Palm Mute: la fotografia del silenzio

Se lanci un sasso nell’acqua, mille anelli prendono il suo posto in una lenta danza verso l’infinito. Oltre il tonfo sordo, solo gli anelli restano a ricordare il gesto.

Progetto fotografico: Palm Mute
Fotografa: Giuditta Martinicchio
Fotocamera: Yashica Mat 124 G
Pellicole: Lomography Color Negative 100 120 & Lomography Color Negative 400 120

Questo progetto è una ricerca fotografica, e come tale scevro di suono, ovattato, lento, ma non statico e pieno di vibrazioni. Palm Mute è un progetto sulla sordità, un handicap invisibile a molti, ma non muto, sono le immagini a comunicare. Singolarmente ogni scatto racchiude un punto di domanda nelle sue trame, quasi un sussurro di riflessione.

Abbiamo intervistato Giuditta Martinicchio , scopriamo con lei questo progetto fondato sull'empatia della forza delle immagini.

Ciao Giuditta, è un piacere averti qui con noi! Ti andrebbe di presentarti alla community di Lomography?

Piacere mio, buona giornata a tutti voi. Sono una fotografa come tanti qui nella community che adora la pellicola e non perde occasione per caricare un rullo in macchina, ancor meglio se della Lomo.

Quando è iniziata la tua passione per la fotografia?

La mia passione è iniziata durante il periodo universitario. Ero iscritta al secondo anno di Accademia di Belle Arti dell’Aquila, nel pieno della scoperta di tanti linguaggi artistici, e tra i tanti corsi proposti trovo il corso di fotografia analogica. La mia prima macchinetta è stata una reflex Ricoh prestatami da mio cugino Rolando, che ringrazierò sempre. I primi rullini sono stati in bianco e nero, sviluppati in camera oscura uno dopo l’altro con la fame della curiosità e della scoperta. Dopo quel corso, non ho mai smesso di scattare.

Come definiresti il tuo stile fotografico?

Parlare di stile fotografico è sempre un’impresa.
Personalmente credo che più che stile sia meglio parlare di cosa cerca e vuole esprimere il singolo sguardo fotografico, perché si possono cambiare i mezzi d’espressione (macchinette e rullini) possono cambiare le specifiche dei progetti ( inquadrature orizzontali o verticali, sfocature o meno, contrasti o meno ) ma l’occhio resta quello dell’Autore. Trovo interessanti autori che sperimentano varianti espressive nel loro percorso; personalmente credo di poter essere dentro il bacino della fotografia artistica, non certo in quella reportagistica se pur m’interesso da sempre di temi sociali.

Parliamo del tuo progetto fotografico “Palm Mute”

Palm Mute è una nota sorda, non suonata, ma vibrata per i chitarristi.

Palm Mute nasce all’interno di un master fotografico che stavo seguendo a Roma qualche anno fa, da li mi accompagna tutt’oggi, perché si tratta di un progetto che non corre. Ha bisogno di tempo, sia per il suo supporto pellicola sia, e soprattutto, per la ricerca presente dietro ogni singola immagine prodotta. Ho scelto una macchina a pozzetto, una Yachica Mat G proprio per avere in ogni scatto il tempo di rifletterci su più di una volta e di sentire lo scatto effettivamente nella pancia. Le pellicole dal primo momento sono state le Lomography, ero decisa nella scelta del colore, la mancanza di udito non volevo che visivamente fosse caricata dalla mancanza di colore, in quanto rischiavo di dare una drammaticità che non cercavo. Nella pellicola Lomo ho trovato la componente pastello perfetta per questo progetto.

Cosa vorrei trasmettere con questo progetto? Sicuramente portare il fruitore a porsi una domanda, cosa proverebbe in mancanza del suo udito? Per farlo scelto immagini attraenti delicate che al loro interno portano sempre qualcosa di sottile che non và, questo perché la mancanza di udito è invisibile al primo sguardo, ci vuole un secondo terzo sguardo più attento per riconoscerlo.

Non è un progetto volto ad una polemica sociale o ad una narrazione di una storia singola, ma un domandarsi intimamente e poi visivamente con estrema delicatezza ed empatia, cosa potrebbe significare perdere l’udito o non avere l’udito.

Come hai scelto le location? E le composizioni? C’è uno studio dietro?

Realizzare Palm Mute è stato un lungo e approfondito studio sociale, biografico, cinematografico, in modo molto accurato per lo sviluppo del progetto così come oggi lo presento, ma tuttora posso dire che è ancora in sviluppo.
Le location e le composizioni sono in ogni singola immagine pensate prima dello scatto, nulla è lasciato al caso, capita che per trovare una singola immagine possa scattare un rullo intero, al massimo ogni rullino conteneva due buone immagini.

Perchè un progetto alla sordità?

Tutto è iniziato mentre vivevo a Pescara, in quel periodo mi interrogavo sulla comunicazione in generale e su come esistano mille possibilità di attuarla. In particolare venendo dagli studi Accademici sapevo che ogni esigenza di provare un qualsiasi metodo comunicativo artistico era mosso dalla necessità interiore di esternare al meglio il proprio contenuto. Partendo da questa coscienza, mi son posta per la prima volta il quesito: e se non avessi avuto di base tutti i canali che il corpo umano generalmente offre? Come si sarebbe comportata la mia necessità d’espressione? E se io non fossi stata in grado di poter esprimere con le parole?
Di qui, la ricerca verso un’indagine sulla sordità è stata quasi immediata. Ho iniziato a contattare il centro E.N.S. di Pescara. Ad oggi posso dire che ogni progetto ha un tempo specifico per svilupparsi, e che prima è necessario il tempo della ricerca.

Qual è lo scatto che a tuo avviso rappresenta meglio questa condizione?

Non saprei, personalmente procedo con l’intenzione di trasmettere un disagio sottile in ogni singola immagine del progetto.

Vedremo le tue foto in qualche gallery da poter ammirare dal vivo?
L’anno passato è stato esposto all’interno del festival fotografico di Valmontone, per quest’anno vedremo, nel mentre continuo a far crescere il proggetto con lo stesso entusiasmo e passione del primo giorno.

Sei una persona molto empatica. Qual è il pensiero e/o la citazione che ti guida come un mantra nel vita?

Sinceramente non ne ho una in particolare, ma direi che in questo momento questa è tra le mie preferite: Ciò che è impossibile agli uomini è possibile a Dio.

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Grazie Giuditta per aver condiviso con noi questo progetto che ha colpito tutti noi.
Per conoscerla meglio, visitate la sua pagina Instagram: Giuditta Martinicchio

2019-04-02 #news

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