“Plantsch!” Il Progetto Analogico di Beatrice Signorello Alla Scoperta della Vienna Nascosta

Beatrice Signorello è una fotografa italiana che da qualche anno vive e lavora a Vienna. L'anno scorso ha esposto al Rotlicht (il festival della fotografia analogica di Vienna) la sua serie su pellicola “Plantsch!”, in cui racconta la spiaggia cittadina della capitale austriaca e le persone che la vivono durante i mesi estivi. La mostra è stata curata dal fotografo Piero Percoco aka therainbow_is_underestimated. In quest'intervista, Beatrice ci racconta il suo progetto e ci mostra le sue bellissime foto scattate su pellicola.

© Beatrice Signorello

Ciao Beatrice, benvenuta a Lomography! Potresti presentarti ai lettori del nostro Online Magazine?

Ciao, sono Beatrice, ho quasi 30 anni e vengo da Bassano Romano, un piccolo paese della provincia di Viterbo. Dopo aver concluso gli studi universitari in matematica a Roma, mi sono trasferita a Vienna nel 2017 per iniziare un dottorato di ricerca, sempre in matematica. Una volta concluso il dottorato ho potuto concentrarmi totalmente, o quasi, sulla mia vera passione: la fotografia.

Raccontaci del tuo background fotografico. Qual è la tua storia? Quando hai iniziato a fotografare?

Il mio primo incontro con la fotografia non risale a molto tempo fa ed è avvenuto quasi per caso. Nel 2019 il mio ex, appassionato di fotografia, mi chiese di andare per suo conto alla galleria Ostlicht per prendere una copia firmata del nuovo libro di Piero Percoco (se non lo conoscete, male, andatevelo a cercare :)), che era ospite della galleria quel giorno. Io andai, vidi le sue foto e ne rimasi rapita. Pensai “Ah, questa è la fotografia”. Comprai anche io una copia per me e poco dopo la mia prima fotocamera. Da quel momento nella mia mente iniziò a esserci principalmente la fotografia, tra foto “rubate” per strada e workshops qua e là. Ho allenato i miei occhi fotografici tramite i libri dei grandi artisti. I miei grandi idoli della fotografia sono tanti, oltre allo stesso Piero, per esempio Alec Soth, Alessandra Sanguinetti, Larry Sultan e i grandi classici come Diane Arbus, Nan Goldin o Stephen Shore. Al momento sto concludendo il corso annuale alla scuola di fotografia artistica Friedl Kubelka di Vienna e da ottobre inizierò un vero e proprio curriculum universitario artistico nella classe di fotografia applicata all’Angewandte di Vienna.

Sento che devo ancora imparare molto prima di avventurarmi in una vera e propria carriera fotografica. Finora ho preferito non associare la fotografia al bisogno di mantenermi. Per questo, ho accettato un lavoro part-time come matematica in un’azienda di consulenza per assicurazioni (è più noioso di quanto uno si possa immaginare :)). Non mi appassiona, ma almeno alle 14:00 spengo il computer e sono libera.

© Beatrice Signorello

Pochi mesi fa hai esposto a Vienna il tuo progetto “Plantsch!” Ci racconteresti la storia dietro questa meravigliosa serie fotografica?

Nell’ambito della ricerca fotografica il mio interesse verte principalmente sulla natura umana e sugli aspetti intimi legati a ognuno di noi. I nostri pensieri, le nostre espressioni, e il nostro bisogno di appartenenza. Aspetti che sono invisibili all’occhio umano, ma che ci definiscono. Credo che non ci sia contesto migliore di quello del quotidiano per portare alla luce queste nostre

Per questo, forse, il mio interesse per Gänsehäufel. Per chi non la conoscesse, Gänsehäufel è la spiaggia cittadina (non so come tradurre Freibad) più grande e visitata di Vienna. Tra le tante peculiarità che la rendono speciale due sono particolarmente degne di nota: la zona delle Kabane e la zona nudista (FKK). Le Kabane sono una specie di cabine/bungalows che si possono affittare per la stagione, ma che possono essere occupate solamente durante gli orari di apertura della spiaggia. L’interno è piccolissimo, giusto un magazzino, ma hanno una veranda che si può personalizzare e abitare come il proprio giardino. La lista di attesa prevede circa tre anni, ma, una volta che si ottiene la propria Kabane, si può tenere per sempre e persino dare in “eredità”. I principali abitanti delle Kabane sono gruppi di pensionati che da maggio a settembre, tutti i giorni, occupano questo spazio con i loro tavoli e le loro sdraio come se fosse il proprio giardino. Alle 20:00 ogni giorno la canzone “Badeschluss” risuona nei megafoni della spiaggia e i balneari sono invitati a lasciare Gänsehäufel. Anche la zona nudista vede come propri abitanti principalmente persone in età pensionabile. La cultura nudista è stata un pó uno shock culturale una volta venuta in Austria. Questo progetto mi ha spinta a conoscerla meglio e ad apprezzarne dei valori positivi sulla quale si fonda, come la libertà di sentirsi bene col proprio corpo e non essere giudicati dagli altri, che come te sono nudi a condividere uno spazio comune. La mia passione per la cultura viennese nel quotidiano, espressa molto bene dall’atmosfera di Gänsehäufel, è stata rafforzata e ispirata dai grandi lavori della giornalista austriaca Elisabeth Spira, come la serie Tv “Alltagsgeschichte” (storie del quotidiano), un pò il mio idolo e fonte di ispirazione. Una volta decisa a realizzare un mio primo progetto fotografico a lungo termine, ho pensato subito a Gänsehäufel. Fotografando in analogico e in medio formato, ho pensato che sarebbe stato necessario per me chiedere dei fondi. Sono molto grata al dipartimento culturale del distretto di Donaustadt di Vienna che mi ha supportato economicamente in questo processo, fino alla mostra di novembre.

