Maria Antonietta tra musica e fotografia istantanea

Uno stile visionario e intriso di atmosfere colorate, una ricerca estetica continua e mai banale. Abbiamo avuto l'onore di conoscere Letizia Cesarini nota ai più come Maria Antonietta. Cantautrice, scrittrice e oggi una lomografa a tutti gli effetti con la sua Lomo'Instant Automat South Beach Edition, ci racconta cosa significa essere analogici in un mondo digitale.

Benvenuta nel magazine di Lomography! E’ un piacere averti qui con noi, Maria Antonietta. Ti andrebbe di raccontare alla community di Lomography qualcosa di te?

Il piacere è il mio! Dunque, sono una cantautrice, un'appassionata di arte medievale, di poesia e di teologia. E anche di fotografia istantanea a questo punto!

Sei tra le artiste della scena italiana musicale che ha saputo raccontare qualcosa di nuovo, di rilevante e di fotografico. Le copertine dei tuoi album così come le tue fotografie sono un incrocio tra quadri di Jan van Eyck o di Antonello da Messina e un surrealismo pop per la scelta dei colori, luminosità e posizioni immortalate. Uno stile visionario e intriso di atmosfere gotiche. Ci affascina moltissimo questa tua personalità ricca di cultura artistica, cosa ti colpisce di questo mondo?

Innanzitutto grazie per i riferimenti, adoro Van Eyck e Antonello da Messina! Mio padre dipinge icone sacre medievali e per questo la pittura fa parte della mia formazione, per osmosi diciamo così. Poi ho scelto di studiare storia dell'arte e ho continuato la mia ricerca estetica, innamorandomi dei fiamminghi, delle architetture romaniche, della luce intatta e metafisica di Piero della Francesca, della pittura tardogotica. Poi adoro gli anni Cinquanta e Sessanta, gli abiti, i colori, le linee impeccabili, il candore, ma anche la fabbrica hollywoodiana dei divi e delle dive... Metti tutto insieme, e cosa accade? Vorrei tanto riuscire a rendere giutizia a tutto ciò che mi ispira, ma visivamente, per una che è abituata a lavorare con le parole non è certo facile, è sempre una sfida per me!

Quest’estate è uscito il tuo primo libro “Sette ragazze imperdonabili" in cui racconti la storia di queste donne fonte d’ipirazione e d’esempio. Com’è nata l’idea di scriverlo? Come hai scelto queste sette donne, su cosa hai basato tutta la costruzione del libro?

Molte delle poesie esistevano già, ma all'improvviso mi sono resa conto della necessità per me, di scrivere un libro di devozione, un omaggio alle mie maestre (Emily Dickinson, Cristina Campo, Sylvia Plath, Antonia Pozzi, Giovanna d'Arco, Marina Cvetaeva, Etty Hillesum). Per questo ho pensato al modello del libro d'ore, il libro di devozione per eccellenza della tradizione medievale. Ho scritto i racconti brevi, ho confezionato una serie di collages per illustrarlo e ho inserito le poesie. Le protagoniste difendono la propria vocazione, il proprio tesoro, i propri segreti, difendono la propria complessità. Per rendere giustizia a loro sé stesse non cedono alle semplificazioni, si accollano il rischio, sempre e continuamente, di risultare radicali e antipatiche. A volte anche la ribellione è uno stereotipo, ed è stupendo percepire come anche in questa tensione a non conformarsi, in loro non ci sia nessun cliché all'opera. Nessuna retorica.

Cosa pensi della fotografia istantanea che ti ha accompagnata durante i mesi estivi? Com’è stato approcciarsi ad essa?

Confesso di avere sempre praticato fotografia istantanea, quindi non era una novità per me. L'ho sempre adorata. Per me che sono impaziente, è un modo perfetto per vedere subito realizzato ciò che ho in mente. E in più, siccome non amo fare fotografie con il cellulare e quindi non ne faccio quasi mai, nemmeno in tour, è stata la modalità perfetta per avere un po' di souvenirs di questo bel tour!

Ci piacerebbe conoscere la tua opinione sulla fotografia analogica e su come questa sia un mezzo artistico al pari dell’arte o del cinema.

Non sono un'esperta di storia della fotografia, ma di fronte a certe immagini non ci si può che inchinare; penso a Lee Miller, una delle mie preferite. Al ritratto della ragazza suicida nella Lipsia bombardata del 1945“Regina Lisso”, ma non solo. A volte è la fotografia a far esistere la realtà, non so come dire, scattare delle fotografie è come inventare delle parole, e come si sa le parole non si limitano a descrivere la realtà ma la creano. Per me la fotografia fa questo. Il mio sguardo diventa quello di Dio, e crea la realtà, una realtà che prima non esisteva.

Il mondo dell’editoria, cosi come della fotografia e della musica, ha subito e assimilato il fenomeno della digitalizzazione. L’introduzione di dispositivi portatili dedicati alla lettura, alla fotografia e alla musica, hanno fatto pensare alla morte del libro di carta cosi come quella di pellicole e musica. Il frutto di una evoluzione (inevitabile?) che ha modificato il comportamento del fruitore ( lettore, fotografo). Ci piacerebbe avere una tua riflessione in merito a questa evoluzione digitale e come riesci a far combaciare il tuo lato prettamente analogico cone quello digitale.

Confesso di essere una di quelle nostalgiche che non riesce a leggere un libro se non ha le pagine e fatica ad ascoltare un disco integralmente se non ha un vinile. Questo non vuol dire che non so sfruttare la bellezza della contemporaneità, o le sue (indiscutibili) opportunità. E' che credo che la dimensione fisica, il rapporto corporeo con i libri, i dischi, le fotografie sia fondamentale per dare loro dignità. Insomma una fotografia che esiste, che posso toccare, è bella per forza. Esiste. Insomma è difficile ignorarla. Così un disco che gira sul piatto, esiste, pesa, ha una durata ben precisa. Esiste, ed è difficile ignorarlo e anche se non ti piace lo ascolti lo stesso tutto. E' un tuo compagno, che tu lo voglia o meno, condividete lo stesso spazio e lo stesso tempo, e questa ha un significato. Penso che l'evoluzione del digitale sia stata un'evoluzione certo comprensibile, in funzione della razionalità dell'accesso, della conservazione, dell'economia dello spazio... ma la bellezza è razionale? La poesia è funzionale? Non so. Credo che torneremo sempre al disordine della materia, alla possibilità della perdita e della distruzione, all'accumulazione compulsiva e caotica.

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Grazie Maria Antonietta per questa fantastica intervista, siamo stati davvero entusiasti di scambiare quattro chiacchere con te su arte, fotografia e musica!

Nel suo sitoweb puoi travare maggiori informazioni sui suoi prossimi concerti e sul suo nuovo libro “Sette ragazze imperdonabili" e seguirla sulle sue pagine ufficiali: "Facebook":https://www.facebook.com/mariaantoniettamusica/ & "Instagram":https://www.instagram.com/mariaantoniettabambi/

2019-12-11 #persone

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