A.S. Velasca, la Squadra di Calcio più Artistica al Mondo - Intervista a Wolfgang Natlacen
Share TweetQualche tempo fa, gli amici di Vinokilo ci hanno in messo in contatto con Wolfgang Natlacen, presidente della squadra di calcio A.S. Velasca. Questo club unisce calcio e arte e ha un'identità visiva che può far invidia a squadre di serie A! Abbiamo inviato loro alcune fotocamere Simple Use Ricaricabili per documentare il dietro le quinte delle partite: le trovi tutte in questo articolo!
Ciao Wolfgang, benvenuto! Potresti fare una tua presentazione per i lettori del nostro Online Magazine?
Mi chiamo Wolfgang Natlacen e sono tutto fuorché un presidente di una squadra di calcio anche se ormai fingo di esserlo. In disordine ho fatto anche da beccamorto, regista, webmaster, fotografo, comparsa, pseudo designer, giocatore incompiuto di curling…e infine sono un aspirante sindaco di un villaggio di 525 abitanti.
Progetto sociale, artistico e sportivo: ci parli di A.S. Velasca? Come e quando nasce?
L’A.S. Velasca è un progetto d’arte totale su tacchetti fondato nel 2015 da cinque soci disillusi dal calcio mainstream. Dopo Calciopoli e altri scandali calcistici, abbiamo sentito la necessità di costruire un club come ce la immaginavamo da piccoli. Un club a regolare d’arte o meglio, un club che rispecchiasse il nostro pensiero: il calcio è arte.
Il Velasca è una vera squadra di calcio che militava prima nel CSI e ora in FIGC. Fuori dai sentieri battuti dell’arte, tutto viene creato e modellato da artisti provenienti dal mondo intero: dalla narrazione all’identità visiva e sonora passando dalle maglie disegnate ogni anno da uno “sponsor artistico” agli accessori usati in campo o perfino i biglietti...
Possiamo considerare A.S. Velasca, decisamente una squadra atipica nel mondo dello sport: la vostra identità visiva è davvero di forte impatto. Come mai questa scelta?
Dal primo giorno della creazione del Velasca avevamo l’intenzione di raccontare il Velasca nei minimi dettagli, nel bene e nel male. Rispetto ad altre realtà calcistiche e non solo, tutto viene offerto agli occhi dei nostri tifosi, cerchiamo di non nascondere ma di trasformare. Senza nodi drammatici il Velasca non sarebbe il Velasca.
È come una sceneggiatura senza fine che viene spezzettata. La “scomposizione” prende forma sul nostro profilo Instagram in primis (anche se tutto viene archiviato). Sequenza dopo sequenza, post dopo post, c’è una storia che si trama. E come in un film, il Velasca ha il suo direttore fotografico, il suo compositore, i suoi attori…che seguono un mood oppure offrono altre strade e colori.
Qualche anno fa avete collaborato con una squadra di calcio del Sudafrica, il Soweto: ci racconti com è nata questa collaborazione? E come mai la scelta di documentarla su pellicola?
È più di una collaborazione, è diventato un gemellaggio. Nel 2018 ho risposto a una richiesta di messaggio su Instagram, il messaggio era del presidente del Soweto F.C. che scriveva “Un giorno vorrei giocare un’amichevole con voi…” o una cosa del genere. Ho risposto “Se ci ospitate, veniamo”. Abbiamo cercato i fondi, attraversato l’Africa e abbiamo giocato sul campo in terra battuta con le line sbilenche di Dobsonville una delle più belle partite di calcio che io conosca. Ma la partita è stata solo la punta dell’Iceberg di questa trasferta impossibile. Le due squadre si sono trovate, abbiamo parlato tutti la stessa lingua (quel famoso linguaggio universale chiamato calcio), c’è chi si è aperto e chi ancora sogna: “Quando tornano gli italiani?”, “Quando giochiamo il ritorno?”. Diciamo che quella partita ha portato un po di speranza e ha sconfitto molti pregiudizi. E ancora oggi se ne parla in giro.
Per quanto riguarda la scelta della pellicola, magari è perché ho questa sensazione che une frammento di memoria sia più longevo in pellicola che in digitale. Il negativo mi sembra immortale.
Hai di recente affidato alcune fotocamere Simple Use alla squadra: cosa testimoniano questi scatti?
Si, è una malattia la mia…ok, lo ammetto, preferisco la pellicola. Volevo riprodurre l’esperienza di Soweto consegnando delle Simple Use ai miei calciatori. Erano liberi di fotografare la vita del Velasca: spogliatoi, tribuna, campo, eventi, viaggi. Non è stato un compito facile perché devi per forza dettare i tempi e quindi ti ritrovi a dare delle indicazioni quando non vorresti. C’è chi vuole fare 36 scatti d’un colpo e chi invece ne fa uno a stagione. Ma è un esperimento che porterò avanti. Abbiamo tante, tantissime cose da documentare.
Avete anche fatto parte di un progetto artistico molto interessante, dal titolo "CHI NON SALTA. Calcio. Cultura. Identità" e presentato a MUFOCO, importante punto di riferimento per la fotografia. Qual è il legame del Velasca con la fotografia, e nello specifico, con la fotografia analogica?
Avevamo partecipato al mostra curata da Matteo Balduzzi proprio con gli scatti di Soweto.
Mi capita di dire che il Velasca è anche un progetto fotografico; tra le fila dei nostri artisti ci sono tanti fotografi tra cui Alessandro Belussi, Jessica Soffiati, Susanna Pozzoli...
Comunque ho sempre avuto uno stretto legame con la fotografia, analogica in primis, perfino un film è per me prima di tutto una successione di fotografie. Nel caso del Velasca, la fotografia si è imposta alla nostra narrazione, è un fotoromanzo. Ogni stagione del Velasca è composta tra 100 e 200 foto.
Ci hai accennato della tua ossessione nei confronti della fotocamera SuperSampler: quando è nata questa tua passione?
Non devi per forza avere una Leica per essere un fotografo. Anzi, è l’occhio che fa la differenza. L’ho capito prima di affrontare un diario fotografico. Non avevo abbastanza soldi per scattare una Polaroid al giorno e quindi, a malincuore, ho deciso di fare delle foto con un vecchio Sony Ericson. Le foto sono in bianco e nero, pixellate a gogo, grezze ma l’alchimia ha funzionato. E cosi è stato con Lomography, quasi 20 anni fa, ho fatto di necessità virtù: alla mia Canon 1V ho preferito il SuperSampler che avevo scoperto per caso. Una fotocamera tira l’altra ho continuato a divertirmi seriamente con altre macchine fotografiche della Lomography fino a questo ultimo progetto con il Velasca.
Avete progetti imminenti che vorresti condividere con la nostra community?
Abbiamo appena chiuso un ciclo per riaprirne uno. Ora dobbiamo affrontare tre stagioni piene di appuntamenti e sorprese con coincidono con le Olimpiadi di Parigi (condividiamo lo stesso sponsor tecnico, Le Coq Sportif) e i nostri 10 anni. Ci sarà anche il ritorno della partita con il Soweto F.C. che molto probabilmente non si giocherà in Europa. Mentre ora stiamo preparando l’imminente nuovo capitolo della nostra narrazione.
Segui A.S. Velasca su Instagram.
Scritto da melissaperitore il 2023-09-13 in #gear #velasca #suc #usaegetta #simpleuse
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