Una Roma Meravigliosa Catturata su Pellicola da Alessandro Zarotti

Armato di pellicole 35 e 120 mm, Alessandro ha girato Roma in lungo e in largo alla ricerca di nuovi punti di vista e di quegli angoli della capitale che non aveva mai esplorato prima.

© Alessandro Zarotti

Ciao Alessandro, potresti fare una breve introduzione per i lettori del nostro Online Magazine?

Ciao Lomography! Sono Alessandro, orgogliosamente parmigiano da 25 anni e faccio il rappresentate per una multinazionale.

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Parlaci del tuo background. Quando è iniziato il tuo viaggio nel mondo della fotografia?

Sono sempre stato un appassionato di arte, fotografia, design. Mio papà fa l’architetto e in casa siamo sempre cresciuti con molti libri di questo argomento. Papà ci ha sempre fatto tante fotografie e tutt’ora quando viaggia si porta sempre con sé una Nikon. Siamo Nikonisti da tempo e il mio viaggio con la fotografia inizia proprio con una di esse, tanti anni fa, penso fossi alle medie. Fu un amore istantaneo, che purtroppo durò poco: crescendo infatti, in preda forse anche alla ribellione adolescenziale che ti impone spesso di non aver alcuna passione (se no passi come nerd e non sei cool) abbandonai la macchina fotografica. Nel 2016 però, durante un viaggio, me ne portai dietro una e in quel momento risbocciò l’amore. Da quel momento le mie macchine fotografiche sono una parte integrante della mia persona: non giro mai senza!

© Alessandro Zarotti

Ci racconti di questa fantastica serie fotografica? Quando è stata scattata?

Avevo una settimana di ferie arretrare e mi sono recato a Roma dalla mia ragazza. Durante la giornata, mentre lei a casa lavorava, io uscivo armato di tutta la mia attrezzatura. Era ovviamente stato a Roma un milione di volte prima di questa, ma era la prima volta che la giravo con un unico scopo, quasi una missione: ritrarla nel modo fotograficamente più bello. Ho letteralmente girato la città in lungo ed in largo cercando di osservarne punti di vista nuovi, angoli inesplorati o semplicemente inquadrature meno “mainstream”: il risultato sono stati sei rullini, tre 35mm e tre 120mm, che mi hanno soddisfatto moltissimo e che ad oggi ritengo essere forse la serie di negativi più emozionante che ho in casa.

© Alessandro Zarotti

Quale fotocamere hai usato?

Come detto sopra scatto sia in 35mm che in 120mm, quindi avevo con me due corpi: da fedele Nikonista dalla mia spalla destra scendeva una Nikkormat ft2 del 1975, una delle migliori macchine che ho mai avuto per versatilità e semplicità di utilizzo, equipaggiata di un Nikkor 28mm e un Nikkor 50mm. Dalla mia spalla sinistra scendeva invece una Mamiya 645 1000s che montava un mini tele 80mm, una vera bomba in termini di qualità e precisione, ma anche una vera bomba in termini di peso.

© Alessandro Zarotti

Nell'ultimo anno hai documentato l'operato della Croce Rossa Italiana e di Assistenza Pubblica durante uno dei periodi più bui di questa pandemia. Quali sono state le sfide che hai incontrato nel documentare una situazione così difficile?

Ho documentato, per conto di Gazzetta di Parma, due operazioni antiCovid sia con CroceRossa che con Assistenza Pubblica. Le sfide nel fare reportage di questo tipo sono tantissime, in primis la paura del virus e la pericolosità di questa tipologia di situazioni.

