Wave Zine x Lomography: Intervista Aya Mohamed aka Milanpyramid

The Liberation è un progetto sulla libertà e la celebrazione delle identità individuali di Masseria Wave, masseria storica nel cuore del Salento convertita in un centro di produzione culturale con focus sulla cultura e eventi queer. Recentemente abbiamo collaborato al numero 0 della loro nuovissima zine: Wave Zine. La fotografa Eleonora Sabet ha ritratto diversi artisti, musicisti e creativi su pellicole Lomography e, in questa nuova serie di interviste, abbiamo voluto conoscere più a fondo le persone di fronte all'obiettivo. Oggi vi presentiamo Aya Mohamed, conosciuta anche come Milanpyramid.

Aya Mohamed by Eleonora Sabet

Ciao Aya, potresti fare una tua presentazione per i lettori del nostro Online Magazine?

Ciao a tutt*, sono Aya aka Milanpyramid e sono una ragazza italo-egiziana di 26 che ama fare tantissime cose!

Come e perchè nasce Milanpyramid?

Milanpyramid nasce nel 2017 ed era il nome del mio blog sul quale scrivevo articoli relativi alle tematiche che ho più a cuore, come il razzismo, l’islamofobia ed il femminismo. Ma era anche uno spazio dove ho iniziato a raccontare la mia vita e le mie esperienze personali così come quelle di altri personaggi che mi ispiravano.

Content creator, art director, producer ma anche attivista e femminista: molto spesso nei tuoi articoli e negli eventi che organizzi, emergono questioni sociali, politiche attuali e argomenti che trattano di rottura dagli stereotipi. Quanto è importante a tuo avviso sfruttare la visibilità dei social media per sensibilizzare il tuo pubblico a questioni per te importanti?

Mi è sempre difficile rispondere alla domanda “che lavoro fai?” perchè oggi un'etichetta singola non è abbastanza per racchiudere i ruoli che ricopriamo. Quello che è nato come il mio blog personale è oggi il mio profilo Instagram attraverso il quale continuo a sensibilizzare ed informare chi mi segue cercando di creare una comunità digitale più consapevole. Per lungo tempo ho usato i social come spazio di condivisione, ma da circa un anno sto cercando anche di trasportare questo safe space dall'online all'offline, attraverso eventi, attività e iniziative culturali che permettano di unirci.

Aya Mohamed by Eleonora Sabet

Cosa significa essere femministe a tuo avviso?

Io mi definisco femminista perché credo profondamente nella parità sociale, economica e politica dei sessi, credo nella continua lotta femminile e nella libertà di scelta delle donne. Tuttavia non mi associo al femminismo occidentale bianco perché i movimenti di liberazione della donna sono nati centinaia di anni fa da tantissime comunità indigene non europee, con forme intersezionali molto più aperte e meno limitanti. Ad esempio, per molte femministe io non sono una vera femminista perché indosso il velo: questo perché le loro ideologie sono estremamente eurocentriche e neocoloniali.

Aya Mohamed by Eleonora Sabet

Da qualche anno hai deciso di indossare il hijab: puoi condividere la tua esperienza da quando hai preso questa scelta ed il motivo che ti ha spinto a farlo?

Ho iniziato ad indossare il Hijab ai 18 anni circa, dopo anni di crisi identitaria per essere una ragazza di seconda generazione, per il non sentirmi mai pienamente italiana o pienamente egiziana. Ero alla ricerca di un’identità che mi appartenesse veramente, indipendentemente dal territorio, nazionalità o cittadinanza. I miei genitori mi hanno tramandato la loro religione come qualsiasi genitore italiano cattolico la tramanda ai figli, ma non mi hanno mai spinta in direzione velo/hijab; infatti, quando dico che la decisione di metterlo é stata mia, le persone sono sempre un po’ stranite. Tuttavia, sono cresciuta in una zona di Milano dove c’erano pochi musulmani, mia mamma non lo indossa e neanche le mie sorelle.

Sei sicuramente una grande ispirazione per i giovani che sono alla ricerca della proprio identità, soprattutto per coloro nati in Italia da genitori non italiani e che a volte si trovano quasi in un limbo, e non capiscono la loro appartenenza: potresti raccontarci la tua storia ed il percorso intrapreso che ti ha aiutato ad essere la donna che sei oggi?

Sicuramente ha aiutato tanto avere un'identità religiosa, ma arrivare alla consapevolezza che non bisogna essere né carne né pesce, ma esiste un’altra opzione è stata la mia salvezza. Quello che intendo con terza scelta è che noi siamo figli di una terza cultura, il nostro vissuto non lo possono capire né da questa sponda, né da quella, perché solo chi come noi è figlio di una terza cultura - che è l’unione delle due - può veramente capirci. Per questo è importante avere spazi sicuri dove esistere.

© Eleonora Sabet - Pellicole Lomography

In che modo la moda può diventare uno strumento potente per veicolare messaggi sociali importanti?

La moda è stata una delle mie più grandi passioni fin da bambina: è la forma più evidente e quotidiana di esprimere la nostra identità ma è soprattutto una forma artistica. Questo la rende uno strumento di comunicazione fortissimo. Chi mi critica dicendo che la moda non è politica, allora penso non conosca la sua storia. Il privato è politico ed il politico è privato.

Queste fotografie di Eleonora Sabet che ti ritraggono, sono state scattate su pellicole Lomography con una fotocamera analogica: tu che rapporto hai con l'analogico/vintage?

Ho un bellissimo rapporto con la fotografia analogica, è una forma di espressione che sento molto privata ed è una delle poche attività che mi consente di rallentare e fermarmi in questa frenetica vita. Ho anche iniziato il mio primo progetto fotografico con l’analogica che mi sta dando enormi soddisfazioni.

Sbirciando sul tuo profilo Instagram, abbiamo inoltre letto che, dopo aver trovato una vecchia fotocamera di tuo padre, hai deciso di farla sistemare e usarla: come sta andando? Hai qualche scatto che vuoi condividere? Quale pellicola Lomography ti piacerebbe provare?

Sta andando davvero molto bene, vorrei anche imparare a sviluppare io stessa i rullini. Ogni tanto condivido sul mio profilo quale scatto delle mie esperienze ed ho scoperto che amo scattare ritratti perché richiede un contatto con la persona che va oltre l’obiettivo. Forse mi intriga molto la Color Negative 400: penso abbia una resa molto bella e dei colori pazzeschi! Qui sotto trovate la fotografia di una sponda del Nilo che ho scattato mentre ero su una piccola barca che si chiama Feluka. L'ho realizzata lo scorso agosto mentre ero lì in vacanza nel momento del tramonto.

© Aya Mohamed

Queste foto nascono da una collaborazione tra Lomography e Masseria Wave, che di recente ha lanciato Wave Zine. Che importanza hanno secondo te realtà di questo tipo per la comunità queer?

Nonostante io non sia direttamente parte della comunità queer, forse il messaggio che vorrei condividere è che esistono persone che sono sia queer che musulmane e si pensa poco a questa intersezionalità.

Hai progetti imminenti che vorresti condividere con la nostra community?

Questa volta su Wave Zine sono stata fotografata io, ma ho recentemente collaborato con un altro magazine gestendo però la direzione artistica di un editoriale che racconta di sei donne di origine araba che hanno fondato il primo magazine bilingue arabo-inglese interazionale!


Segui Aya sul suo profilo Instagram.

The Liberation ISSUE 0 è ora disponibile sul sito di Masseria Wave.

Scritto da melissaperitore il 2023-08-31 in #gear #masseria-wave #wave-zine

Maggiori informazioni

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