L'eleganza analogica di Paolo Barretta

È sempre bello scoprire giovani ragazzi che riescono a esprimere le proprie emozioni attraverso la fotografia analogica.

Paolo Barretta è uno di questi, un giovane fotografo che si affida alla pellicola per dare un senso all'inquietudine e alla malinconia che lo contraddistinguono. Il tutto con estrema eleganza.

Ciao Paolo, benvenuto su Lomography! Ci racconti qualcosa su di te e su come ti sei avvicinato alla fotografia?

Ciao! Sono Paolo Barretta (pseudonimo artistico I am Winter) ho 23 anni, originario del sud Italia e attualmente vivo a Bologna. Sono da sempre legato in maniera ossessiva compulsiva alla musica; suono, provo a scrivere e da che ho memoria la fotografia è l'altra faccia della medaglia. Mi sono avvicinato alla fotografia poco prima dell'adolescenza. Ho studiato fotografia al liceo artistico dove ho avuto l'opportunità di avvicinarmi alla pellicola e allo sviluppo, per poi trasferirmi a Roma dove ho continuato gli studi in fotografia, post produzione e comunicazione.

A cosa è dovuta la scelta di scattare in analogico e cosa ti affascina di più di questo mezzo?

La scelta è dovuta a una ricerca stilistica personale. Scatto anche in digitale ma la pellicola è ciò che mi soddisfa di più. Quando ero molto più giovane mi sono avvicinato al mondo della pellicola e ho comprato una vecchia Yashica FX-3 super 2000 (che ormai utilizzo raramente). Volendo conoscere tutti i tecnicismi e la teoria fotografica, cominciai a passare tantissimo tempo sui libri: teoria, storia, ripresa, post produzione.
Nonostante a quei tempi fossi alle prime armi, mi accorsi da subito della differenza nel risultato finale: la palette cromatica, la grana, il dettaglio, e soprattutto la profondità. Come l'abissale diversità tra un cd e un vinile. Po al liceo ho anche potuto studiare e vivere la camera oscura.

Quale è il tuo formato e rullino preferito e come ti organizzi per lo sviluppo?

Il mio formato preferito è il 6x9 (ma anche 6x6) e subito dopo il 35mm. La polaroid però è la macchina alla quale sono più affezionato. Per i rullini mi sono sempre trovato bene con il Kodak Portra, con il quale faccio la maggior parte dei miei lavori. Trovo sia un negativo molto versatile, dai toni sobri, buon dettaglio e una buona gamma. Per lo sviluppo mi piacerebbe fare da solo, ma non ho mai avuto lo spazio necessario. Per ora mi affido a un buon laboratorio.

Dalle tue fotografie traspare molta eleganza ma anche un po' di malinconia, i colori sono spesso freddi e gli ambienti scuri. Si tratta di una scelta estetica o concettuale?

Si tratta di un'evoluzione ancora in corso. In passato mi concentravo su uno stile fotografico che seguisse le regole di un estetismo stereotipato. Dopo un lungo periodo di distanza dalla fotografia, e dopo diverse esperienze personali, sono tornato a scattare cercando di costruire immagini che mi somiglino. Cerco sempre di inserirmi; molto spesso da una prospettiva geometrica ma ancor più da un punto di vista concettuale. Il mio tema principale è l'inquietudine, la percezione del vuoto circostante. La scelta cromatica è ciò su cui mi baso, per riconoscermi in ciò che faccio e in ciò che sono.

Quali sono i tuoi soggetti preferiti? Cosa ti fa premere il pulsante dello scatto?

L'ispirazione è per me, come per tutti, il grande libro su cui leggere e sentire la luce accendersi. Non posso negare che Edward Hopper sia sempre stato una grandissima ispirazione.
Fino a poco tempo fa riuscivo a scattare solo la figura femminile. E' da poco che nei miei scatti può essercene una maschile.

I miei soggetti preferiti sono, più che le persone, i dettagli. Le sensazioni, i toni di una scena, un riconoscermi in un movimento altrui.

Per me non è mai semplice decidere di scattare. Ho bisogno di osservare, sentire, ma anche che l'estetica impersonifichi i miei pensieri. Premo il pulsante quando percepisco il tempo fermarsi per un attimo: il fumo di una sigaretta a una finestra, la piccolezza dell'uomo in mezzo alla natura, la sensazione di essere persi e lasciarsi andare.

This Empty Hemisphere è il tuo ultimo progetto fotografico. Vuoi parlarcene un po'? Come è nato?

This Empty Hemisphere è il progetto nato dopo un periodo di smarrimento e insoddisfazione, dovuto alla paura di fallire, di non essere abbastanza, di non riuscire a uscire dai miei muri interni, che spesso sono proprio io ad alzare. Ruota intorno al concetto di "perdizione e ritrovamento". Al centro ci sono quattro individui che si percepiscono accomunati da un sottile filo rosso; il filo li unisce sintonizzandoli su una frequenza radio troppo rumorosa, che cerca di farsi ascoltare con istintenza. Come quando senti il mondo troppo pesante da reggere sulle spalle al punto da estraniarti.

Ma questa volta un minimo risvolto positivo c'è: la consapevolezza di non essere soli, dopo tutto.

Lo scatto a cui sei più legato e perchè?

È un vecchio autoscatto in pellicola che mi vede in balia del vento sulla spiaggia, utilizzato anche come copertina del romanzo Giorni di spasimato amore di Romana Petri. Sono affezionato a questa fotografia perché, nonostante sia stata fatta ormai nel 201,1 continua ancora oggi a rappresentarmi completamente, come se il tempo non fosse mai passato. Questo può sicuramente essere preoccupante per me ahah

Se le tue foto potessero avere una colonna sonora quale sarebbe?

Se le mie fotografie (ma in fondo la mia vita) potessero avere una colonna sonora, sarebbe il risultato finale dell'equazione tra Olafur Arnalds, Bon Iver, Sigur Ròs, Jon Hopkins. Artisti che mi hanno aiutato, accompagnato e raccontato.

Quali sono i tuoi prossimi progetti? Cosa sogni per il tuo futuro fotografico?

Tra i miei prossimi progetti c'è un lavoro a cui ho collaborato come fotografo. Poi ho intenzione di ricavare del tempo per me e creare un progetto con istantanee wide per ripercorrere sensazioni e ricordi lontani.
Sogno un futuro in cui la fotografia possa diventare la mia principale fonte di vita. Mi piacerebbe diventare un direttore della fotografia, ma è difficile, dunque sogno semplicemente una strada in cui possa ritrovarmici e non percepire quell'assordante sensazione di non farne parte.

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Per seguire Paolo potete visitare il suo sito web, il suo profilo Instagram e flickr.

Scritto da lomogiu il 2017-05-31 in #persone #analogue-photography #kodak-portra #fotografia-analogica

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