I Ritratti di Eleonora Sabet su Pellicole Lomography

Eleonora Sabet ci parla del suo processo fotografico: per lei, la fotografia su pellicola è un mezzo intuitivo, immediato e veloce. In questa intervista ci spiega il perchè e ci mostra i suoi ritratti su pellicole Lomography.

© Eleonora Sabet - Pellicole Lomography Color Negative

Ciao Eleonora, potresti fare una tua presentazione per i lettori del nostro Online Magazine che ancora non ti conoscono?

Ciao a tutt* — odio le interviste che iniziano così ma ci tenevo ad iniziare bene: col neutro.

Mi chiamo Eleonora Sabet, ho 27 anni e vivo a Milano. Anche se a molti piace pensarlo, Sabet non è un nome d’arte ma il mio cognome. Sono di origine palestinese-siriana da parte dei miei bisnonni paterni, spesso lo sottolineo per una scelta di appartenenza personale e rappresentazione — una necessità di consapevolezza che ho ricercato negli ultimi anni. Spesso i miei lavori vengono associati solo a tematiche sociali, quando questo accade sottolineo che io parlo di me, della mia esperienza personale. Essendo una persona con un determinato vissuto, trovo normale che i temi ai quali sono interessata siano di natura identitaria.

Mi occupo di arti visive attraverso l’utilizzo di supporti materici. Mi sono sempre definita fotografa fino a quando gli altr* hanno smesso di farlo. Negli ultimi mesi ho compreso, anche grazie ad altre persone, che la mia ricerca personale va oltre l’utilizzo della fotografia. Inconsapevolmente, per quanto riguarda il mio lavoro autoriale non è mai stato necessario rientrare in una definizione specifica.

© Eleonora Sabet - Pellicola Lomography Color Negative

Raccontaci del tuo background fotografico: quando hai iniziato il tuo viaggio nel mondo della fotografia?

Quando parlo del mio percorso fotografico dico di aver preso in mano la macchina fotografica a 17 anni ma di aver iniziato a scattare poco fa. La fotografia ha sempre viaggiato di pari passo con la mia vita, assieme alla mia crescita personale in quanto individuo. L’unica costante dagli inizi è la forte presenza di me stess*. Ho iniziato tramite la tecnica degli autoritratti, modo più immediato per essere all’interno dell’immagine — ma non il più semplice, per poi col tempo elaborare una modalità in cui non fosse necessaria la mia presenza fisica. In qualche modo sono sempre all’interno dello scatto, spesso accade attraverso le tematiche che racconto, persone, simboli e parole.

Come mai la scelta di scattare principalmente su pellicola?

Ho iniziato a scattare principalmente a pellicola circa un anno fa durante la realizzazione del mio ultimo progetto personale long-term Have you ever dreamed a day like this? Col senno di poi, è stato un processo naturale che mi ha portata a ricercare un mezzo adatto a quello che sentivo in quel periodo. Molte persone scelgono la pellicola per ritagliarsi del tempo, per me il momento dello scatto è sempre stato il contrario: intuitivo, dunque immediato e veloce. Strano ma vero: è possibile utilizzare questa modalità anche con l’analogico.

© Eleonora Sabet - LomoChrome Metropolis - Modello: Enea

Molte delle tue foto ritraggono momenti e situazioni in cui emerge una naturalezza disarmante: qual é il tuo segreto per mettere i soggetti a proprio agio?

Tornando al discorso legato allo scatto immediato e veloce, sono dell’idea che questa modalità renda più facile catturare un momento di naturalezza. Col tempo ho capito essere proprio la caratteristica che ricerco nella mia fotografia, semplificando il concetto, Have you ever dreamed a day like this? ruota attorno alla ricerca di questa sensazione. Immediato e veloce, però, non per forza sinonimo di casuale. Le persone che mi conoscono sorrideranno leggendo questa frase, ho sempre definito la mia fotografia — in qualche modo sminuendola: “a caso”. Probabilmente, dare il merito alla casualità mi esime dal dover dare spiegazioni su come io riesca a catturare alcuni momenti, perché di base una spiegazione pratica non saprei darla neanche io. So solo che in qualche modo funziona, probabilmente è merito dello scambio che c’è tra me e chi ho davanti. Mi piace ascoltare e lasciarmi sentire da chi fotografo, spesso non si capisce quando scatto una fotografia, la mia premessa è sempre “fidati”.

Le tue serie fotografiche spesso sono accompagnate da pensieri scritti a mano: da cosa nasce questo desiderio di accompagnare le tue foto con note personali?

