I Ritratti Senza Tempo di Giovanni Previdi su Pellicola Lady Grey Medio Formato

Giovanni Previdi è un libraio di Bologna con una grande passione per la fotografia istantanea e la fotografia su pellicola medio formato. Guarda i meravigliosi ritratti che ha realizzato su pellicola Lady Grey B&N 120 e leggi le sue impressioni e i suoi consigli.

© Giovanni Previdi - pellicola Lady Grey B&N 120

Ciao Giovanni, benvenuto sul nostro magazine! Potresti presentarti ai nostri lettori?

Beh, intanto grazie davvero per l’invito, che mi lusinga molto. In due parole: sono un libraio bolognese, laureato in filosofia, col pallino della fotografia analogica di ritratto.

Raccontaci del tuo background fotografico: quando hai iniziato il tuo viaggio nel mondo della fotografia?

Non ho chissà quale background fotografico, non ho fatto nessuna scuola. Ho invece sfogliato centinaia di libri di fotografia. Ricordo la Nikon Fe di mio padre che si portava sempre dietro nei suoi viaggi in Africa e che poi quando tornava c’era la serata diapositive, tutti sul divano, zitti e mosca. Poi un giorno, ma ero già all’università, la Nikon è diventata mia. Ci ho fatto diverse fotografie (fidanzate, nature morte, vacanze) e poi per moltissimi anni è rimasta chiusa in un armadio. Una domenica estiva di forse 15 anni dopo, mentre ero in libreria, assalito dalla noia, ho cominciato a sfogliare un giornale e ad un certo punto mi è capitata sotto agli occhi la pubblicità della prima istantanea della Leica. Il giorno dopo l’ho comprata e il mese dopo l’ho rivenduta: foto troppo piccole e i colori non mi piacevano. Quindi? Quindi, affascinato comunque dalla fotografia istantanea, sono arrivato alla Polaroid SX-70; ed è stato subito amore. Da lì, per farla breve, affascinato dalla perfezione del formato quadrato, sono passato all’Hasselblad 500cm e recentemente (cominciava a mancarmi il rettangolo) ho acquistato una Mamiya RZ67.

© Giovanni Previdi - pellicola Lady Grey B&N 120

Hai inoltre realizzato un interessante libro fotografico di istantanee, The Art of Hat-making. Ci racconteresti un po' di più su questo progetto?

“The Art of Hat-making” nasce dalla necessità di mettermi alla prova con un racconto fotografico e la storia di questo cappellificio biellese (Cappellificio Cervo) che produce cappelli da molte generazioni per i marchi di moda più prestigiosi al mondo mi è sembrata perfetta. Avendo una casetta estiva vicino a questa fabbrica, un giorno ho bussato alla loro porta e da lì è nato tutto. Ho scattato gomito a gomito con i cappellai e le sarte per tre estati consecutive. Al raggiungimento di 80 istantanee ho fatto girare il progetto tra gli editori di mezza Europa e in poco tempo (sono stato fortunato) ho trovato New Heroes & Pioneers (che fa libri raffinatissimi) che si è fin da subito innamorato dell’idea. Ora il libro gira per il mondo e mi fa sentire un mezzo fotografo.

I tuoi ritratti sono davvero meravigliosi. Come scegli i tuoi soggetti?

I miei soggetti li scelgo dal vivo, spesso anche in libreria. Altre volte li trovo su Instagram. Prediligo soggetti femminili soprattutto quando si reputano inadatti ad essere fotografati e provano una certa vergogna davanti all’obiettivo. La vergogna è un sentimento bellissimo e propizio per la riuscita di un buon ritratto. Le foto più brutte le ho scattate ad una modella professionista, c’era troppa sicurezza in lei: la magia sì è spenta subito. Mi piace, infatti, quando né io né chi mi sta davanti sappiamo dove andremo a finire e ci abbandoniamo a quello che capita; perché, ad un certo punto, qualcosa capita, capita sempre qualcosa ed è quel qualcosa di imprevedibile ed irripetibile che si prova, insieme, a fermare sulla pellicola prima che scappi definitivamente. Una posa, una smorfia, un’ombra, un sentimento, un lampo. Vorrei che le mie fotografie fossero il frutto di un dialogo alla pari con chi mi sta davanti e che dopo le due ore di lavoro (non scatto per più di due ore consecutive) ci si sentisse entrambi contenti e arricchiti.

Scatti molto spesso in medio formato: quali sono le caratteristiche che preferisci di questo formato?

Scatto in medio formato perché i dettagli che si imprimono sulla pellicola sono incredibili e perché le macchine che montano queste pellicole sono tendenzialmente pesanti e per questo, quando si fotografa, nulla, ma proprio nulla è lasciato al caso. Ogni fotografia, almeno per me, è il risultato di un pensiero che si forma molto prima di scattare, la fotografia è solo l’atto finale di una lungo atto immaginativo. Con una macchina leggera e le 36 fotografie a disposizione del 35 mm (a differenza delle 10/12 circa del 120) ci vorrebbe un attimo a buttare una o più fotografie.

© Giovanni Previdi - pellicola Lady Grey B&N 120

Com'è stata la tua esperienza con la pellicola Lady Grey B&N 120, con cui hai realizzato questa bellissima serie?

Con Lady Grey B&N 120 è andata alla grande. Sono rimasto davvero impressionato dal risultato. Mi ha colpito soprattutto questa resa ovattata, morbida e sognante. Ogni ritratto sembra provenire da lontano, da un sogno appunto, da un ricordo. È come se queste fotografie non avessero tempo.

Cosa consiglieresti a chi vorrebbe iniziare a scattare in formato 120?

Consiglierei di non improvvisare, di aver ben in mente cosa o chi scattare, di avere un’urgenza o un’ossessione a cui dare voce. Inoltre, visto il peso di molte delle migliori macchine che montano il 120, di fare prima un po’ di pesi. Ci guadagna anche la salute.


Modella: Aurora Nasini

Puoi seguire Giovanni Previdi su Instagram.

Scritto da ludovicazen il 2024-03-27 in #gear

Maggiori informazioni

Lomography Lady Grey B&W 400 (120)

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