French Riviera: il Nuovo Progetto Fotografico di Marianna Pandolfo

In questa intervista Marianna Pandolfo ci svela l'idea dietro questa serie scattata esclusivamente su pellicole LomoChrome Purple.

Ciao Marianna, benvenuta! Potresti fare una breve introduzione per i lettori del nostro Online Magazine?

Ciao! ho 25 anni e abito in un paesino immerso nel verde a pochi km da Torino. Attualmente sto finendo l'Università, a Torino, studio Lettere e Culture Moderne che si trova proprio nel mezzo delle mie passioni (esattamente allo stesso piano della fotografia, ovviamente): la letteratura e lo studio pratico delle lingue, la linguistica.

Parlaci del tuo background. Quando è iniziato il tuo viaggio nel mondo della fotografia? E quando hai iniziato a scattare su pellicola?

Credo che il mio viaggio nel mondo della fotografia sia iniziato sin dal momento in cui il mio io ha iniziato a svilupparsi, molto presto sono diventata consapevole che la fotografia avrebbe avuto un ruolo fondamentale nella mia vita. Questo sicuramente lo devo ai miei genitori e alla loro passione per le diapositive, entrambi sono sempre stati molto amanti della fotografia analogica, soprattutto mio padre, vero appassionato soprattutto di proiettori e diapositive, appunto. Da che ho memoria il momento in cui ci si riuniva per ammirare le foto proiettate sul muro del salotto è sempre stato uno dei miei preferiti in assoluto, l'ho sempre trovato molto nostalgico e per questo molto prezioso. Ho iniziato a scattare da molto piccola, ricordo che nelle prime gite di scuola, già alle elementari, avevo sempre con me una usa e getta, ricordo che da quella prima gita alle Cinque Terre non ho mai più abbandonato la macchina fotografica.

In un'era innegabilmente digitale, come mai la scelta della pellicola?

Per quanto mi riguarda più che una scelta è stata una necessità, credo che ci sia una netta differenza tra il digitale e l'analogico, a pelle proprio, penso che stia tutto dentro agli occhi di chi guarda e nella pancia di chi percepisce certe emozioni. È una questione soprattutto di gusto estetico, sia per chi scatta che per chi osserva dall'altro lato della macchina fotografica. In modo piuttosto naturale mi sono ritrovata a sentire la necessità di continuare qualcosa che già sentivo mi apparteneva. Una delle cose che preferisco dello scattare in pellicola è proprio questa attesa che muta in sorpresa, non ha paragoni con il digitale ed è per questo che nonostante abbia provato anche col digitale, sono sempre dovuta tornare alle origini.

Queste foto fanno parte di un tuo progetto dal titolo French Riviera puoi parlarci di questo progetto?

French Riviera è un progetto fotografico portato a termine nell'estate del 2020 con l'obiettivo di rincorrere, come un sogno, quel senso di abitudine che i luoghi a noi cari ci fanno provare, dandogli però nuovo ordine. L'idea di meta di vacanza per me è fondamentale, mi aiuta scoprire dettagli inaspettati che si nascondono tra queste forme ambigue ma sofisticate della natura e creano un tipico senso di nostalgia che fa da sfondo ad un immaginario selvaggio e trascendentale creando uno spazio completamente sospeso nel tempo. Nasce proprio dall'esigenza di rivoluzionare dei luoghi familiari rendendoli inaspettatamente nuovi e guardarli con prospettive diverse.

Quale fotocamere hai usato per queste fantastiche foto?

Essendo in vacanza avevo la necessità di qualcosa che fosse pratico ma pronto ad ogni cambio di programma inaspettato, quindi, senza ombra di dubbio, la mia Olympus XA2 era l'unica opzione possibile.

Hai usato la nostra pellicola LomoChrome Purple: quali sono le caratteristiche che più ti sono piaciute di questa emulsione sperimentale?

Se devo essere sincera non avevo mai usato una pellicola di questo tipo, è stato un vero e proprio esperimento. La mia idea era proprio quella di trasformare i caldi colori estivi in una versione “psichedelica” della natura, trovo che le sfumature di viola siano bilanciate benissimo ed esattamente in linea con l'idea che avevo in mente. Mi è piaciuta molto, soprattutto per quanto riguarda la gamma cromatica, sicuramente ho amato la creatività con la quale si può cambiare il soggetto che si vuole scattare.

Chi sono i fotografi che ti hanno formato?

Ce ne sono tantissimi, di tantissimi stili diversi. Una volta, guardando un’intervista di Martin Parr (di cui adoro tutti i lavori) ricordo che ha sottolineato proprio l'importanza di studiare gli altri fotografia e la storia della fotografia in generale, vedere cos'hanno fatto e tenerlo sempre “in the back of your head” e mi sento molto d’accordo. Credo che soltanto avendo bene in mente con quanta intenzione vogliamo sviluppare un progetto, avremo la rara opportunità di far sentire la nostra voce attraverso i nostri lavori. Posso dire che tra i fotografi che mi hanno formato c’è sicuramente Josef Koudelka, Vivian Maier, Franco Fontana, Luigi Ghirri, Daido Moriyama, Ian Howorth, Willem Verbeeck e senza ombra di dubbio Giulia Agostini.

Quale attrezzatura non può mancare nei tuoi viaggi?

Sicuramente la mia Olympus XA2 point & shoot, la storica Nikon F50 e qualche usa e getta. Sto cercando un cavalletto stabile per poter iniziare ad utilizzare più seriamente la mia nuova 120mm, una meravigliosa Mamiya, chi lo sa che non possa diventare lei la mia (per niente leggera) compagna di viaggio.

Hai qualche progetto o collaborazione interessante in programma?

Ho in programma qualche progetto in bianco e nero, niente di definito ancora ma vorrei sperimentare di più con alcuni rullini, soprattutto 120. Prossimamente ci sarà anche una piccola mostra, ma non posso fare spoiler per ora!

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Scritto da melissaperitore il 2022-02-09 in #gear