LomoGraflok e LC-Wide: i Must Have di Francesco Reffo

Francesco Reffo, vincitore del premio Pictures of the Year 2022 nella categoria "Covid 19, Year 2", è un Lomografo da diversi anni. Di recente ha realizzato alcuni scatti con il nostro dorso istantaneo LomoGraflok. Leggi l'intervista per sapere com'è andata e guarda anche le foto scattate con la sua fotocamera preferita: la Lomo LC-Wide.

© Francesco Reffo - Dorso istantaneo LomoGraflok 4×5

Ciao Francesco, benvenuto! Potresti presentarti ai lettori del nostro Online Magazine?

Ciao a tutti! Sono Francesco Reffo, ho 35 anni e da circa 10 mi occupo a tempo pieno di fotografia. Vivo in provincia di Padova, ma per lavoro mi sposto spesso e volentieri in giro per la penisola. Mi dedico soprattutto alla fotografia commerciale in ambito fashion e corporate, ma le mie due grandi passioni sono il ritratto e il reportage. Agli oggetti e alle nature morte ho sempre preferito le persone, il contatto, le interazioni e lo scambio.

© Francesco Reffo - Fotocamera Lomo LC-Wide

Raccontaci del tuo background fotografico. Qual è la tua storia? Quando hai iniziato a fotografare?

Dopo gli studi al liceo classico, una laurea in nederlandese e le prime esperienze lavorative sembravo destinato a rivestire il ruolo di addetto comunicazione in qualche azienda del nordest. Invece, dopo una serie di divertenti peripezie nel mondo del marketing, mi sono ritrovato all’età di 28 anni a lavorare come fotografo in un piccolo (ma valido ed estremamente stimolante!) studio fotografico del mio paese, sotto la preziosa guida e l’amichevole protezione del suo titolare, Alessandro Berno.

Andando indietro nel tempo, però, c’è da dire che anche il mio primo incontro con la fotografia è stato piuttosto casuale, dettato più da questioni di cuore che da una vocazione interiore, di quelle che si leggono nelle biografie dei fotografi fichi. Ho iniziato a fotografare intorno ai 20 anni, ma all’epoca la vera appassionata era la mia fidanzata Elisa (oggi mia moglie): portava la fotocamera praticamente ovunque e, in modo naturale e totalmente inconsapevole, quel piccolo gingillo elettronico è passato dalle sue mani alle mie. È stato mio padre a regalarmi la prima fotocamera “vera”, una Canon 50D che conservo gelosamente ancora oggi. Con quella ho iniziato a “fare sul serio”, fotografando per un numero imprecisato di serate band e fan sudati in uno dei più bei locali rock del nordest. Dal 2021 ho lasciato lo studio in cui lavoravo come dipendente per aprire STUFO, il mio personale “laboratorio di fotografia” in cui mi dedico, tra le altre cose, anche alla ritrattistica con il banco ottico e le pellicole grande formato.

© Francesco Reffo - Fotocamera Lomo LC-Wide

Scatti sia in analogico che in digitale. Che valore ha per te la fotografia su pellicola?

Ho sempre amato la fotografia analogica, anche se a fasi altalenanti. Ho utilizzato, negli anni, decine e decine di fotocamere diverse sperimentando con i 35 mm, il medio formato e il banco ottico. Se dovessi indicare COSA mi lega esattamente alla fotografia su pellicola direi che è, più che il risultato in sé, l’esperienza d’uso. Il gusto dell’attesa, la tensione al momento dello scatto, la trepidazione e l’incertezza, la soddisfazione quando lo sviluppo restituisce il risultato che ci si aspettava o la frustrazione quando qualcosa va storto… sono tutti elementi che rendono la fotografia analogica ancora viva, speciale e insostituibile. Quando sollevo un negativo e lo osservo in controluce ho, ancora oggi, la sensazione di avere tra le mani qualcosa di unico e prezioso.

Mi ritengo, tra l’altro, molto fortunato perché a pochi km da casa mia ha il suo laboratorio “Valle Analogica” uno sviluppatore (giovane anagraficamente, ma puritano e “old school” nell’animo), che si prende cura dei miei negativi e me li restituisce sempre scrupolosamente sviluppati e stampati. Con gli anni ho ridotto il mio “arsenale analogico” e ora conservo solo quelle fotocamere che utilizzo davvero: oltre al banco ottico, ho un paio di Pentax totalmente meccaniche, una Canon EOS3, un’Olympus Mju e due (sì, due!) Lomo LC-Wide.

Di recente hai realizzato alcuni scatti con il tuo LomoGraflok, il dorso istantaneo Lomography per fotocamere 4x5. Com'è stata l'esperienza? Hai qualche consiglio o parere che vorresti condividere con i nostri lettori?

Ho acquistato il LomoGraflok per un’esigenza estremamente basilare: avevo una voglia matta di sperimentare con il banco ottico, ma non potevo/volevo permettermi di imparare a lavorare con il grande formato utilizzando solo le pellicole piane, bellissime, ma a dir poco costose sia al momento dell’acquisto che in fase di sviluppo. Il dorso istantaneo di Lomography è stato una vera manna dal cielo: mi permette di scattare con più leggerezza e di condividere con i miei soggetti i risultati dello shooting in modo quasi immediato. Utilizzare le pellicole Instax Wide sul banco ottico, poi, è qualcosa di nemmeno lontanamente paragonabile al loro utilizzo consueto nelle varie fotocamere istantanee di casa Fuji. Avere una gestione totale della messa a fuoco e di tutti i parametri di esposizione è una bella responsabilità, ma restituisce risultati di altissima qualità. E se si sbaglia…? Poco male, una pellicola Wide sprecata non è certo un dramma!

