Dorso Istantaneo LomoGraflok: Quattro Chiacchiere con Gerardo Bonomo

Gerardo Bonomo è un fotografo e divulgatore di fotografia analogica che, attraverso il suo canale Youtube e il suo sito, tratta i diversi aspetti della fotografia su pellicola, in particolare quelli relativi al banco ottico. Questa volta, Gerardo si è cimentato nella realizzazione di alcuni scatti con il dorso istantaneo LomoGraflok. Ecco com'è andata.

© Gerardo Bonomo - LomoGraflok

Buongiorno Gerardo, benvenuto! Potresti presentarti ai lettori del nostro Online Magazine?

Buongiorno a tutti, sono Gerardo Bonomo, classe 1958, giornalista, fotografo e divulgatore della fotografia, soprattutto a pellicola in bianco e nero, usando il mio canale Youtube e il mio sito.

© Gerardo Bonomo - LomoGraflok

Raccontaci del tuo background fotografico. Qual è la tua storia? Quando hai iniziato a fotografare?

Ho iniziato a fotografare, grazie ai miei 64 anni, nel 1970, in bianco e nero naturalmente, all’epoca l’unico sistema economico e che consentiva di seguire in prima persona sia la fase dello sviluppo che della stampa. Il linguaggio argentico bianco e nero rimane tuttora la base degli altri linguaggi fotografici, sia il negativo colore che il digitale, a motivo del fatto che il sistema argentico è estremamente rigoroso, non ammette sbagli e insegna a capire la luce e a cercare nella realtà la parte iconica di ciò che osservi, senza farsi distrarre, per esempio, dal colore.

Sul tuo interessantissimo canale YouTube e nel tuo ricco blog tratti molti aspetti della fotografia su pellicola, dall'utilizzo del banco ottico alla storia di alcune fotocamere analogiche, dai consigli per una corretta esposizione a quelli per lo sviluppo. C'è un argomento che ti è particolarmente caro e che più di tutti ti appassiona?

L’argomento che più mi è chiaro è lo scatto con il banco ottico, è il più complesso da un lato, quello che restituisce i migliori risultati in termini di gamma tonale in stampa dall’altro. Ritengo comunque importante e vitale anche la scansione dei negativi, per avere una copia di backup di un medium, il negativo, che comunque è molto fragile. Non uso scanner, ma una fotocamera digitale con un obiettivo macro con cui ottengo scansioni che possono poi essere stampate via plotter in formato 1x2 metri.

© Gerardo Bonomo - LomoGraflok

Di recente hai realizzato alcuni scatti con il LomoGraflok, il dorso istantaneo Lomography per fotocamere 4x5. Com'è stata l'esperienza? Hai qualche consiglio o parere che vorresti condividere con i nostri lettori?

Ho sempre privilegiato il banco ottico; in un’altra vita usavo la Polapan 55 che restituiva oltre al positivo un negativo bianco e nero riutilizzabile, ma è inutile piangere sulla chimica versata. Ho trovato il Graflok innanzitutto uno strumento robusto, BEN costruito, intuitivo, di utilizzo semplicissimo. Unica pecca la possibilità di usarlo solo con i banchi ottici e le folding dotate di Graflok, che però sono comunque il 90%. Ho realizzato 40 scatti e il Graflok non ha commesso alcun errore, per esempio, nella fuoriuscita della stampa. Ho scattato sia in bianco e nero che a colori ma - incredibile!!! - ho prediletto lo scatto a colori per una sua fedeltà e al contempo autenticità unica nella restituzione dell’immagine. Gli scatti ottenuti sono molto simili alle stampe Cibachrome che si realizzavano negli anni 80. L’unicum che definisce ciascuna stampa, quindi irriproducibile - a meno di non scansionarla - porta il risultato oltre alla filosofia fotografica, che è nata per riprodurre all’infinito, e la avvicina alla pittura.

Scatti rigorosamente in bianco e nero. Ci spiegheresti il motivo di questa scelta? Che valore ha per te?

