Luoghi abbandonati. Una serie di scatti di Massimo Branca

Massimo è un giovano fotografo che da poco ha scelto come mezzo di espressione la fotografia analogica. Lui stesso dichiara:

" Voglio esporre ciò può sembrare mondano attraverso il mio punto di vista personale e le mie emozioni a riguardo attraverso un’immagine. "

Ecco cosa ci racconta delle sue fotografie

Credits: brencaaa

Ciao Massimo, benvenuto su Lomography! Ci racconti qualcosa su di te e su come ti sei avvicinato alla fotografia?

Sono un ragazzo di ventidue anni che vive nei dintorni di Torino, ai piedi delle alpi e che nel corso del suo percorso scolastico (a tratti abbastanza tormentato), è entrato in contatto con il mondo del cinema e della fotografia grazie ad un istituto professionale dedicato proprio alla cinematografia.
Si sa, da cosa nasce cosa e così non molto tempo dopo il mio primo contatto con quel mondo ho deciso di buttarmi a capofitto sulla produzione video e la fotografia, leggendo molto e studiando “i grandi” del settore.
Quindi sì, è tutto partito da qualche “errore” di percorso che mi ha portato a scontrarmi con questa passione, dalla quale non sono più separabile.

A cosa è dovuta la scelta di scattare in analogico e cosa ti affascina di più di questo mezzo?

Credo sia stata questione di pura curiosità, sono sempre stato attratto dai mezzi storici come i vinili e praticamente dal nulla mi sono trovato a comprare una vecchia Canon su EBay e scattare il mio primo rullino.
Con il senno del poi trovo sempre più motivazioni per scattare in analogico, se proprio dovessi sceglierne uno sarebbe “l’immortalità” del mezzo: Si cattura della luce su dell’argento, come fermare a tutti gli effetti un momento di questa vita e immagazzinarlo per sempre su un supporto materiale che durerà molto più di me.

Quale è il tuo formato e rullino preferito e come ti organizzi per lo sviluppo?

Sono partito, come la maggioranza, dal 35mm per poi lentamente avvicinarmi anche al 120, continuo quindi ad oscillare tra entrambi i formati in base alle necessità dell’occasione.
Per quanto riguarda lo sviluppo me ne occupo personalmente quando si tratta di bianco e nero, lo ritengo una parte fondamentale nella creazione di una foto; mentre per il colore mi affido ad un laboratorio storico di Torino.
Ho sviluppato anche colore a casa per un periodo ma, a differenza del processo per il b&w, non lascia spazio di interpretazione e richiede assoluta precisione, ho quindi preferito affidarmi ad un laboratorio.

Credits: brencaaa

Quali sono i tuoi soggetti preferiti? Cosa ti fa premere il pulsante dello scatto?

Quando scatto provo a raccontare una storia, cerco strutture, oggetti o anche persone sui quali sia possibile costruire un racconto. Mi immagino come un detective su una scena del crimine che tenta di “mettere assieme i pezzi”, nelle mie fotografie cerco di assemblare una trama e far nascere in chi le osserva la voglia di creare la propria su ciò che vede.

Dalle tue fotografie traspare uno stile street misto ad inquietudine. Hai scelto dei vecchi edifici, ambienti scuri. Si tratta di una scelta estetica o concettuale?

Che dire, apprezzo molto la street photography pur non essendomi cimentato parecchio in essa, ma ci sono molto vicino a livello concettuale: Voglio esporre ciò può sembrare mondano attraverso il mio punto di vista personale e con le mie emozioni a riguardo, con un’immagine.

È sicuramente una scelta principalmente concettuale, come accennato prima, cerco soggetti che possano raccontarmi qualcosa attraverso il loro aspetto e quale miglior soggetto di un vecchio edificio o degli oggetti abbandonati?
Scaturiscono subito quesiti come: “Cosa è successo?”

Io con la mia fotografia cerco di rispondere a questa domanda, ogni frame lo vedo come un pezzo di un puzzle che compone il quadro mentale che mi sono costruito.

Hai altri progetti da sviluppare che potremo vedere nel futuro?

Continuare a raccontare un po’ di me e di ciò che mi circonda; ho anche in porto un progetto più documentaristico incentrato su un soggetto e il suo “posto nel mondo” ma preferisco non sbilanciarmi troppo, in quanto è ancora solo agli inizi e probabilmente mi terrà impegnato ancora parecchio tempo.

Credits: brencaaa

Grazie mille per aver averci raccontato questa esperienza! E voi, avete mai fotografato ambienti fetiscenti? Vi ha mai affascinato poter curiosare in un luogo avvolto dal mistero e magari pensare cosa succedeva una volta li´ dentro... Scrivete qui giu´nei commenti cosa ne pensate!

Seguite Massimo nella sua LomoHome e nella sua pagina Instagram.

2019-11-11

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