Creatività Consapevole: Intervista a Giuseppe Barbera

Dal 23 al 30 giugno 2022 si è tenuta presso lo spazio espositivo DiSopra di Frida Isola (Milano) la mostra Creatività Consapevole, organizzata dall'Istituto Italiano di Fotografia in collaborazione con Lomography, che ha fornito a dieci studenti selezionati dell'Istituto una fotocamera di medio formato Diana F+ e un rullino Color Negative 120 ISO 400. Seguiti dal docente Erminio Annunzi, ciascuno studente si è dedicato ad uno dei quattro temi da svolgere: il paesaggio, il ritratto, il reportage e il nudo, cercando di abbinare creatività e competenza tecnica per raggiungere il risultato voluto. Abbiamo intervistato Giuseppe Barbera, uno degli studenti che hanno partecipato al progetto.

© Giuseppe Barbera

Ciao Giuseppe, benvenuto! Potresti fare una tua piccola presentazione per i lettori del nostro Online Magazine?

Ciao, mi chiamo Giuseppe Barbera e sono un fotoamatore e appassionato d’arte. Ho iniziato a sperimentare con la fotografia quasi per caso, sfruttando il (poco) tempo libero che avevo a disposizione col vecchio lavoro. Ho sempre scattato con compatte o smartphone, quest’ultimo spremuto fino all’osso mediante modalità manuale e piccoli treppiede, fino al momento in cui decisi di provare uno strumento che mi permettesse di avere un controllo totale della fotografia, acquistai quindi la mia prima reflex e dal primo “click” non sono più riuscito a fermarmi.

Raccontaci del tuo background fotografico: quando hai iniziato il tuo viaggio nel mondo della fotografia?

Un po’ perché avevo bisogno di una “scappatoia” dalla routine quotidiana, un po’ perché sono sempre stato affascinato dalla luce, appena ho preso dimestichezza con la mia prima reflex mi son subito cimentato con lunghe esposizioni e light painting, in modo da “raccogliere” luci e colori che normalmente non riuscivo a percepire, concentrandomi solo su me stesso e sull’ambiente circostante. Questa era una terapia per scacciare tutti i pensieri, prediligevo ambienti silenziosi ed isolati. Passavo quasi tutte le sere in spiaggia sia d’inverno che d’estate con treppiede e fotocamera, gli unici rumori che mi facevano compagnia erano quello del mare e il bip della messa a fuoco, oltre ovviamente al dolce suono dell’otturatore. Appena mi sono evoluto sul lato fotografico -e con me la mia attrezzatura- ho iniziato a spostarmi verso la montagna, a notte fonda e lontano dalle luci dei paesini circostanti, in zone talmente buie da riuscire a vedere chiaramente la via lattea ad occhio nudo. Sempre io e la mia fotocamera, a fotografare il cosmo. Vedere apparire la via lattea, la nebulosa di Orione e Andromeda sullo schermo, nello stesso punto in cui i miei occhi e il mio obiettivo erano rivolti, mi ha fatto percepire il tutto nascosto alla nostra vista. Da lì è stata un’escalation di studio della luce e di sperimentazione con tecniche fotografiche sempre più lontane dalla percezione della realtà, come la fotografia ad infrarossi o quella che ho usato per il progetto “Creatività consapevole”: l’esposizione multipla.

© Giuseppe Barbera

Cosa ti ha spinto a studiare presso l’Istituto Italiano di Fotografia? Quali corsi hai frequentato o stai frequentando?

La sintonia sviluppata col mezzo fotografico mi ha portato lontano da casa, ho scelto Milano come città in cui crescere fotograficamente perché storicamente è sempre stato un ambiente pieno di opportunità. Tramite varie ricerche ho scoperto l’IIF che mi ha permesso di approfondire la fotografia in studio e l’attrezzatura con cui si lavora nell’ambito fotografico, oltre ad aver toccato con mano strumenti fotografici del calibro del banco ottico. È proprio in questi anni che la sempre crescente curiosità per la fotografia analogica -fino ad allora limitata al formato 35mm- sfocia in una vera e propria passione parallela alla fotografia digitale, scoprendo sempre più cose sulla camera oscura, sulle varie tipologie e formati di fotocamere e sulle tecniche di sviluppo. Inizio ad accumulare ogni genere di fotocamera, addirittura a costruirne e ripararne. Biottiche, istantanee, usa e getta: sono arrivato a quota 14 fotocamere, digitale esclusa. E non penso di avere intenzione di fermarmi. Oltre questo mi sono dotato di altra attrezzatura fotografica vintage: ingranditore che può stampare anche il medio formato, proiettore per diapositive, un negativoscopio. Tutto usato con rullini sviluppati da me, tutti negativo colore o diapositive. Sicuramente di estrema importanza per la mia crescita artistica ed autoriale sono stati i corsi di Effe Collective, un collettivo fotografico di cui faccio tutt’ora orgogliosamente parte ed in cui ho avuto la fortuna di conoscere amici, maestri e veri e propri mentori, il tutto in un ambiente straordinariamente stimolante per me.

