Lomography x Spazio Labò - Inconscio Tecnologico: Intervista a Marco Moschini

Lo scorso marzo si è tenuto un interessantissimo laboratorio nato dalla collaborazione tra Spazio Labo' e Lomography: stimolati dal saggio di Franco Vaccari, Fotografia e Inconscio tecnologico, in cui l’autore invita alla riflessione sullo strumento di ripresa e sul significato della fotografia nella società contemporanea, i partecipanti sono stati invitati a sviluppare un progetto fotografico con le fotocamere medio formato Diana F+, rullini Lomography e il kit di scansione DigitaLIZA Max. In questa intervista incontriamo Marco Moschini, che ci parla del progetto che ha sviluppato.

© Marco Moschini

Ciao Marco, benvenuto sul nostro Online Magazine! Potresti fare una tua piccola presentazione per i lettori del nostro Online Magazine?

Heyyy Lomography!! Sono Marco, vengo dalla remota (issima) provincia di Pistoia e ho 22 anni.

Raccontaci del tuo background fotografico: quando hai iniziato il tuo viaggio nel mondo della fotografia?

Non scatto da molto, è passato solo un anno da quando il mio allenatore di basket (e grazie Lorenzo) mi ha messo in mano la sua Pentax MX e un rullo di Kodak Gold 200 e mi ha detto di andare, senza precisare bene altro. Con uno strumento così affascinante in mano sapevo che non ci avrei messo molto ad appassionarmi, ciò che non sapevo era come fotogramma dopo fotogramma si sarebbe costruita un’idea personale di fotografia, continuamente in evoluzione. Se dapprima mi è sembrato che fosse un medium come un altro per esprimere della creatività e non molto di più, adesso sto prendendo consapevolezza di come la fotografia sia un modo per fare ricerca e guardare all’interno della società, andando alla scoperta dei suoi tratti più particolari.

Cosa ti ha spinto a mandare la tua candidatura per partecipare a questo progetto speciale in collaborazione con Spazio Labò?

La call per il progetto con Spazio Labò è stata la prima a cui mi sono interessato, perché conoscevo la realtà di SL e perché ho pensato che interfacciarmi con altri fotografi sarebbe stato tanto utile quanto divertente, nonché nuovo per me.

© Marco Moschini

Per questi scatti hai utilizzato la nostra fotocamera medio formato Diana F+: quali sono le caratteristiche che hai apprezzato maggiormente?

Se non è stata una novità il medio formato, lo è stata la Diana F+. Che fascino! Una macchina davvero divertente, ma proprio divertente da ridere! La mia era rosa, con questo Flash enorme e sproporzionato. L’estetica è importante e anche i suoni lo sono, provare per credere. Se togliamo la fragilità (che implica soprattutto una delicatezza che io non ho in fase di caricamento della pellicola), non ho trovato fattori che mi abbiano impedito di divertirmi usandola. Il pinhole è una funzionalità meravigliosa e rara da trovare, nonostante riporti agli albori della fotografia; la facilità di realizzare esposizioni multiple (anche accidentali! E spesso queste sono più che gradevoli) è il marchio di fabbrica di uno strumento che ha le sfumature dell’imprevedibilità e la leggerezza…della plastica.

Parlarci del concetto dietro questa tua bellissima serie.

La mia serie di fotografie è nata un po’ per caso. È strano da dire ma ho preferito lasciare che la macchina mi divertisse e sorprendesse piuttosto che fissare un tema preciso intorno al quale muovermi. E sebbene questo sia un metodo davvero poco professionale mi è sembrato quello giusto per permettere alla macchina di rendere al meglio. È anche vero però che una volta finiti i due rulli ho provato a creare una narrazione attorno ai miei lavori, anzi, forse sarebbe meglio dire che queste fotografie hanno creato un racconto in parziale autonomia. Nei gesti della routine, come farsi la barba, capita di perdersi e viaggiare con la memoria (col rischio di tagliarsi) verso ricordi più o meno nitidi, verso ricordi che non sono mai esistiti, verso ricordi che in realtà sono i ricordi o il presente di altri.

© Marco Moschini

Quali tecniche creative hai sperimentato per questo progetto? La tua ricerca ha portato a qualche scoperta interessante di cui vorresti parlarci?

Al di là della narrazione, scattare delle foto a mio nonno che si rade è stata un’esperienza intima e divertente. Mi ha fatto tornare anche un po’ piccolo. Che emozione. Che baffi. Mi sono divertito molto con il pinhole, a mio modo di vedere ha prodotto in modo eccellente un po’ di effetti “onirici”, oltre al mosso, nella fotografia delle ragazze che corrono, la mia preferita. Le idee che ho riguardo la fotografia analogica sono tantissime, devo solo stare attento a non dimenticarle e a trovare il modo di metterle in pratica. La mia idea di fotografia è strettamente connessa con la società e con le sue sfumature, per questo non mi risulta difficile avere idee o progetti, basta che mi guardi attorno e acquisisca ciò che viene verso di me, concettualmente e fisicamente. Non so se ci sia poi uno scopo o un modo per unire i punti, le mie consapevolezze per adesso si fermano al livello della ricerca e della documentazione. Non “inseguo” quasi mai le fotografie, anche se (e non necessariamente è un aspetto negativo) questo implica spesso molto molto tempo per tirare le conclusioni dei progetti.

Hai progetti o collaborazioni interessanti in programma legati alla fotografia analogica?

In ogni caso, una parte di ciò che produco finisce qui su Lomo, quindi su QUI. Voglio ringraziare tutto il team di Lomography e di Spazio Labò, ai cui ragazzi mando un grosso saluto, per l’opportunità che mi è stata data, soprattutto per avermi permesso di conoscere dei bravissimi fotografi e delle persone meravigliose (buffo come queste due cose spesso coincidano. A presto!


Segui Marco sulla sua LomoHome per vedere tutti i suoi lavori.

Scritto da melissaperitore il 2023-06-21 in #gear #dianaf #medioformato #lomodiana #spaziolabo

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