L'Analogico alla Base del Processo Creativo di Praino, Nuovo Volto dell’Indie Italiano

In questa intervista Praino, nuovo volto dell’indie italiano, ci svela come l'immaginario grafico e visuale abbia completato la narrazione e il percorso musicale dietro il suo nuovo Ep.

© Marianna Fornaro - Fotocamera La Sardina e rullino Redscale XR 50-200.

In uscita il prossimo 4 giugno, il primo Ep “Mostri, Civette” è stato già anticipato dal brano e video “Vorrei essere una foresta”, seguito ora dal nuovo singolo che l’artista presenta con queste parole:

“Morderti“ è uno sfogo, un amplesso, la passione che si frena in un periodo nel quale non è possibile neanche fare l’amore. “Morderti“ è allo stesso tempo sferzata di vento e uno schiaffo in faccia: irriverenza, scordata e fuori tempo, suono nudo e crudo che manca live da troppo, “Morderti” è libertà di amare e stare con chi vogliamo, è abbattimento di cliché e pregiudizi. Volevo provare a portare in musica la sensazione di un amplesso, quasi per gioco, credo di esserci riuscito.

Francesco Praino, cantautore polistrumentista - suona batteria, chitarra e basso - è un artista appassionato che scrive e suona per esigenza, incide e registra in cantina, senza mai trascurare l’uso di una scrittura fine e diretta. Nei suoi brani nessun suono viene mai lasciato al caso. Conosciamolo meglio attraverso questa intervista.

Benvenuto Praino! Ci racconti come nasce il tuo amore per la musica e quando hai capito di voler intraprendere la carriera da artista? 

Sono nato e cresciuto in una famiglia dove l’arte si faceva sentire molto, mia madre danzava, dipingeva, mio padre aveva messo su una piccola radio locale con degli amici e sono cresciuto con le storie di lui che andava a prendere i vinili appena usciti, a Napoli, a centinaia di km per poterli passare. Ho inoltre una sorella che danza. Insomma sono felice di aver potuto respirare arte fin da piccolo.

Quali sono i dischi che ti hanno formato a livello musicale?

Ho masticato tanti dischi, ma come tutti, nel cuore ne ho una manciata sicuramente: uno dei primi dischi che consumai fu quello degli Alice in Chains che prendeva il nome proprio dalla band, del 1995, e anche “Facelift” del 1990. Mi innamorai subito di “Ko de mondo” dei C.S.I., capolavoro del 1994, e di “Linea Gotica” del ’96, fino a quando non mi persi nei meandri di “Epica Etica Etnica Phatos “, ultimo lavoro dei CCCP, nel ’90, quelle linee di basso così belle di Maroccolo e le chitarre disturbate di Giorgio Canali sembravano parlarmi. Ho amato i Cure e conservo quasi tutta la discografia, I Soundgarden, potrei dilungarmi all’infinito, ho ascoltato molto cantautorato italiano e francese, in particolare Endrigo, Tenco, Dalla, ma anche Aznavour, che amo particolarmente.

Il 4 giugno uscirà il tuo primo EP: ci dai un'anticipazione?  

Ho voluto dividere in due Ep il disco perché indubbiamente si trovano due anime ben distinte al suo interno. Il primo si chiamerà “Mostri, Civette” ed è ruvido, molto tagliente e diretto nei testi e nella composizione, il secondo prenderà il nome de “rocamboleschi finali”, che andrà a completare il lavoro in toto, caratterizzato da una dimensione onirica, delicata, da cantautorato alternativo. In un momento nel quale siamo diventati fruitori di musica usa e getta, ho pensato che dopo due anni di lavori, questo progetto dovesse essere guidato all’ascolto in un mare di musica consumista.

Quanto in questo ultimo anno quasi inverosimile la musica ti ha aiutato?  

Credo che in un anno come questo la musica abbia salvato un po’ tutti. E, paradosso enorme, quasi tutti non hanno salvato la musica. È stata durissima dover stare fermi, ma pare ne stiamo uscendo e di questo sono felicissimo. Personalmente mi ha salvato da un periodo che sarebbe stato a dir poco catastrofico, ma il pensiero andava sempre a tutti i lavoratori del settore, messi in ginocchio dalla pandemia, oltre che dallo Stato, spero che questo periodo sia servito da lezione a chi dovrà darci delle risposte, siamo dei lavoratori come tutti gli altri.