© Beatrice Signorello

Com'è stato scattare in questo tipo di contesto? Sei stata accolta subito o hai avuto qualche difficoltà?

Una volta ottenuti i fondi, non avevo più ostacoli davanti a parte quello di dovere trovare e convincere dei bagnanti pensionati in costume a essere i soggetti del mio progetto. Per far ciò, ho cominciato a visitare la spiaggia tutti i giorni e iniziato ad approcciare i bagnanti abituali e a presentarmi col mio tedesco traballante. Ho spiegato subito perché ero lì, ma che il mio obiettivo era conoscere le persone e l’atmosfera di Gänsehäufel, e poi eventualmente, una volta intrapreso un rapporto di fiducia e di conoscenza, fare un ritratto finale. Non ho avuto sempre successo in questo processo, ma tramite una catena di contatti sono riuscita a conoscere qualche decina di gruppi di bagnanti abituali in un totale di 60 giorni passati a Gänsehäufel. Ho imparato come per molte persone questo sia il posto dove si sentono più a loro agio, dove si sentono parte di una comunità, e dove possono avere un loro spazio privato, ma in compagnia, all’aria aperta. Molti di loro li sento ancora ed è stato bellissimo vederli partecipare alla mostra.

© Beatrice Signorello

In un'epoca innegabilmente digitale, come mai la scelta di sviluppare il tuo progetto su pellicola?

La scelta dell’analogico ha dietro varie ragioni. Per me, da matematica, è importante ridurre al minimo le variabili tecnologiche che devo tenere sotto controllo. E la fotocamera analogica, dove le mie scelte si limitano alla scelta dell’apertura e della velocità dell’otturatore, mi permettono di concentrarmi su altri aspetti, come la composizione, per esempio, o la comunicazione con il soggetto. L’alto costo della fotografia su pellicola (per il medio formato, sono più di 3 euro a foto complessivamente), inoltre, riduce drasticamente la quantità di foto che si possono scattare. Sembra più uno svantaggio a prima vista, ma invece è un monito a cambiare completamente il modo di scattare. Per ogni soggetto mi ero imposta 10 foto disponibili (un rullino). La foto doveva quindi prima realizzarsi tramite un’attenta osservazione, e poi elaborata nella mia mente. Non tutto si può pianificare, chiaramente, prima del momento dello scatto, ma assicuro che la sorpresa in questo caso è grande, quando si scopre quante poche foto siano da buttare alla fine. Un altro fattore è l’estetica della pellicola, chiaramente. E per concludere, un effetto che ha sulle persone che si ritrovano a posare davanti all’obiettivo.

© Beatrice Signorello

Quale fotocamera hai utilizzato per questa serie?

Per questo progetto ho utilizzato principalmente una Pentax 67 medio formato, super pesante. La realizzazione di una foto con questo tipo di fotocamera è lenta, pensata, (ricordate i 3 euro a scatto? :)), prima di scattare una foto possono passare addirittura minuti. In questo lasso di tempo il soggetto si rilassa automaticamente, i suoi lineamenti del viso lo fanno, facendo calare una "maschera" rigida, costruita, che tendiamo a indossare ogni volta che posiamo per una foto. Il risultato è spesso una foto più autentica, intima e vera. Per questo amo la fotografia analogica e, in particolare, il medio formato. Ma è solo una scelta soggettiva, che più si accorda col mio modus operandi, ma non è una verità assoluta per tutti. Non direi mai, come altre persone, che la fotografia analogica è l’unica vera fotografia o scemenze del genere. La macchinetta e la tecnica sono solo uno strumento, e ognuno deve trovare la combinazione di strumenti che più si confà al proprio modo di espressione. Anche più d'una, a seconda della situazione che la richiede.

Cosa ti aspetta in futuro? Hai in programma qualche progetto o collaborazione interessante?

Nel mio futuro prossimo spero di portare a termine un nuovo progetto che ho intrapreso quest’anno. Non svelo molto ancora, visto che è anche per me non troppo chiaro quello che voglio realizzare. Ma diciamo che ha a che fare di nuovo con un tipo di comunità viennese, che sto indagando quasi quotidianamente. Per il resto, sono molto curiosa di vedere come sarà l’esperienza da ottobre all’Angewandte, dove per la prima volta avrò un’educazione fotografica duratura di grande livello. Per ora mi limito a scoprire la fotografia giorno per giorno, provando a capire sempre meglio quale sia il mio posto in questo mondo.


Grazie Beatrice per quest'intervista! Per rimanere aggiornato sui suoi prossimi progetti, seguila su Instagram.

Scritto da ludovicazen il 2023-05-03 in #persone

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