Ci sono delle caratteristiche della pellicola Color Negative 120 400 ISO e della fotocamera medio formato Diana F+ che hai apprezzato particolarmente e vorresti evidenziare?

Le tonalità vivaci - specie nello spettro del blu/azzurro – e l’incredibile bilanciamento tra colori pieni ma perfettamente controllati della Color Negative 400, che fra l’altro ho sviluppato e scansionato io stesso per il progetto, sono le caratteristiche che più mi hanno colpito di questa pellicola. Adoro quando un mezzo fotografico ha molto carattere, e la color negative 400, un po’ come tutte le pellicole Lomography, ne hanno da vendere. Sono certo che di tripack ne passeranno sotto le mie mani. Per quanto riguarda la DianaF+, sono rimasto affascinato di come in tanta semplicità costruttiva si nasconda un mezzo dalle possibilità più disparate, è incredibile come con i giusti accessori si possa cambiare formato e come il foro stenopeico sia integrato in camera, il tutto in un design che non mi ha permesso di staccarne lo sguardo per qualche ora abbondante. Quando me l’hanno consegnata ho praticamente passato tutto il viaggio in treno solo ad ammirarla, quanto adoro quello stile retrò! Il flash squadrato con la parabola scoperta è la ciliegina sulla torta.

Quali tecniche creative hai sperimentato per questo progetto? La tua ricerca ha portato a qualche scoperta interessante di cui vorresti parlarci?

La tecnica che ho usato per il mio progetto è l’esposizione multipla. Ho usato questa tecnica perché volevo rappresentare un mondo astratto che esiste e non esiste nello stesso momento: da una pianura è bastato fare due scatti inclinati per avere una collinetta, con più esposizioni e delle rotazioni meno accentuate sono riuscito ad ottenere dei terreni isolati. Capovolgendo la fotocamera ho ottenuto degli alberi fluttuanti, tutte cose realmente esistenti, poiché le ho fotografate, erano davanti a me, ma l’occhio non le vede. La fotocamera sì.

© Giuseppe Barbera

Verso che direzione è orientato il tuo percorso fotografico? Ti piacerebbe scattare più in analogico o in digitale?

Il mio percorso fotografico al momento è molto poco “lavorativo” (anche se mi offro volentieri ad assistere in vari set) e tanto autoriale, nel senso che sto facendo fotografia solo ed esclusivamente per me stesso. E perché mi piace scattare. Non sto forzando nulla, sto raccogliendo idee e sperimentando, creando, progettando tutto ciò che mi passa per la mente. Per me analogico e digitale sono due possibilità che vanno sfruttate a pieno. Non guardo ad uno o all’altro come due mezzi in competizione o che hanno dei pro e contro rispetto l’un l’altro, semplicemente sono mezzi diversi e sono nato in un momento storico dove li posso sfruttare bene entrambi, non ho intenzione di sprecare questa fortuna. Alcune volte riesco anche a combinarli.

Hai qualche progetto in programma che vorresti condividere con i nostri lettori?

Fotograficamente sto abbozzando dei progetti che realizzerò non appena avrò finito di raccogliere tutto il materiale necessario, i temi ruotano sempre attorno all’invisibile all’occhio, lo spazio e qualcosa a tema horror. Qualcosa che ho realizzato e di cui vado particolarmente fiero, e l’ho fatto per puro amore verso la fotografia, è stata una fotocamera ultimata di recente: è un banco ottico modulare. In sostanza con un soffietto da ingranditore, un’ottica ad otturatore centrale e tanti calcoli, manualità e pazienza sono riuscito a realizzare un piccolo banco ottico adattabile a due diversi formati (6x6 e 6x9) e a diversi supporti, tra cui un innesto con la baionetta per montarci la fotocamera digitale e farlo quindi diventare un banco ottico digitale, un caricatore per pellicole formato 120 ed un modulo con cui scattare fotografie istantanee. Basta mettere a fuoco col vetro smerigliato che ho realizzato mediante della carta opaca applicata ad un vetro che ho tagliato su misura, inserire uno dei tre moduli descritti sopra e scattare con l’ottica recuperata come pezzo di ricambio da una fotocamera rotta. L’immagine verrà impressa sul supporto scelto. Ovviamente è possibile usare tutti i movimenti del banco ottico tradizionale. Tutte le parti in plastica le ho realizzate, progettate, modellate e stampate in 3D io stesso. Molto presto vedremo cosa sarò in grado di sfornare grazie a questa mia creazione.


Segui Giuseppe sul suo profilo Instagram.

Scritto da ludovicazen il 2022-07-27 in #persone

Maggiori informazioni

Lomography Diana F+

Lomography Diana F+

Scatta affascinanti foto senza tempo con la Diana F+. Crea immagini dall'effetto morbido e personalizzale con gli obiettivi addizionali o stampale subito con il dorso istantaneo.

Altri Articoli Interessanti