Munster.2017

Questa foto la usai per spiegare ad un carissimo amico il mio concetto di fotografia. Con una facilità talmente disarmante che ancora oggi a distanza di un mese non mi riesco a spiegare se tutti e due eravamo complici nel non pensarci pazzi o se effettivamente ero riuscito nel mio intento. Il divano era li. Era in quel punto all'andata, piovve, era nello stesso punto al ritorno. Il divano era li, da tempo mi dicono. Non si sa chi lo ha messo, non si sa perchè. Forse volevano disfarsene e lui è arrivato li. Ora è un pezzo di arredamento del quartiere. Nessuno se ne lamenta, anzi lo usano, è diventato parte integrante di quella piccola periferia solcata dalle bici. Io ci ho visto una cosa bella in un semplice oggetto. Qualcuno di vedrebbe un divano. Io ci ho dipinto sopra una storia, che forse non è mai accaduta... ma in quel pomeriggio di giugno, prima di prendere uno dei treni più faticosi della mia vita quel divano è diventato un verso di una poesia e adesso fa rima con grigliata, amici, treno, stazioni, germania. Quel divano mi ha fatto perdere del tempo nel quale io ho rallentato per vedere la poesia che è nelle strade.

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