanzitutto benvenuti su Lomography e complimenti per i vostri lavori. Ci potete raccontare di voi, di come si sono incrociate le vostre strade e di come è nato il vostro progetto?

Grazie mille a voi per l’accoglienza e per la community che avete costruito! Le nostre vite si sono incrociate per caso e fortuna 7 anni fa grazie a una relazione sentimentale di amici. Con il tempo la compagnia imposta ci ha permesso di conoscerci più a fondo, e nonostante fossimo molto differenti abbiamo trovato un’infinità di interessi comuni. Ora siamo una coppia sia nel lavoro che nella vita, e per entrambi è stato un processo graduale ma sconvolgente.
Il nostro progetto fotografico comune nasce nel 2012, nel momento in cui Chuli, oltre a posare per me (Roberto/Erresullaluna) che già fotografavo, inizia a partecipare anche alla progettazione e preparazione di tutti i set.

Qual è il vostro background fotografico? Che storia hanno e cosa significano i vostri nomi?

CHULI: Dalle scuole superiore ho la passione per la fotografia, che spesso è stata offuscata da altri impegni o interessi altrettanto forti. Conoscere Roberto mi ha permesso di ritornare sui miei passi e potermi dedicare anima e corpo a questa attività così stimolante. Per quanto riguarda il mio nome d’arte, non è altro che una deformazione del mio nome reale, creata da e tra amici. Quando mi sono iscritta ai social è stato normale per me chiamarmi Chuli Paquin.

ERRE: Fotografo da sempre perché ho avuto la fortuna di crescere con due genitori amanti della fotografia, che me l’hanno insegnata fin da quando ero bambino. Mi hanno passato le loro macchine e mi hanno fatto giocare con le varie tecniche fotografiche. Erresullaluna è il nome con cui pubblicavo le prime fotografie su internet e mi accompagna da allora. Nasce principalmente perché in quel periodo era bello non comparire. Spuntavano maschere sui palchi musicali, tag sui muri e chi pubblicava in rete poteva nascondersi dietro a un nickname e scindere completamente la sua vita reale da quella artistica. Il 2004 e Facebook hanno rivoluzionato tutto e ora mi rimane un nome buffo associato indelebilmente alla mia identità reale.

Come organizzate il vostro lavoro? Vi dividete i compiti o fate tutto insieme?

È una domanda difficile perché con l’evoluzione del lavoro e della conoscenza reciproca i ruoli stanno diventando sempre meno netti e sono ormai quasi interscambiabili. Quando iniziamo un nuovo progetto cerchiamo di non lasciare nulla al caso, quindi affrontiamo quasi maniacalmente tutte le fasi che lo compongono, ma senza darci compiti precisi. Spesso capita che uno dei due abbia un’intuizione che vuole approfondire, e l’altro lo aiuti nelle ricerche collaterali. Anche nella fase in cui fotografiamo siamo ormai arrivati al punto in cui anche se uno fotografa principalmente, l’altro è in grado di integrarne il lavoro, usando la medesima tecnica ma con visione e inquadrature differenti. Ovviamente per arrivare a questo sono stati necessari anni di lavoro e vita insieme, e il percorso non è sicuramente giunto al termine.

I vostri fotografi preferiti?

Ren Hang e Nobuyoshi Araki al momento sono quelli che ci mettono d’accordo. Entrando più nel personale invece, Roberto è da sempre innamorato di Gilbert Garcin, mentre io (Chuli) sono cresciuta con il bianco e nero di Anton Corbijn e i colori di David LaChapelle. I suoi ritratti ispirati all’arte classica e moderna mi hanno influenzato tantissimo.

Ci potreste parlare del vostro stile fotografico? Qual è il filo conduttore delle vostre serie e quale evoluzione avete percorso in questi anni?

Il nostro stile fotografico credo si possa definire artificiale: tutto quello che fotografiamo è studiato e diretto da noi nel minimo dettaglio. Non sapremmo individuare un unico filo conduttore. Le nostre foto rappresentano tutto quello che abbiamo avuto intorno fin da quando siamo piccoli e che ogni giorno non può che condizionarci: i simboli cattolici, le tradizione pagane, i libri nelle biblioteche e le pareti decorate che abbiamo lasciato si degradassero in ville dimenticate. Queste cose ci appartengono inevitabilmente.
Invece, da un punto di vista fotografico la risposta è sicuramente il colore, e crediamo che più andremo avanti più avrà importanza.

Ci vorreste parlare di alcuni vostri progetti che vi stanno particolarmente a cuore?

Il nostro progetto principale, che portiamo avanti da sempre e non sappiamo quando e se si concluderà, è *Modern Muses*. Nasce spontaneamente e si costruisce nel corso di anni come uno studio sulle possibilità di costruire nel presente ritratti artificiali come quelli del passato, densi di riferimenti mitologici e di un’aurea surreale. Le persone in questi ritratti non sono mai del tutto loro stesse. Questo, a ben vedere, è quello che accomuna tutti i nostri progetti personali: sono studi e ricerche che potrebbero ampliarsi o riprendere in qualsiasi momento.

A cosa si deve la scelta di raffigurare dei nudi? Come scegliete i vostri soggetti? Avete mai riscontrato delle critiche rispetto a questo?

La maggior parte delle persone che hanno posato per noi ha risposto a una call sulla nostra pagina Facebook. La fortuna di poter utilizzare nelle fotografie persone normali probabilmente ha permesso ai nostri nudi di non essere quasi mai fraintesi. Infatti, non abbiamo mai ricevuto, rispetto al nudo, critiche abbastanza serie, forti o autorevoli da lasciarci scossi. Resta una scelta su cui vale la pena riflettere sempre, anche se per noi non vuole essere una provocazione. Usiamo i corpi come fossero forme, ci servono semplicemente per dire qualcosa, come un pittore usa i quadrati e i triangoli.

