Il Centro Italia su Pellicola Color Negative 400 in Queste Meravigliose Foto di Alessandro Chiariotti

Alessandro Chiariotti ci ha talmente incantati con le sue foto su pellicola Color Negative 400 che la tentazione di conoscerlo meglio è stata più forte di noi!

© Alessandro Chiariotti

Ciao Alessandro, benvenuto! Potresti fare una breve introduzione per i lettori del nostro Online Magazine?

Ciao! Mi chiamo Alessandro Chiariotti, sono un fotografo amatoriale romano. Ho 29 anni, nella vita mi occupo di ingegneria meccanica, ma ho sempre considerato la fotografia ben più di un hobby del weekend. Sicuramente, la prossima risposta spiegherà meglio il mio background, ma basta sapere che la fotografia, così come la musica, è uno dei miei grandi amori da sempre.

Parlaci del tuo background. Quando è iniziato il tuo viaggio nel mondo della fotografia e come ti sei avvicinato al mondo analogico?

Da che io abbia memoria, in casa ci sono sempre state macchine fotografiche. Mio padre è sempre stato un grande appassionato di fotografia, e difficilmente ricordo viaggi in cui lui non fosse impegnato a ritrarre me e mia madre, o escursioni in montagna in cui lui non fosse in piedi all’alba con la neve al ginocchio per tentare arditi esperimenti di doppie esposizioni. A 18 anni ho cominciato ad interessarmi alle sue macchine fotografiche e a tentare qualche timido approccio con la fotografia, fino a comprare la mia prima macchina fotografica, un’usatissima Nikon D80 con un 50mm. Nei miei anni universitari mi sono addentrato sempre di più in quest’arte: ho documentato viaggi con amici, lauree e uscite. Solo sperimentando sono riuscito ad acquisire una certa padronanza tecnica del mezzo e a comprendere meglio la composizione.

© Alessandro Chiariotti

Per quanto riguarda la fotografia analogica, è entrata nella mia vita abbastanza recentemente, grazie al ritrovamento di alcune pellicole in freezer e l’indubbio fascino che le macchine analogiche meccaniche hanno da sempre avuto su di me. Mentirei se dicessi che le prime foto avevano un qualche valore: per la maggior parte le foto erano esposte male e completamente nere! Non avevo assolutamente alcuna idea di come ci si approcciasse a pellicole scadute. Col tempo la situazione è migliorata notevolmente e anzi devo dire che grazie all’analogico ho imparato davvero come si esponesse un fotogramma. In merito a questo, mi sento di consigliare a tutti di leggere “Il Negativo” dell’immenso Ansel Adams, il cui metodo zonale è ancora estremamente utile ed attuale (specialmente quando si parla di pellicola in bianco e nero).

© Alessandro Chiariotti

Queste foto sono state scattate con la pellicola Color Negative 400: quale fotocamera hai utilizzato e ci dici la tua in merito ai pro e contro di questa pellicola?

Le foto sono scattate sia in formato 35mm che in 120. Per il 35mm ho usato la vecchia Pentax Mz di mio padre con un obiettivo Pentax 50mm f 1.7, la cui versatilità e resa sono ormai storiche. Tutte le foto medio formato sono state invece realizzate in formato 6x7 con la mia fidata Mamiya Rz67 e un obiettivo 90mm f.4. Quando sono in viaggio preferisco sempre avere poche lenti con me e rimanere fedele alla formula “una camera, una lente”. Tutte le foto sono scattate su Lomo Color Negative 400: ritengo che, in particolare sul medio formato, una sensibilità di 400 Iso permette di avere la massima versatilità, in particolare verso le ore serali. Ho trovato la Lomo 400 assolutamente perfetta per un road trip, in quanto ti permette di scattare senza problemi nell’arco della giornata. Ho trovato estremamente gradevole la resa dei colori, grazie al perfetto equilibrio tra toni soft e saturazione. La maggior parte delle foto ha richiesto davvero poco editing e i colori della pellicola appena sviluppata risultavano estremamente ben equilibrati. L’ho utilizzata principalmente nelle ore centrali della giornata, ottenendo risultati molto consistenti, grazie alla gamma dinamica assolutamente in grado di catturare al meglio anche scene molto contrastati. Sul medio formato, su un negativo grande come il 6x7 ha una nitidezza notevole e una resa perfetta anche del dettaglio fine.

Se dovessi scegliere un solo formato da usare sempre, quale sceglieresti tra 35 e 120 e perché?

Se fossi costretto a scegliere, probabilmente mi dedicherei solo al 120: il numero minore di scatti permette un approccio più meditato e ragionato cosa che, secondo me, è un ottimo carburante per la creatività. Il medio formato inoltre presenta un livello di dettaglio incredibile, per non parlare della progressione delicata del fuoco attraverso l’immagine, che permette di catturare anche i passaggi tonali più delicati. La ridotta profondità di campo che si ottiene aprendo il diaframma permette inoltre di ottenere ritratti ambientati molto incisivi. Non sono un grande esperto di stampa chimica, ma trovo che le grandi dimensioni del negativo permettono di ottenere stampe in formati molto grandi.

