Musica e fotografia, il crossover di Alessio Bertallot

Alessio Bertallot si presenta con il suo mantra ispirazionale:

Provided to YouTube by NAXOS of America; John Luther Adams: Become Ocean ℗ 2014 Cantaloupe Music

Ciao Alessio, è un piacere averti qui con noi. Ti andrebbe di presentarti?

Anche per me. Mi considero musicista, anche se ce ne sono moltissimi più bravi di me. Ma forse più fondamentalmente ancora, un creativo. E’ il modo che fa l’arte. Forse la definizione migliore, inconsapevolmente l’ha data il defunto Ente Per la Previdenza dei Lavoratori dello Spettacolo, che aveva , per le figure tipo la mia due categorie : Artista/ Fantasista, e Vedette/Soubrette. Io ho scelto , più sobriamente, la prima.

Casa Bertallot è un tuo progetto, ormai consolidato nel panorama radiofonico, con tantissime iniziative e nuovi progetti, come quel bellissimo programma che hai realizzato in collaborazione con Baricco su Spotify. Ci racconti meglio?

E’ un inedito crossover fra libro e playlist. Alessandro Baricco ha letto, a Casa Bertallot, uno dei suoi libri più belli: Novecento .
Ho diviso la lettura in capitoli che poi ho pubblicato su Spotify come se fossero le tracce di un disco. Le ho inserite in una playlist che include dischi che commentano il testo, da Aphex Twin a John Adams a Ivano Fossati . Fai play e ti ascolti il libro e la selezione dei dischi , come fossero fotografie illustrative della trama.
Lo trovate qui : www.PLAYnocento.it

La tua casa è più che famosa! Quali sono gli oggetti che fotograferesti per descriverla?

Il pianoforte Yamaha s6 a coda. E’ stato fonte di musica e di musicisti. Nero. Vicino al disegno sulla parete bianca che ha fatto Eron, ( uno dei massimi esponenti della street art italiana ) che raffigura Bach che fa il dj ai piatti, in un effetto di pareidolia di smog che cola da una grata. L’enorme tavolo bianco che Kristalia ha realizzato e fisicamente portato a casa quando ancora era vuota e che è diventato il centro della casa – studio – redazione.

Uno dei tuoi consigli per vivere di musica è “don’t believe the hype”, ovvero non credere a ciò che ti raccontano. Secondo te, questo concetto può essere anche applicato alla fotografia analogica?

Definirei quella analogica una cultura. Quindi un modus operandi che fa virtù della necessità di non potere accumulare troppe prove, provini, scarti, materiale semi lavorato. Questa condizione costringe ad un approccio diverso, dove non si raggiunge la qualità attraverso la quantità, ma attraverso un processo e un’accettazione della condizione limitata.

Ti abbiamo dato in mano la Lomo'Instant Automat South Beach completamente analogica. Ti sei sentito depistato?

In realtà ci ho messo un attimo a tornare bambino, quando esistevano solo questo tipo di macchine. Ritrovare quell’emozione che, mentre prendi l’inquadratura, ti fa pensare: “e se la sbaglio? Quante me ne restano di foto ?". Una condizione che è molto simile a quella del salire su un palco o in consolle, dove non ci sono way back o raffiche per colpire il bersaglio. Un’emozione, insomma che ho ritrovato con la "Lomo'Instant Automat South Beach":https://shop.lomography.com/it/cameras/instant-cameras/lomoinstant-automat-lenses-south-beach .

Com’è stato vivere lo scontro tra una realtà virtuale come la tua e una completamente opposta come la fotografia istantanea?

Ormai ci siamo abituati tanto , forse troppo, ad una realtà che definirei “ aumentata “ o per dirla in slang hip hop : pimpata . Ritornare ad una dimensione diminuita, per certi aspetti , ti costringe ad una forma mentis diversa, che se non può scorrazzare per lo spazio virtuale, allora entra in profondità.

Cosa pensi della fotografia analogica? Credi che possa un giorno diventare un tua passione?

La foto, in musica, è l’equivalente di un campionamento. Se mi invento un modo di usare le foto come in musica usiamo i campionamenti, provo anche a fare il fotografo …

I tuoi scatti sono particolari, ti andrebbe di descriverli?

L’idea è stata quella, non priva di ironia, di usare una macchina fotografica analogica, per fotografare il mondo digitale. Una sorta di vendetta. In realtà tutto arriva da una considerazione che ho fatto sul lavoro di Marco Cadioli, docente all’accademia di Belle Arti a Brera, che fu mio ospite in radio, anni fa. Fotografava panorami di Google Earth. Geniale. Motivò la nobiltà di questo tipo di fotografia citando una frase di Lev Manovich: “ Synthetic computer generated imagery is not an inferior representation of our reality, but a realistic representation of a different realityLev Manovich -The language of new media , 2001.
Cosa resterà delle forme, dei colori, dei loghi, della semantica e dei “panorami“ che l’estetica del web ci sottopone per ore ogni giorno e che cambia così rapidamente? Forse che la fotografia di questi spazi virtuali non è altrettanto inserita nel nostro processo emotivo, culturale e di memoria quanto il vivere una piazza, o la visone fuori dalla finestra della casa o dell’ufficio?E allora ho provato, con l’aiuto di Bianca, la mia assistente, a capire come rendere questa idea con i limiti della Lomo: difficile inquadrare soggetti molti piccoli come un logo su uno schermo di 15 pollici, difficile sfruttare quella luce. Eppure questi limiti hanno imposto delle regole che alla fine, ( dopo alcuni rullini sprecati … ) hanno fatto uno stile. Le foto riprodotte qui, sono un po’ scure, ma rendono l’idea: panorami ormai sedimentati nella memoria, che rivedo da un buco della serratura che me li fa a stento riconoscere.
Una cosa assolutamente inutile. Ma l’arte, per fortuna, deve essere inutile ( ammesso che sia arte, la mia ).

Pensi che la fotografia, così come la musica, possa allenare la consapevolezza e la visione del mondo per muoversi più liberamente?

Ci devo pensare…

Quanto ha inciso il suono con lo scatto? Molti utenti della nostra community trovano ispirazione durante passeggiate accompagnate dall’ascolto di un pezzo che stimoli in loro le giuste emozioni. E' stato così anche per te?

In realtà devo dirti che sono anni che sto cercando di disintossicarmi dalla dipendenza di ascoltare musica facendo qualcos’altro. Sto cercando di recuperare l’idea che la musica non è una tappezzeria sonora, ma un’arte da vivere come quando guardi un quadro o leggi un libro. Certo, ci vuole della musica interessante, per ottenere questo scopo. E’ lì il difficile. Passo più tempo a scartare musica brutta, che a “ scattare “ la foto a quella interessante.

Sei sempre stato un difensore del sistema “Radio”. La radio emoziona con le parole e la musica, la fotografia con le forme visive astratte o reali. Entrambi sono mezzi che comunicano. Credi possa esserci un futuro per questi due mezzi che servono ad educare, stimolare l’immaginario e le emozioni?

E’ sempre la profondità che si dà a queste espressioni l’elemento che fa la differenza. L’originalità, la visione dietro, il processo. Qualsiasi “arte“ comunica finchè esplora, è nutrita di idee nuove, persino di sbagli. L’ovvio è mortale.

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Grazie Alessio per essere stato qui con noi. Sintonizzati su Radio Casa Bertallot ( app IOs e Android ) e segui tutte le novità in corso su www.bertallot.com

2019-01-23 #news #persone #videos

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