Nella musica, come nella fotografia, c'è un ritorno all'analogico: negli ultimi anni molti dj hanno ripreso a suonare con vinili e fotografi hanno ripreso a scattare su pellicola. Tu sei "figlio dell'era digitale", ma come ti rapporti con l'analogico?

La riscoperta dell’analogico per me è iniziata già in studio di registrazione, per il disco volevo assolutamente registrare “alla vecchia” il più possibile, è li che ho cominciato ad approcciarmi alla fotografia analogica, grazie soprattutto a Marianna Fornaro, fotografa e mia compagna di vita, che mi ha stimolato ad andare oltre la musica, a documentarne i processi creativi, restando in linea con la scelta di produzione musicale. Così mi ha consigliato di approfondire i rullini Lomography con i quali lei lavorava già da tempo. Buffo e inaspettato è stato quello che ne è uscito fuori, ovvero una narrazione grafica del disco, con me che ero sempre più interessato a sapere come scattare meglio.

Di colpo mi sono ritrovato in giro per Bologna con una La Sardina in mano e con due Simple Use Ricaricabili in tasca. Dopo mezz’ora già avevo zero scatti a disposizione! E' stato talmente bello che abbiamo deciso di confezionare il lavoro grafico con questi scatti.

Solo successivamente, preso dalla voglia di scattare, ho ritrovato dei vecchi rullini ancora “sviluppabili” in alcune macchine analogiche a casa in Calabria, sviluppandoli sono arrivati degli scatti molto interessanti e per di più ricordi che pensavo fossero andati persi. Alla fine si è scoperto che chi scattava ero proprio io da bambino, forse era destino che dovessi riconnettermi con quella parte artistica che mi piaceva così tanto da piccolo. Non smetterò mai di ringraziare Marianna per avermi stimolato e incoraggiato.

Fotocamera La Sardina e LomoChrome Metropolis

Come mai la scelta di fotocamere e pellicole Lomography per realizzare le copertine dei tuoi singoli?

Ci siamo approcciati ai rullini e alle macchine Lomography per caso, ma il risultato è stato sorprendente, tale da convincerci a scegliere alcune delle foto scattate durante la quotidianità piatta dell’ultimo anno, come copertine di due singoli. Una è quella di “Morderti” che vedete qui e un’altra per la quale abbiamo usato la lomo La Sardina di Lomography con rullino Lomography Redscale XR è del singolo “Bruci il mondo” che uscirà il 4 giugno insieme all’Ep.

Hai di recente documentato su pellicola le strade di Bologna: come mai la scelta di fotocamere Lomography?

Ok qui faccio rispondere Marianna, sicuramente più calzante!

Non le abbiamo cercate sono venute da sè. Praino, che sa fotografare esattamente come io so suonare la batteria, si è gasato a tal punto da acquistare delle Simple Use della Lomography, che gli avevo consigliato conoscendo quelli che erano i suoi gusti musicali ed estetici, sia a colori che B&N per scattare tra i vicoli di Bologna, la rossa (ma nell’ultimo periodo anche l’arancione e la gialla), e ne ha fatto un archivio personale.

Ci regali un messaggio positivo per tutti coloro che lavorano nell'ambito artistico e che in questo momento si trovano in grande difficoltà?

Voglio condividere con tutti loro un pensiero semplice, credo che tutto il mondo abbia ben compreso quanto ci sia costato fermarci, quanto sia stato difficile vivere senza arte ed eventi dal vivo, ma ora è arrivato il momento di chiedere a gran voce delle tutele vere, spero arrivino. Per il resto, so per certo che ci ritroveremo tutti sopra e sotto un palco, con i tecnici, con tutti, e sarà bellissimo, anche più di prima.


Segui Praino sul suo profilo Instagram foto e ascolta Morderti su Spotify.

Scritto da melissaperitore il 2021-05-18 in #gear #news #persone

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Dalla stessa forma di una scatola di sardina, La Sardina è ricca di funzionalità davvero divertenti. Utilizza rullini standard 35mm, ha un obiettivo grandangolare e un tasto per il riavvolgimento per portare indietro le inquadrature quante volte vuoi. Disponibile in tante diverse versioni, con La Sardina puoi iniziare fin da subito a navigare un oceano di possibilità analogiche!

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