© Alessandro Chiariotti

Molte delle foto che troviamo sul tuo profilo Instagram sono decisamente minimaliste: da dove nasce questo tuo gusto estetico?

Da quando ho preso a scattare in analogico ho notato come la mia visione estetica sia cambiata (cosa che ovviamente si riflette anche nel mondo digitale). In particolare, la mia attenzione si è spostata molto nel corso degli anni verso le forme ed i colori, cosa che mi ha portato a focalizzarmi su composizioni più semplici, il cui messaggio viene veicolato attraverso accostamenti di questi. Cerco il più possibile di osservare ciò che ho intorno nel quotidiano, è da lì che spesso nascono gran parte delle mie composizioni. A questo si aggiunge la mia grande passione per documentare luoghi vuoti, sia abbandonati che momentaneamente privi di persone.

Quale fotocamera porti sempre con te nei tuoi viaggi?

Di solito cerco sempre di portare almeno una macchina fotografica con me: di solito è una 35mm con un’ottica 50mm o 35mm, oppure una compatta digitale, ma all’occorrenza basta anche lo smartphone. È impressionante il numero di scene interessanti che possiamo vedere anche nel banalissimo tragitto casa-lavoro, quindi voglio essere sempre pronto, perché non si mai quando qualcosa potrebbe attirare la nostra attenzione e diventare un potenziale scatto. Quando si tratta di viaggiare invece, la situazione è ben diversa e porto sempre molto volentieri la mia Mamiya medio formato con un robusto treppiede a sostenerla, perché voglio ottenere il massimo utilizzando la pellicola 120.

© Alessandro Chiariotti

Da dove trai ispirazione per i tuoi scatti?

Una mia grande fonte di ispirazione sono sicuramente i libri e le mostre di fotografia: penso che nella fotografia sia estremamente importante confrontarsi e scoprire il lavoro tanto dei maestri quanto dei fotografi contemporanei. Trovo che l’ispirazione ed il rimanere ispirati siano alla base della ricerca fotografica, per poter generare nuove idee e pensare a nuovi progetti. Quando viaggio o sono fuori con la mia macchina fotografica, cerco sempre di rimanere vigile e attento all’ambiente circostante, per riuscire a cogliere i momenti in cui qualcosa attira la mia attenzione, sia essa una forma, una palette di colori o un’atmosfera. Penso che alla fine, il mio stile di fotografia si focalizzi più che altro sull’imprimere sulla pellicola (o sul sensore!) tutti quei momenti in cui mi soffermo a guardare qualcosa che in qualche modo risuona nella mia mente, per provare catturare non solo la scena, ma anche la sensazione che ha suscitato in me.

Chi sono i fotografi che segui?

Negli anni passati, e in generale nei primi anni di approcci alla fotografia, ho cominciato, penso un po’ come tutti ad interessarmi ai grandi maestri del passato (Steve McCurry, Henry Cartier Bresson, Elliot Erwitt e tutti i fotografi della Magnum). Successivamente hanno rivoluzionato un po’ il mio modo di vedere sono stati sicuramente Joel Meyerowitz prima (in particolare i suoi lavori sul grande formato che mi hanno davvero aperto gli occhi, Cape Light è tuttora uno dei miei libri preferiti), William Eggleston e Stephen Shore poi, per la loro incredibile capacità di raccontare per immagini la banalità del quotidiano, scovandone angoli inaspettati. Attualmente seguo con molto interesse la nuova scuola di fotografia su pellicola americana (estremamente influenzata da Eggleston): trovo sia una community molto vasta ed estremamente attiva, quindi sarebbe complesso nominarli tutti, ma tra i tanti trovo spicchi ad esempio Willem Verbeeck, un fotografo a mio (modesto) giudizio estremamente valido e interessante

© Alessandro Chiariotti

Hai qualche progetto o collaborazione interessante in programma?

Attualmente no, ma nel prossimo futuro vorrei sicuramente dedicarmi a progetti più a lungo termine, magari anche tentando qualche timido approccio al mondo della fotografia stampata, ad esempio mi piacerebbe molto cominciare a ragionare sulla creazione di una zine che permette di unire i media tra la fotografia analogica e il cartaceo. Sto ancora ragionando sull’idea da mettere in atto, ma in generale penso sia una strada che vorrei intraprendere anche solo per sperimentare. Per quanto riguarda le collaborazioni, non ho ancora nulla in programma. In generale, mi piacerebbe rendere l’attività di fotografia un’occasione collettiva per confrontarsi e scattare.


Segui Alessandro sul suo profilo Instagram per vedere tutte le sue fotografie.

Scritto da melissaperitore il 2021-09-29 in #gear #persone

Maggiori informazioni

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