Fotografare una bella città o i surfisti al mare è un conto, muoversi dentro un’ambulanza nel corso di una delle emergenze sanitarie più gravi di tutti i tempi è un altro, e anche le foto che si fanno sono influenzate da questo. Ma la sfida più grande, durante questi reportage è una: il vestiario che ti viene dato. Essendomi vestito come un’operatore sanitario, avevo addosso due strati di protezioni, guanti doppi, cuffia, plantari, scotch e soprattutto gli occhiali, che si appannano non appena metti piede in ambulanza: fotografare è impossibile dal mirino, quindi bisogna per forza utilizzare il LiveView, oppure scattare senza guardare. Per mia fortuna le foto sono uscite molto bene e sono tutte state pubblicate, ma mi sono sentito un po' in era analogica con una digitale in mano: non sapevo come sarebbero state una volta finito il reportage!

© Alessandro Zarotti

Che tipo di attrezzatura fotografica non può mancare nei tuoi reportage?

Mi piace viaggiare leggero. Porto sempre con me una 35mm e una 120mm. Essendo quest’ultima quasi sempre la più pesante, risparmio sulla prima, per cui mi porto davvero l’essenziale, quindi il corpo, un obbiettivo e tanti rullini. Quello che non può mai mancare nel mio zaino è un esposimetro manuale: quando sono di fronte ad una situazione di luce molto variabile e non mi fido totalmente della mia macchina, lo utilizzo per essere certo di aver scattato non dando nulla al caso.

© Alessandro Zarotti

Da dove trai ispirazione per i tuoi scatti?

Amo la strada e la vita di tutti i giorni più che le situazioni impostate e programmate. La mia ispirazione deriva da quello che vedo: spesso esco di casa con una macchina fotografica al collo senza neanche sapere dove andrò o come scatterò. Semplicemente, cerco di trovare il bello nelle situazioni di quotidianità che viviamo tutti i giorni e che nascondono sempre, senza rendercene conto, aspetti straordinari. Il risultato delle foto è per questo sempre un terno al lotto: non essendo un amante dei ritratti in cui le persone posano e ti sorridono o si distraggono, capita spesso che alcuni scatti siano piatti e non rappresentativi della mia visione delle cose. Però, quando centri quello giusto, l’impatto è sempre molto forte.

© Alessandro Zarotti

Chi sono i fotografi che segui?

Ci sono diversi maestri che ritengo fondamentali nella mia visione fotografica: il primo tra tutti è SteveMccurry. Il suo modo di intendere la bellezza del mondo mi lascia ogni volta senza fiato ed alcune sue fotografie sono stampate nel mio cuore più di tante altre. In lui rivedo anche il mio grande amore per la fotografia a colori, di cui lui è un grande sostenitore. Ci sono poi altri fotografi, che scattavano in bianco e nero (principalmente per una questione di periodo storico), che mi hanno sempre fatto emozionare, e tra questi ne inserisco tre: Robert Capa, Eliott Erwitt e Vivian Maier. Il primo perché è la quintessenza del fotografo: astuto, geniale, eroico, i suoi provini a contatto della Seconda guerra mondiale sono un testamento che ha lasciato ai libri di storia. Di Erwitt mi piace invece il modo giocoso di intendere la vita di tutti i giorni: i sui scatti sui cani, sulle scarpe o sulle situazioni di leggerezza di tutti i giorni sono davvero straordinarie e ho sempre preso spunto dal suo girare e fotografare quello che coglieva il suo interesse. In ultimo Vivian Maier, di cui mi affascina molto la vita oltre che l’opera fotografica, è semplicemente l’elemento che, a mio modo di vedere, ha inventato la street photography come la intendiamo noi oggi: autoritratti allo specchio, controluci, ombre, ritratti di persone intente a lavorare o studiare, situazioni di vita cittadina fuori dall’ordinario. Se si vede una sua foto, si riconosce immediatamente che è lei.

© Alessandro Zarotti

Hai qualche progetto o collaborazione interessante in programma?

Tra qualche settimana sarò a Venezia per un bel weekend all’insegna della pellicola: vediamo se ne viene fuori qualcosa di bello, anche se la base di partenza è già ottima!


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Scritto da melissaperitore il 2021-05-07 in #persone #luoghi #rome #roma

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