© Francesco Reffo Dorso istantaneo LomoGraflok 4×5

Per alcune foto delle tue serie “Zagreb 2018: World Cup Final” e “Analogue Camera Reportage from Internazionali BNL d'Italia” hai scelto una Lomo LC-Wide. Ci sono delle caratteristiche della fotocamera che ti hanno colpito e vorresti evidenziare?

La LC-Wide è stata (ed è tuttora) la mia fotocamera analogica preferita, al punto che ne ho acquistata un’altra che tengo da parte (ancora inscatolata) nel caso in cui dovessi rompere la prima e Lomography cessasse la produzione di questo modello. Ha almeno due caratteristiche che me la fanno preferire a tutte le altre analogiche “da passeggio”: è piccolissima e discreta e monta un super-grandangolo davvero spaziale. Nitido e capace di restituire colori saturi, con quel pizzico di vignettatura tipico di altre camere del marchio austriaco.

© Francesco Reffo - Fotocamera Lomo LC-Wide

Uno dei tuoi ultimi progetti in digitale, “Face of our Time”, ha vinto il primo premio Pictures of the Year 2022 nella categoria “Covid 19, Year 2”. Complimenti! Ci racconteresti qualcosa di questo reportage?

La vittoria al Pictures of the Year 2022 è stata qualcosa di totalmente inaspettato e spiazzante. Qualche settimana dopo aver saputo della vincita ho avuto una specie di crisi esistenziale (della serie: “Hai vinto una cosa enorme, un premio che i migliori fotoreporter di tutto il mondo aspettano per una vita, ha senso che continui a cimentarti con la fotografia sapendo che un punto così alto non lo raggiungerai mai più?”) e ho persino inviato qualche CV a un paio di scuole private proponendomi come professore d’inglese. Ora mi è passata :)

Tornando a noi, questa cosa dei “progetti personali” è davvero recente: solo da un paio d’anni “mi impongo” di trovare il tempo, tra famiglia, lavoro e musica, per occuparmi di 1-2 argomenti che mi colpiscono e nei quali mi sento coinvolto. È un modo per continuare a mettermi in gioco come fotografo ed evitare di abituarmi al tran-tran delle “solite cose”. L’anno scorso era il tema Covid a farla da padrone e, mentre tantissimi fotografi si buttavano con le loro fotocamere nelle corsie degli ospedali o nelle strade deserte di città fantasma, io non facevo che pensare all’effetto straniante delle mascherine sui visi delle persone che incontravo. Nelle mie giornate, nelle ore che passavo assieme a “sconosciuti mascherati”, il mio cervello creava un’immagine mentale di chi mi stava attorno che veniva puntualmente stravolta quando il diretto interessato abbassava la mascherina durante la pausa pranzo o al momento del caffè. Mi avevano sempre detto che “gli occhi sono lo specchio dell’anima”, ma solo allora mi rendevo conto di quanto fosse importante quel triangolo di viso coperto dalla FFP2. Il progetto “Face of our Time” è iniziato come un lavoro “seriale” di fotografia in studio per poi evolvere in modo molto naturale nel momento in cui ho avvertito la necessità di raccontare anche quelle storie (così diverse e talvolta scioccanti) legate al COVID e a quel particolare momento storico che emergevano dalla viva voce dei soggetti durante le prime sessioni di ritratto. Ho presentato il progetto a 6 concorsi tra nazionali e internazionali, guidato nella scelta degli scatti e dei contest da Silvia Longhi, una cara amica che all’epoca avevo conosciuto da pochissime settimane e che ha accettato di buon grado di mettermi a disposizione la sua esperienza e farmi da editor. Le sono infinitamente grato.

© Francesco Reffo

Hai in programma qualche progetto interessante che ti andrebbe di condividere con noi?

In questo momento sto seguendo un paio di progetti. Uno è a breve termine, totalmente incentrato su Massimo, un amico e coetaneo che da un anno si sta preparando per l’Ironman e che ha gareggiato per la prima volta a Cervia il 17 settembre. È una storia semplice ma, allo stesso tempo, affascinante e intricata e durante questi 365 giorni ho avuto la fortuna e il privilegio di vivere e condividere con lui alcuni momenti intensi e, talvolta, anche drammatici della sua vita. Il secondo è un progetto, ma è anche parte del mio lavoro in STUFO: sto realizzando numerosi ritratti ad adulti (genitori, nonni…). Soggetti che non siamo abituati a vedere alle prese con shooting fotografici ma che, secondo me, meritano di essere valorizzati e di non essere mai dati per scontati.


Guarda le foto di Francesco nella sua LomoHome, su Instagram e nel suo sito.

Scritto da ludovicazen il 2022-10-13 in #gear #persone #community #lomolcwide #lomograflok

Maggiori informazioni

LomoGraflok 4×5 Instant Back

Il primo dorso al mondo a pellicole istantanee Fujifilm Instax Wide per fotocamere 4×5 con sistema Graflok. La soluzione perfetta e conveniente per i fotografi di grande formato, che da oggi potranno sperimentare e ottenere risultati istantanei.

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