Test della LomoChrome Classicolor ISO 200: Sovraesposta, Sensibilità Nominale e Sottoesposta

Tutti i fotografi sono d’accordo: la luce dà forma a ogni immagine. Ma la luce non è mai costante. Si sposta, si piega e ci sorprende. Il modo in cui una pellicola reagisce a questi cambiamenti è ciò che ne definisce veramente il carattere, ed è qui che entra in gioco la latitudine.

Ogni nuova uscita suscita sempre le stesse domande: box speed, sovraesposta o sottoesposta? Quindi, quando i primi rullini della nuova LomoChrome Classicolor ISO 200 sono arrivati nelle nostre mani, non siamo stati da meno. Li abbiamo portati subito all’aperto – uno stop in meno, uno stop in più e alla sensibilità nominale – tutti scattati nelle stesse condizioni e sviluppati nello stesso modo. I risultati mostrano quanto questa nuova pellicola sia versatile.

Foto di Antonio Sotelo | Da sinistra a destra: scattate a ISO 100, ISO 200 e ISO 400

Colore

Ogni pellicola ha il suo modo di tradurre la luce in tonalità inaspettate e, quando viene esposta a una sensibilità diversa da quella prevista, racconta nuove storie attraverso il colore.

Foto di Antonio Sotelo | Da sinistra a destra: scattate a ISO 100, ISO 200 e ISO 400

A ISO 100, la sovraesposizione ammorbidisce la superficie, facendo emergere toni più caldi e un bagliore nostalgico dal sapore solare. Alla sensibilità nominale, il bilanciamento del bianco appare più neutro e realistico. I colori mantengono la loro vivacità, mentre la scena assume un tono più calmo. Passando a ISO 400, la stessa scena diventa più densa: il cielo si fa più profondo, le ombre si estendono e i colori si concentrano in registri più scuri e drammatici.

Foto di Antonio Sotelo | Da sinistra a destra: scattate a ISO 100, ISO 200 e ISO 400

Contrasto

Ogni emulsione definisce a modo suo la tensione tra luce e ombra. Cambiando la sensibilità ISO, quell’equilibrio si sposta, rivelando nuove dimensioni di profondità e dettaglio. In una giornata luminosa come questa, le differenze diventano particolarmente evidenti.

Foto di Antonio Sotelo | Da sinistra a destra: scattate a ISO 100, ISO 200 e ISO 400

Sovraesposta a ISO 100, questa emulsione artigianale recupera sottili dettagli di colore nei cespugli sullo sfondo, anche se a scapito di leggeri punti bruciati sul volto del soggetto.

A ISO 200, i toni verdi sullo sfondo restano ancora percepibili. Le tonalità medie emergono, e luci e ombre si bilanciano armoniosamente, dando all’immagine una sensazione di completezza.

Sottoesponendo a ISO 400, accade l’opposto: le ombre si intensificano, colore e dettagli fini svaniscono, lasciando un fotogramma complessivamente più scuro e attenuato, con un contrasto inferiore. Tuttavia, anche questa sottoesposizione aggiunge un fascino tutto suo – il cielo assume una tonalità più profonda e inaspettata che trasforma l’atmosfera dell’intera immagine.

Foto di Antonio Sotelo | Dall’alto verso il basso: scattate a ISO 100, ISO 200 e ISO 400

La sensibilità ISO che scegliamo all’inizio stabilisce silenziosamente la base di tutto ciò che segue. La sensibilità nominale è il punto di partenza sicuro e sensato – il modo in cui la pellicola è stata progettata per essere vista. Ma allontanarsi da quel riferimento può portare a risultati più personali e affascinanti, persino a definire lo stile e l’estetica verso cui ci sentiamo più attratti.

Da qui, la scelta è nostra: esporre alla sensibilità nominale per un equilibrio perfetto, sovraesporre per una morbidezza onirica o sottoesporre per un’intensità marcata. Ogni direzione porta a un risultato distinto e intenzionale.

Foto di Antonio Sotelo | Da sinistra a destra: scattate a ISO 100, ISO 200 e ISO 400

Ciò che è certo è che l’ampia latitudine della nuova LomoChrome Classicolor accoglie tutte queste possibilità – che tu preferisca una luminosità eterea, una resa fedele ed equilibrata o una profondità drammatica.


Quale di queste ti rappresenta di più? Prendi un rullino di LomoChrome Classicolor ISO 200 e scoprine il carattere nelle tue mani.

Scritto da lynnyi il 2025-10-10 in #gear #tutorials

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