Raramente sono pensieri personali ma più canzoni che rappresentano quello che ho sentito nel momento dello scatto, o in fase di editing. Nonostante mi piaccia l’arte della scrittura, non sento la necessità di inserire testi o frasi prodotti da me. Mi intriga di più la capacità di associare parole non mie ad un determinato stato d’animo. Solo nell’ultimo anno ho compreso quanto per me questo elemento fosse necessario. Attualmente, per me è impossibile immaginare una mia fotografia senza la presenza di una scritta a mano. Le parole non devono per forza essere sull’immagine ma sono necessarie nell’accompagnarla, motivo cui lavoro in serie. Ho costruito nel mio immaginario uno storytelling preciso, mi do la libertà di lasciare degli spazi vuoti e so con certezza che verranno colmati a parole. Penso che questa necessità nasca dalla ricerca di un equilibrio emotivo nello storytelling creato, più che visivo. Le parole scritte sulle fotografie seguono la stessa modalità di naturalezza che esiste nei miei scatti, raramente penso troppo a cosa scrivere, raramente esistono doppioni.

© Eleonora Sabet - LomoChrome Purple - Modella: Bekka Gunther

Tra i tuoi lavori troviamo molti autoritratti: quale significato hanno per te?

L’autoritratto è stato il mio principale mezzo di ascolto. Ho utilizzato la mia immagine per comprendermi ed ascoltarmi, probabilmente quando ne sentivo carenza dal mondo esterno. Raramente ho scattato autoritratti per catturare un mio momento di serenità, non mi è mai venuto naturale. Sembrerà assurdo ma spesso ho pensato “sono contenta di non sentire la necessità di farli”. Allo stesso tempo, sono dell’idea di aver intrapreso un percorso fotografico che mi permetta di poter realizzare autoritratti, con rispetto e comprensione, attraverso l’altr*. Ricordo ancora anni fa che dissi, durante uno scambio di pareri sui miei lavori, “vorrei riuscire a fotografare gli altr* come fotografo me stessa”.
Penso di aver trovato quell’equilibrio necessario che tanto cercavo: un bilanciamento perfetto che mi permetta di esserci, di parlare di quello che sento senza avere l’attenzione su di me.

La tua fotocamera preferita?

Sono l’anti-tecnica per eccellenza. Sono autodidatta e ho studiato attraverso l’esperienza quello che serviva a me, ciò che reputavo necessario per il mio percorso. Non ho una fotocamera preferita, potrebbe esserlo qualsiasi mezzo che mi permetta di coltivare la mia ricerca di naturalezza. Attualmente, fra quelle che ho, quella che mi soddisfa di più per la mia modalità è la Contax T2. La porto sempre con me quando sono con la ragazza che amo e la uso per lavoro, esattamente tutto quello di cui ho bisogno.

© Eleonora Sabet - LomoChrome Purple - Modella: Bekka Gunther

Per molte di queste foto hai utilizzato le nostre pellicole medio formato LomoChrome Purple e Metropolis: quali sono le caratteristiche che ti sono piaciute maggiormente?

Il non sentire la necessità di fare post produzione. Nonostante io non sia una purista dell’analogico — tendo a post produrre i colori a mio piacimento e non smetterò mai di farlo, con le pellicole Lomography questo accade raramente. È lo stesso motivo per cui scelgo, indipendentemente da possibili collaborazioni, di utilizzare i prodotti targati Lomography. Durante Have you ever dreamed a day like this? sentivo la necessità di utilizzare un supporto che mi permettesse di ottenere fotografie in linea con il mio gusto estetico, per poi aggiungere elementi di scritte e collage. Nel mio frigorifero non mancheranno mai le Color Negative.

Chi sono gli artisti che segui e da chi-cosa trai ispirazione per le tue foto?

Cercherò di non risultare pretentious — e già di per se questa premessa, lo è. Per i miei lavori non traggo ispirazione da fotograf* in particolare. Mi lascio trascinare dalle parole, dalle note musicali, da ciò che mi circonda, da ciò che sento. La mia modalità di produzione è talmente personale e naturale che probabilmente non è fondamentale avere un input estetico altrui. Di base me ne frego, faccio il mio, con modestia e senza pensare di essere meglio di altr*.

© Eleonora Sabet - Pellicole Lomography Color Negative

Hai progetti futuri di cui vuoi parlarci?

Sto lavorando da mesi come art director e parte del team di un progetto editoriale — che presto vedrà la luce — collegato a Masseria Wave, hub queer fondamentale in Italia. Porto avanti progetti personali, uno in particolare dal 2018 sulle origini della mia famiglia. Diverse iniziative nell’ambito education e residenze artistiche. Uno dei più importanti è la pubblicazione del libro di Have you ever dreamed a day like this? Il 2022 è stato un anno di tanta ricerca e consapevolezza, il 2023 sarà fondamentale per portare avanti ciò in cui credo e ho il desiderio di realizzare in quanto fotografa, artist* ed Eleonora. I drink wine, take random pictures and write on them.


Per vedere tutti i lavori di Eleonora Sabet visita il suo profilo Instagram.

Scritto da melissaperitore il 2023-02-20 in #gear

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