Da ragazzo, come ho spiegato, era una scelta innanzitutto economica, non artistica, ahimè. Ma poi ho notato due differenze sostanziali rispetto al colore: la prima che è possibile realizzare l’intero processo, dallo scatto alla stampa in totale autonomia e decidere per ogni stampa se dare più peso al contrasto piuttosto che scegliere la strada del high o del low key. Reinquadrare, croppare, non mi è mai interessato. Inquadro già sapendo che l’intero fotogramma verrà stampato integralmente, ma il crop rimane una scelta comunque personale, non delegabile. Sul fronte dell’essenza della fotografia in bianco e nero dico: la fotografia è nata come linguaggio bianco e nero - per limiti tecnici di allora - ma allora si è avviata una forma di comunicazione monocromatica ancora più che accettata nel terzo millennio. È un treno che è partito nel 1830 e sul quale si può ancora salire oggi. Sul piano emotivo, la fotografia in bianco e nero da un lato toglie tutto il superfluo, dall’altro aumenta in modo esponenziale la concentrazione del fotografo sulle luci, sull’essenza del soggetto, sulle trame, sul calco monocromatico della realtà. Citando Wim Wenders: “Il mondo è a colori, ma la realtà è in bianco e nero”.

© Gerardo Bonomo - LomoGraflok

Con il LomoGraflok hai utilizzato anche alcune pellicole a colori. Com'è andato questo strappo alla regola?

Meglio che con gli scatti in bianco e nero. La fotografia istantanea è nata in bianco e nero per mano del “Genius” Edwin Land, che poi, in decenni di lavoro, è giunto al suo vero sogno, la fotografia istantanea a colori autosviluppante. E se il “Genius” puntava al colore, una ragione c’era e c’è tuttora.

Nel tuo sito scrivi: "Cominciare o ricominciare a scattare su pellicola e a stampare dipende solo da quanto ciascuno vuole mettersi o rimettersi in gioco". Ti occupi di fotografia su pellicola da molti anni. Un consiglio spassionato per i nostri lettori analogici alle prime armi?

Spendere il 90% del budget in pellicole e carta e il 10% del budget in fotocamere. Erich Fromm scrisse il famoso saggio “Avere o essere?”: il mondo si divide in quelli che hanno le fotocamere e in quelli che le usano. Sono due classi entrambe rispettabili, ma molto distinte. La prima si appaga con il possesso dell’oggetto, la seconda si appaga con la realizzazione e il possesso della stampa fotografica. È come disturbare Van Gogh e chiedergli se prediligeva di più tele, pennelli e cavalletti o la realizzazione del quadro.

© Gerardo Bonomo - LomoGraflok

Hai in programma qualche progetto interessante che ti andrebbe di condividere con noi?

Il mio progetto è lasciare un testamento tecnico/emozionale/spirituale a chi come me ama la fotografia; il 90% di quello che ho imparato l’ho fatto sbagliando e riprovando, non leggendo libri. Voglio lasciare agli altri questa mia consapevolezza e disciplina. Continuerò anche a svolgere corsi fotografici individuali, one to one, che si differenziano dagli workshop perchè tra il docente e l’allievo si crea una assonanza, anche umana, che non sarebbe facilmente gestibile in un workshop. In parallelo al progetto divulgativo continuerò a fotografare. Il mio progetto, che oramai dura da tutta una vita, è a chilometro zero e si sofferma su soggetti o oggetti all’apparenza insignificanti ma che trovano una loro identità nelle mie fotografie.

In ultimo, il digitale è stabile sul piano dell’attrezzatura, nessun sistema di trascinamento, nessun problema con i medium, ovvero le pellicole, la possibilità di rivedere immediatamente lo scatto. Ma lo scatto, finché rimane un’immagine, altro non è se non una serie di numeri binari, spesso appoggiati a un cloud virtuale, che per essere visualizzati devono essere trasdotti da computer o smartphone per essere visibili all’occhio umano. Una stampa fotografica è visibile per antonomasia, basta prenderla tra le mani e guardarla. Ha una maggiore aspettativa di vita, non richiede trasduttori e rimane fida e celata nei nostri cassetti o portfolio senza backup su hard disk - che possono andare in avaria, o cloud, che dall’oggi al domani possono decuplicare il costo del noleggio dei Tera che ti hanno concesso.


Grazie Gerardo! Leggi il suo articolo sul LomoGraflok, segui i suoi progetti nel suo sito e guarda i suoi video su Youtube.

Scritto da ludovicazen il 2022-09-27 in #gear #persone #videos

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