Nel tempo abbiamo avuto la fortuna di fotografare persone che arrivavano da varie discipline e arti: danza, teatro, sport, sollevamento pesi, yoga acrobatico.

Per quali progetti preferite la pellicola? Quale attrezzatura utilizzate e cosa ne pensate dei risultati?

Un anno fa abbiamo avuto la fortuna di essere chiamati a lavorare per il video musicale Persi nel telefono dei Tre Allegri Ragazzi Morti. Dovevamo curare la direzione artistica, ma abbiamo portato con noi un Lomochrome Purple montato sulla Holga e uno su una Yashica fx3, sperando di avere il tempo di scattare qualche foto e confidando in un buon risultato dato che il video si girava in un bosco molto rigoglioso.

Alla fine, il colore che si è scelto per editare il video è stato proprio il rosa delle nostre fotografie. Era la prima volta che usavamo il Lomochrome e ce ne siamo innamorati.

Qualche mese fa siamo stati chiamati invece a fotografare il backstage di Festareggio, e abbiamo fatto la scelta di usare solo pellicola. È stata una scelta azzardata che ci ha dato un mare di soddisfazioni. Abbiamo scattato ritratti Instax degli artisti, e i live con rullini Lomochrome, Kodak e Fomapan montati su una Yashica fx3 e una Leica Minilux: non sapevamo cosa aspettarci e siamo rimasti piacevolmente stupiti.
Se prima usavamo la pellicola principalmente per foto personali, per ricordare momenti nostri, dopo queste esperienze abbiamo iniziato a scattare in pellicola parallelamente anche a ogni altro lavoro, e quando abbiamo raccolto un po’ di materiale ci siamo iscritti su Lomography. Perciò ora spesso accade che uno di noi scatti in digitale mentre l’altro utilizzi la pellicola, e così alle nostre fotografie “canoniche” abbiamo collezionato una serie di ritratti più “realistici”, semplici e onesti. Questo non significa che nella nostra fotografia digitale ci sia manipolazione, ma che la pellicola restituisca una realtà più cruda della persona ritratta. Qui sono veramente loro. Quando vogliamo questo risultato usiamo la pellicola. Per esempio, quando un giornale ci ha chiesto di fotografarci a vicenda e indagare il confine tra corpo maschile e corpo femminile non abbiamo avuto dubbi sullo strumento da usare.

Nei vostri lavori si scorgono numerosi riferimenti e rimandi extra testuali, simbolici e concettuali. Quali sono le principali tematiche affrontate?

Sicuramente nelle nostre fotografie c’è molto che viene dalla letteratura, dalla pittura e dalla scultura. Allo stesso tempo, entrambi abbiamo autonomamente studiato il pensiero di Freud e Jung sul simbolo, e quello di Jodorowski sul valore della messa in scena come atto metaforico. A prescindere dai contenuti delle nostre foto, forse è questo il filo conduttore che le unisce, il valore del simbolo come gesto universale, che riguarda tutti e per quanto sia antico è sempre contemporaneo. Per questo guardiamo principalmente alla mitologia, e ci ispiriamo all’arte che la racconta.

Cosa pensate di Lomography? Cosa rappresenta per voi?

ERRE: Lomography è una compagna di viaggio. Dal 1999 possiedo un LC-A e dal 2001 una Holga. Comprai il mio Lomo Fisheye nel Barrio Alto a Lisbona in uno dei primi negozi Lomography, e la mia seconda Diana più tardi a Madrid. Nel tempo mi fu regalata anche una Four Lens... ripensandoci quasi tutte le fotografie della mia vita vera e di viaggio sono state fatte con plastiche che fanno parte del mondo Lomography.

CHULI: Io conosco Lomography grazie a Roberto. Ho sempre usato la Yashica di mio padre, e solo quando ho conosciuto Roberto ho potuto sperimentare un po’ con le sue macchine ed entrare in questo mondo. Lomography è sicuramente un invito a provare, sperimentare, ma anche uno spazio dove ho incontrato e scoperto ottimi artisti e che mi ha dato belle soddisfazioni.


Grazie mille a Erre e Roberto per aver convidiso con noi le loro riflessioni e progetti. Date un'occhiata al loro sito Internet, pagina Facebook e LomoHome per non perdervi i loro lavori. Potete anche dare un'occhiata al loro gruppo Facebook se siete interessati a partecipare ai loro progetti.

Scritto da lomosmarti il 2017-04-25 in #persone #community #best-of #community-member #fotografia-analogica

7 Commenti

  1. lomosmarti
    lomosmarti ·

    @ilcontrariodime anche io <3

    e i tre allegri ragazzi morti ritornano sempre in qualche modo :)

  2. marcoyeti56
    marcoyeti56 ·

    veramente affascinante, la mia prima reflex e' stata proprio una yashica fx3, ma non l'ho saputa usare bene come fanno questi ragazzi, di nuovo complimenti

  3. lunasimoncini
    lunasimoncini ·

    wow!! foto stupende!

  4. chulipaquin
    chulipaquin ·

    @ilcontrariodime, @marcoyeti56, @lunasimoncini grazie di cuore a tutti!
    E ovviamente a @lomosmarti!

  5. giodale
    giodale ·

    foto stupende e poetiche! Mi ricordate molto lo stile di Francesca Woodman

  6. davidemoli99
    davidemoli99 ·

    Meraviglioso ed intrigante

  7. aztla
    aztla ·

    Sono a bocca aperta: foto meravigliose, mi trasmettono un mondo di emozioni!

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